Summa Teologica - I

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Articolo 2 - Se Dio sia beato di una beatitudine di indole intellettuale

In 2 Sent., d. 16, q. 1, a. 2; In 1 Tim., c. 6, lect. 3

Pare che Dio non sia beato di una beatitudine di indole intellettuale.

Infatti:

1. La beatitudine è il sommo bene.

Ma in Dio il bene è detto in ragione dell'essenza: poiché il bene riguarda l'essere che, secondo Boezio [ De hebdom. ], segue l'essenza.

Quindi anche la beatitudine è attribuita a Dio a motivo dell'essenza, non dell'intelligenza.

2. La beatitudine ha ragione di fine.

Ma il fine è oggetto della volontà, come anche il bene.

Quindi la beatitudine è attribuita a Dio secondo la volontà, non secondo l'intelletto.

In contrario:

Dice S. Gregorio [ Mor. 32,6 ]: « È glorioso chi, godendo in se stesso, non necessita di lodi che gli vengano dal di fuori ».

Ma essere glorioso [ qui ] significa essere beato.

Poiché dunque godiamo Dio con l'intelletto, dato che secondo S. Agostino [ Serm. 2 in Ps. 90 ] « tutta la nostra ricompensa sarà la visione », si dovrà attribuire a Dio la beatitudine secondo l'intelletto.

Dimostrazione:

La beatitudine, come si è detto [ a. prec. ], è il bene perfetto degli esseri intellettuali.

E da ciò segue che, come ogni altro essere cerca la propria perfezione, così anche gli esseri intellettuali desiderano naturalmente di essere felici.

Ma ciò che vi è di più perfetto negli esseri intellettuali è l'operazione dell'intelligenza, con la quale in qualche modo si impossessano di tutte le cose.

Per cui la beatitudine di ogni essere intelligente creato consiste nell'intendere.

In Dio però l'essere non è distinto dall'atto dell'intendere realmente, ma solo secondo il nostro modo di concepire.

Quindi bisogna attribuire a Dio una beatitudine di indole intellettuale, come pure a tutti i beati, i quali sono detti tali per assimilazione alla beatitudine di Dio.

Analisi delle obiezioni:

1. Con tale argomento si prova che Dio è beato per essenza; non si prova però che la beatitudine gli spetti in ragione della sua essenza, poiché essa gli compete invece in ragione dell'intelletto.

2. La beatitudine, essendo un bene, è oggetto della volontà.

Ma l'oggetto di una potenza è concepito prima dell'atto.

Quindi, secondo il nostro modo di intendere, la beatitudine divina è anteriore all'atto della volontà che si riposa in essa.

E non può essere altro che l'atto dell'intelletto.

Quindi la beatitudine si trova nell'atto dell'intelletto.

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