Summa Teologica - I |
Pare che il vero e il falso non siano contrari.
1. Il vero e il falso si oppongono come ciò che è e ciò che non è: S. Agostino [ Solil. 2,5 ], infatti, dice che il vero è ciò che è.
Ma ciò che è e ciò che non è non si oppongono come contrari.
Quindi il vero e il falso non sono contrari.
2. Uno dei contrari non è nell'altro.
Ma il falso è nel vero poiché, al dire di S. Agostino [ Solil. 2,10 ], « un attore non sarebbe un falso Ettore se non fosse un vero attore ».
Quindi il vero e il falso non sono fra loro contrari.
3. In Dio non vi è alcuna contrarietà poiché, come osserva S. Agostino [ De civ. Dei 12,2 ], nulla è contrario alla sostanza divina.
Ma il falso si oppone a Dio: infatti nella Sacra Scrittura [ Ger 8,5 ] l'idolo è chiamato menzogna: « Essi hanno abbracciato la menzogna », cioè « gli idoli », spiega la Glossa [ interlin. ].
Quindi il vero e il falso non sono contrari.
Il Filosofo [ Periherm. 2,14 ] insegna che l'opinione falsa è contraria all'opinione vera.
Il vero e il falso si oppongono come contrari, e non come l'affermazione e la negazione, secondo la tesi di alcuni.
Per convincersene si osservi che la negazione non comporta cosa alcuna, né viene a determinare un dato soggetto; e per questo motivo essa può venire attribuita sia all'ente che al non ente, come p. es. il non vedere e il non essere seduto.
E neppure la privazione comporta qualcosa, ma determina un soggetto: poiché essa, al dire di Aristotele [ Met. 4,2 ], è una negazione in un soggetto: cieco, p. es., non si dice se non di chi è nato per vedere.
La contrarietà invece comporta l'idea di qualcosa e insieme determina un soggetto: come il nero è una specie del colore [ e si trova in un corpo ].
- Ora, il falso comporta qualcosa.
La falsità infatti esiste, al dire di Aristotele [ Met. 4,7 ], perché una data cosa viene detta o creduta essere ciò che non è, o non essere ciò che è.
E in realtà, come il vero comporta un concetto adeguato alla cosa, così il falso comporta un concetto non adeguato alla cosa stessa.
È evidente quindi che il vero e il falso sono tra loro contrari.
1. Ciò che è nella realtà costituisce la verità delle cose, ma ciò che è in quanto conosciuto costituisce la verità dell'intelletto, nel quale la verità si trova primariamente.
Quindi anche il falso è ciò che non è, [ però ] in quanto conosciuto.
Ora, apprendere che una data cosa è, e apprendere che non è, segna una contrarietà: per cui il Filosofo [ Periherm. 2,14 ] può dimostrare che l'affermazione: il bene è buono è contraria a quest'altra: il bene non è buono.
2. La falsità non poggia sul vero che è il suo contrario, come neppure il male poggia sul bene ad esso contrario, ma sul soggetto.
E ciò accade, nell'un caso e nell'altro, perché il vero e il bene sono comuni, e coincidono con l'ente.
Quindi, come ogni privazione si fonda sopra un soggetto che è un ente, così ogni male poggia su qualche bene, e ogni falsità poggia su qualche verità.
3. I contrari e i termini che si oppongono escludendosi l'un l'altro si riferiscono sempre allo stesso soggetto.
Quindi nulla vi può essere di contrario a Dio considerato in se stesso, né quanto alla sua bontà, né quanto alla sua verità, dato che nel suo intelletto non vi può essere errore.
Nel nostro pensiero tuttavia Dio ha un suo contrario, poiché alla vera opinione su Dio si oppone la falsa opinione.
E in questo senso gli idoli sono chiamati menzogne opposte alla verità divina, essendo la falsa opinione che si ha degli idoli contraria all'opinione vera riguardante l'unità di Dio.
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