Summa Teologica - I |
De Verit., q. 21, a. 3; In Hebr., c. 11, lect. 1
Pare che il bene sia concettualmente prima del vero.
1. Ciò che è più universale è concettualmente anteriore, come insegna Aristotele [ Phys. 1,5 ].
Ma il bene è più universale del vero, poiché il vero è un certo bene, ossia è il bene dell'intelletto.
Quindi il bene concettualmente è prima del vero.
2. Il bene è nelle cose, il vero invece è nel comporre e nel dividere dell'intelligenza, come si è detto [ a. 2 ].
Ma ciò che è nella realtà delle cose è anteriore a ciò che è nell'intelletto.
Quindi il bene concettualmente è prima del vero.
3. Secondo Aristotele [ Ethic. 4,7 ] la verità è una virtù.
Ma la virtù rientra nel bene: infatti, al dire di S. Agostino [ De lib. arb. 2,19.51 ], è una buona qualità dell'animo.
Quindi il bene è prima del vero.
Ciò che è più comune è concettualmente anteriore.
Ora, il vero è in alcune cose nelle quali non si trova il bene, cioè nelle entità matematiche.
Quindi il vero è prima del bene.
Nonostante che il vero e il bene siano in concreto identici all'ente, tuttavia differiscono concettualmente.
E sotto questo riguardo il vero, assolutamente parlando, è anteriore al bene, per due motivi.
Primo: perché il vero è più vicino all'ente, il quale è prima del bene.
Infatti il vero dice rapporto all'essere stesso semplicemente e immediatamente, mentre la nozione di bene consegue all'essere in quanto l'essere, in un certo modo, dice perfezione: infatti è sotto questo aspetto che l'essere è appetibile.
- Secondo: perché la conoscenza precede per sua natura l'appetizione.
Quindi, siccome il vero dice rapporto alla conoscenza e il bene invece alla facoltà appetitiva, ne viene che il vero è concettualmente prima del bene.
1. La volontà e l'intelletto si includono a vicenda, poiché l'intelletto conosce la volontà e la volontà muove l'intelletto a conoscere.
Così dunque, tra le cose che dicono ordine all'oggetto della volontà si trovano anche quelle che riguardano l'intelletto, e viceversa.
Quindi nell'ordine del desiderabile il bene ha ragione di universale e il vero ha ragione di particolare; nell'ordine invece dell'intelligibile è l'inverso.
Per il fatto, dunque, che il vero è un certo bene, ne segue che il bene viene prima nell'ordine degli appetibili, non però che venga prima puramente e semplicemente.
2. Una cosa è concettualmente anteriore in quanto è considerata per prima dall'intelletto.
Ora, l'intelletto innanzi tutto raggiunge l'ente; in secondo luogo conosce se stesso nell'atto di intendere l'ente; in terzo luogo conosce se stesso nell'atto di desiderare l'ente.
Quindi prima abbiamo la nozione di ente, poi la nozione di vero e finalmente la nozione di bene, nonostante che il bene sia intrinseco alle cose.
3. La virtù detta verità [ o veracità ] non è la verità in genere, ma è quella specie di verità per la quale l'uomo nel dire e nel fare si palesa quale è.
In senso più ristretto poi parliamo di verità della vita in quanto l'uomo nella sua vita attua ciò a cui è ordinato dalla divina intelligenza: nel senso in cui, come si è spiegato [ a. 1 ], la verità è in tutte le cose.
Si dà poi anche una verità della giustizia quando l'uomo rispetta gli obblighi che ha verso gli altri secondo le disposizioni della legge.
Ma da queste [ accezioni del termine ] verità [ così ] particolari non si possono fare deduzioni circa la verità in generale.
Indice |