Summa Teologica - I

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Articolo 4 - Se Dio sempre ami di più le cose migliori

In 3 Sent., d. 31, q. 2, a. 3, sol. 3; d. 32, q. 1, a. 5

Pare che Dio non sempre ami di più le cose migliori.

Infatti:

1. È evidente che Cristo è superiore a tutto il genere umano, essendo Dio e uomo.

Ma Dio ha amato il genere umano più di Cristo, poiché sta scritto [ Rm 8,32 ]: « Dio non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi ».

Quindi Dio non sempre ama di più le cose migliori.

2. L'angelo è superiore all'uomo, per cui nei Salmi [ Sal 8,6 ] così si parla dell'uomo: « L'hai fatto poco meno degli angeli ».

Ora, Dio ha amato l'uomo più dell'angelo: infatti l'Apostolo [ Eb 2,16 ] dice: « Non si prende cura degli angeli, ma della stirpe di Abramo si prende cura ».

Quindi Dio non sempre ama di più le cose migliori.

3. Pietro era superiore a Giovanni: poiché amava di più Cristo.

Tanto è vero che il Signore, sapendo ciò, così interrogò Pietro: « Simone, di Giovanni, mi ami tu più di costoro? ».

E tuttavia Cristo amò Giovanni più di Pietro: infatti, come dice S. Agostino [ In Ioh. ev. tract. 124 ] nel commentare il passo: « Simone, figlio di Giovanni, mi ami tu? », « Giovanni si distingueva per questo segno [ dell'amore ] dagli altri discepoli; non perché Gesù amasse soltanto lui, ma perché lo amava più degli altri ».

Non sempre dunque Dio ama di più le cose migliori.

4. Gli innocenti sono migliori dei penitenti, poiché al dire di S. Girolamo [ In Is. 3,9 ] « la penitenza è la seconda tavola dopo il naufragio ».

Eppure Dio ama i penitenti più degli innocenti: poiché di essi più si rallegra.

Infatti si legge nel Vangelo [ Lc 15,7 ]: « Vi dico che ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione ».

Quindi non sempre Dio ama di più le cose migliori.

5. Un giusto prescìto è migliore di un peccatore predestinato.

Ma Dio ama di più il peccatore predestinato, dato che gli vuole un bene maggiore, cioè la vita eterna.

Quindi non sempre Dio ama di più le cose migliori.

In contrario:

Ogni essere è portato ad amare il proprio simile, come risulta dalla Sacra Scrittura [ Sir 13,15 ]: « Ogni creatura vivente ama il suo simile ».

Ma una cosa è migliore nella misura in cui è più simile a Dio.

Quindi le cose migliori sono più amate da Dio.

Dimostrazione:

È necessario affermare, stando a quanto si è già detto, che Dio ama di più le cose migliori.

Abbiamo spiegato infatti [ a. 3 ] che per Dio amare di più un essere non vuol dire altro che dare a quest'essere un bene più grande, essendo la volontà di Dio la causa della bontà nelle cose.

E così vi sono delle cose migliori proprio perché Dio vuole ad esse un bene maggiore.

Da cui la conseguenza che Dio ama di più le cose migliori.

Analisi delle obiezioni:

1. Dio ama Cristo non solo più di tutto il genere umano, ma anche più dell'universo intero: appunto perché gli ha voluto un bene più grande, dal momento che « gli diede il nome che è al di sopra di ogni altro nome » [ Fil 2,9 ], in modo che fosse vero Dio.

E nulla toglie alla sua eccellenza il fatto che Dio lo abbia consegnato alla morte per la salvezza del genere umano; anzi, in base a ciò divenne vincitore glorioso, secondo le parole di Isaia [ Is 9,6 ]: « Sulle sue spalle è il segno della sovranità ».

2. La natura umana assunta dal Verbo di Dio nella Persona di Cristo è amata da Dio più di tutti gli angeli; ed è più nobile specialmente a causa dell'unione [ ipostatica ].

Tuttavia, parlando della natura umana in generale e paragonandola alla natura angelica quanto all'ordine della grazia e della gloria, vi è parità, poiché come è detto nell'Apocalisse [ Ap 21,17 ] « una stessa misura è per l'uomo e per l'angelo »; in maniera però che sotto questo aspetto alcuni angeli risultano superiori a certi uomini, e alcuni uomini superiori a certi angeli.

Se si parla invece della condizione naturale, allora l'angelo è superiore all'uomo.

Se perciò Dio ha assunto la natura umana non è perché assolutamente parlando amasse di più l'uomo, ma perché questi era più bisognoso.

Come un buon padre di famiglia dà a un servo malato un cibo più costoso che a un figlio sano.

3. Questa obiezioni a proposito di Pietro e di Giovanni si scioglie in molte maniere.

S. Agostino [ In Ioh. ev. tract. 124 ] vi scorge un simbolo, dicendo che la vita attiva, figurata in Pietro, ama Dio più della vita contemplativa, rappresentata da Giovanni, in quanto essa sente di più le angustie della vita presente e con maggiore veemenza desidera di esserne liberata per andare a Dio.

Dio invece ama di più la vita contemplativa, poiché la fa durare più a lungo: infatti essa non termina con la vita del corpo, come la vita attiva.

Altri invece dicono che Pietro amò di più Cristo nelle sue membra, e così pure fu amato maggiormente da Cristo, che perciò gli affidò la sua Chiesa.

Giovanni invece amò di più Cristo nella sua persona, e così fu prediletto da Cristo, che perciò gli affidò la Madre.

- Altri ancora dicono che è incerto chi dei due abbia amato di più Cristo con amore di carità, e così pure quale dei due Dio abbia amato di più in ordine a una maggiore gloria nella vita eterna.

Ma si dice che Pietro amò di più per una certa prontezza o fervore di spirito, e che Giovanni fu amato maggiormente per certi segni di familiarità che Cristo gli dimostrava a causa della sua giovinezza e della sua purità.

- Altri, finalmente, dicono che Cristo amò di più l'apostolo Pietro quanto a un più eccellente dono di carità; Giovanni, invece, di più quanto al dono dell'intelletto.

Per cui Pietro fu migliore e da Cristo più amato in modo assoluto; Giovanni invece lo fu di più sotto un certo aspetto.

- Tuttavia sa di presunzione voler giudicare di tali cose poiché, come dice la Sacra Scrittura [ Pr 16,2 ], « chi scruta gli spiriti è il Signore », e non altri.

4. I penitenti e gli innocenti si possono trovare [ se confrontati fra di loro ] reciprocamente in vantaggio e in svantaggio.

Infatti tanto gli uni quanto gli altri sono migliori e maggiormente amati nella misura in cui hanno la grazia in maggiore abbondanza.

Tuttavia, a parità di condizioni, l'innocenza è migliore e da Dio maggiormente amata.

Si dice però che Dio fa più festa per un penitente che per un innocente in quanto ché, di solito, i peccatori pentiti risorgono più cauti, più umili e più fervorosi.

Per cui S. Gregorio [ In Evang. hom. 34 ] può affermare che « il capitano preferisce nel combattimento un soldato che, dopo essere fuggito, è ritornato e incalza fortemente il nemico, a uno che non è mai fuggito, ma neppure ha compiuto atti di eroismo ».

- Si può anche addurre un'altra ragione, e cioè che un uguale dono di grazia è maggiore in rapporto a un penitente, che meritava una punizione, che non in rapporto a un innocente, che non la meritava.

Come cento marchi costituiscono un regalo più grande se vengono dati a un povero che se vengono dati a un re.

5. Dal momento che la volontà di Dio è causa della bontà delle cose, il bene di uno che è amato da Dio dovrà giudicarsi in rapporto a quel tempo nel quale costui dovrà ricevere dalla bontà divina un tale bene.

Quindi un peccatore predestinato, rispetto al tempo in cui dalla volontà divina gli sarà dato il bene maggiore [ la vita eterna ], è migliore di un giusto non predestinato, sebbene in altri tempi sia stato peggiore di lui.

[ Né ciò è difficile a capirsi quando si pensi ] che vi fu anche un tempo nel quale non era né buono né cattivo.

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