Summa Teologica - I |
In 1 Sent., d. 31, q. 1, a. 2; De Verit., q. 7, a. 3
Pare che i nomi essenziali non siano da appropriarsi alle Persone.
1. Parlando delle realtà divine si deve evitare quanto può essere occasione di errore contro la fede: poiché, secondo S. Girolamo [ cf. P. Lomb., Sent. 4,13,2 ], « parlando con poca esattezza si cade nell'eresia ».
Ma se si appropria a una Persona ciò che è comune a tutte e tre, si potrebbe credere che ciò convenga a quella sola, o ad essa più che alle altre.
Quindi gli attributi essenziali non vanno appropriati alle Persone.
2. Gli attributi essenziali, presi in astratto, sono indicati come altrettante forme.
Ma una persona divina non si riferisce all'altra come una forma: poiché la forma e il soggetto di cui è forma non sono mai due suppositi distinti.
Quindi gli attributi essenziali, specialmente se presi in astratto, non devono essere appropriati alle Persone.
3. Ciò che è proprio è anteriore a ciò che è appropriato, dato che serve a definirlo.
Ora, gli attributi essenziali sono logicamente anteriori alle Persone, come ciò che è comune antecede ciò che è proprio.
Quindi gli attributi essenziali non devono essere appropriati [ alle Persone ].
L'Apostolo [ 1 Cor 1,24 ] chiama « Cristo potenza di Dio e sapienza di Dio ».
Per illustrare i misteri della fede era conveniente che si appropriassero alle varie Persone gli attributi essenziali.
Sebbene infatti non si possa dimostrare, come si è detto [ q. 32, a. 1 ], la Trinità delle Persone, tuttavia è utile portare dei chiarimenti mediante cose più note.
Ora, gli attributi essenziali sono più evidenti per la nostra ragione di ciò che riguarda le Persone: poiché alla conoscenza certa degli attributi essenziali noi possiamo giungere attraverso le creature, da cui inizia ogni nostro conoscere, mentre, come si è già dimostrato [ q. 32, a. 1, ad 1 ], non possiamo arrivare a [ conoscere in questo modo ] quanto è proprio delle Persone.
Come quindi per esporre la dottrina intorno alle Persone divine ci serviamo delle somiglianze riscontrate nelle creature, [ che sono ] vestigi o immagini [ di Dio ], così [ ci possiamo servire ] degli attributi essenziali.
E questa manifestazione delle Persone divine mediante gli attributi essenziali viene detta appropriazione.
Ora, in due modi si possono manifestare le Persone divine mediante gli attributi essenziali.
Primo, partendo dalle somiglianze: così, p. es., tutto ciò che ha attinenza con l'intelletto viene appropriato al Figlio, il quale procede intellettualmente [ dal Padre ] come Verbo.
Secondo, partendo dalle dissomiglianze: p. es., al dire di S. Agostino [ cf. Ugo di S. Vittore, De Sacram. 1,2,8 ], viene appropriata al Padre la potenza affinché non si creda che in Dio avvenga come tra noi, presso cui i padri per vecchiaia sono deboli e impotenti.
1. Nell'appropriare alle varie Persone gli attributi essenziali non si vuole asserire che essi siano esclusivi [ di ciascuna di esse ], ma solo [ si vogliono ] illustrare le Persone per via di somiglianza o di dissomiglianza, come si è spiegato [ nel corpo ].
Quindi non ne può seguire alcun errore, ma piuttosto la manifestazione della verità.
2. Se si facessero le appropriazioni in modo da fare degli attributi essenziali delle proprietà delle Persone, ne seguirebbe che una persona avrebbe rispetto all'altra la funzione di forma.
Cosa che S. Agostino [ De Trin. 7,1 ] esclude là dove chiarisce che il Padre non è sapiente per la sapienza generata, come se solo il Figlio fosse la sapienza; e come se il Padre da solo non potesse essere detto sapiente senza il Figlio.
Il Figlio è detto invece sapienza del Padre perché è sapienza che deriva dalla sapienza del Padre.
Infatti tanto l'uno quanto l'altro sono sapienza per se stessi, e ambedue assieme sono un'unica sapienza.
Quindi il Padre non è sapiente in forza della sapienza che ha generato, ma per la sapienza che è la sua essenza [ divina ].
3. Gli attributi essenziali di per sé precedono l'idea di Persona nell'ordine logico del pensiero, ma se vengono considerati come appropriati possono anche essere posteriori agli attributi propri delle varie Persone.
Così il colore è concepito come posteriore al corpo considerato come corpo; se però si considera il corpo come colorato, allora il bianco è concepito come anteriore al corpo bianco.
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