Summa Teologica - I |
In 1 Sent., d. 40, q. 3; De Verit., q. 6, a. 4
Pare che il numero dei predestinati non sia determinato.
1. Un numero a cui si può fare un'aggiunta non è determinato.
Ma al numero dei predestinati, come pare, si possono fare delle aggiunte, poiché sta scritto [ Dt 1,11 ]: « Il Signore, Dio dei vostri padri, aumenti il vostro numero anche mille volte di più »; « cioè », dice la Glossa [ ord. ], « il numero stabilito da Dio, il quale sa chi sono i suoi ».
Quindi il numero dei predestinati non è fisso.
2. Non si può assegnare un motivo per cui Dio preordini gli uomini alla salvezza in un determinato numero piuttosto che in un altro.
Ma Dio non fa nulla senza un motivo.
Quindi il numero di coloro che debbono essere salvi non è già stato fissato da Dio.
3. Le opere di Dio sono più perfette di quelle della natura.
Ma nelle opere della natura il bene si trova nel maggior numero dei casi, i difetti invece e il male in un numero minore.
Se dunque il numero degli eletti fosse stabilito da Dio, i salvati dovrebbero essere più di quelli che finiranno dannati.
Ma dal Vangelo pare risultare il contrario, poiché si legge [ Mt 7,13s ]: « Larga è la porta e spaziosa è la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa; quanto stretta invece è la porta e angusta è la via che conduce alla vita, e quanto pochi sono quelli che la trovano! ».
Quindi il numero di quelli che devono essere salvati non è stato fissato da Dio.
Dice S. Agostino [ De corr. et gratia 13.39 ]: « Il numero dei predestinati è fissato, e non può essere accresciuto né diminuito ».
Il numero dei predestinati è determinato.
Alcuni però hanno detto che è determinato formalmente, ma non materialmente: come se dicessimo che è stabilito che se ne salveranno cento, o mille, non però [ che saranno salvi ] questi o quelli.
Ma ciò distrugge l'infallibilità della predestinazione, della quale abbiamo parlato sopra [ a. prec. ].
È quindi necessario affermare che il numero dei predestinati è fisso per Dio non solo formalmente, ma anche materialmente.
Bisogna però osservare che il numero dei predestinati si dice fisso per Dio non solo a motivo della conoscenza, perché cioè egli sa quanti si salveranno ( poiché in questo senso per Dio è certo anche il numero delle gocce d'acqua e dei granellini di sabbia che sono nel mare ), ma a motivo di una elezione e di una determinazione.
Per capire bene ciò bisogna ricordare che ogni agente tende a fare qualcosa di definito, come si disse quando si parlò dell'infinito [ q. 7, a. 4 ].
Ora, chiunque intende dare al suo lavoro una misura determinata fissa un numero nelle sue parti essenziali, direttamente richieste alla perfezione del tutto, mentre non sceglie di per sé un numero determinato per quegli elementi che sono richiesti non come principali, ma solo in vista di altri: ne prenderà cioè quei tanti che saranno necessari.
P. es. un architetto determina nella sua mente le dimensioni di una casa, e anche il numero degli ambienti che vi vuol fare, come pure le dimensioni delle mura e del tetto; non fissa invece il numero esatto delle pietre, ma ne prende tante quante sono necessarie per dare alle mura le dimensioni volute.
Così dunque bisogna considerare l'azione di Dio rispetto all'universo, che è la sua opera.
Dio ha prestabilito quali proporzioni dovesse avere l'universo, e quale fosse il numero conveniente alle parti essenziali del creato, quelle cioè che in qualche modo sono ordinate alla perpetuità: cioè quante sfere, quante stelle, quanti elementi, quante specie di cose.
Gli individui corruttibili invece non sono ordinati al bene dell'universo come parti principali, ma vi concorrono come parti secondarie, in quanto per mezzo di essi si conserva la specie.
Quindi, sebbene Dio conosca il numero di tutti gli individui, non è da lui prestabilito di per sé il numero dei buoi, delle zanzare o di altre cose del genere, ma la divina provvidenza ne ha prodotte tante quante ne bastano per la conservazione delle specie.
Ora, fra tutte le creature contribuiscono in modo principale al bene dell'universo le creature razionali, che in quanto tali sono incorruttibili; e in modo anche più speciale quelle [ tra di esse ] che conseguono la beatitudine, in quanto più immediatamente raggiungono l'ultimo fine.
Quindi il numero dei predestinati è rigorosamente certo per Dio, non solo perché è conosciuto, ma anche perché è voluto come una delle cose principali da lui prestabilite.
- Non si può invece parlare allo stesso modo del numero dei reprobi, che sono da Dio preordinati al bene degli eletti, per i quali tutto coopera al bene.
Quanto poi al numero di tutti i predestinati, alcuni hanno detto che si salveranno tanti uomini quanti angeli decaddero.
Altri, invece, dicono che se ne salveranno tanti quanti sono gli angeli che perseverarono.
Altri, infine, che si salveranno tanti quanti furono gli angeli decaduti, e in più tanti altri quanti furono gli angeli creati.
Ma è meglio dire che « solo a Dio è noto il numero degli eletti da collocarsi nella felicità superna » [ Missale Rom. ].
1. Questo testo della Scrittura va riferito a coloro che Dio ha prestabilito quanto al conferimento della grazia nel tempo presente.
Il numero di costoro, infatti, può crescere o diminuire; non invece il numero dei predestinati.
2. La quantità di una parte trova la sua ragione nella proporzione che essa ha con il tutto.
E così c'è un motivo per cui Dio creò tante stelle, tante specie di cose, e predestinò tanti uomini: ed è [ precisamente ] la proporzione di queste parti principali con la perfezione dell'universo.
3. Il bene proporzionato alla comune condizione della natura si trova nel maggior numero dei casi, e la deficienza di un tale bene è un'eccezione, ma il bene che è al disopra della comune condizione della natura si trova in un numero ristretto, mentre la deficienza di esso si riscontra in un gran numero di casi.
E così è chiaro che sono più numerosi gli uomini che hanno una conoscenza sufficiente per regolare le funzioni ordinarie della vita, e meno numerosi quelli che ne sono privi, e che chiamiamo idioti o deficienti; al contrario invece sono in numero minimo, in confronto agli altri, quelli che arrivano ad avere una conoscenza profonda delle realtà intelligibili.
Siccome dunque la beatitudine eterna, consistente nella visione di Dio, supera la comune condizione della natura, specialmente privata com'è della grazia a motivo della corruzione [ prodotta ] dal peccato originale, di conseguenza sono pochi quelli che si salvano.
E proprio in ciò si mostra in modo specialissimo la misericordia di Dio, che innalza alcuni a quella salvezza che la maggioranza [ degli uomini ] non raggiunge, secondo il corso ordinario e l'inclinazione della natura.
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