Summa Teologica - I |
C. G., III, c. 108; De Malo, q. 16, a. 1, ad 14
Pare che negli angeli non vi sia soltanto la conoscenza intellettiva.
1. S. Agostino [ De civ. Dei 8,6 ] dice che negli angeli c'è « la vita che intende e che sente ».
Quindi vi sono in essi le potenze sensitive.
2. S. Isidoro [ Sent. 10 ] afferma che gli angeli apprendono molte cose per esperienza.
Ma l'esperienza, come insegna Aristotele [ Met. 1,1 ], è il risultato di molti ricordi.
Quindi gli angeli hanno anche la facoltà della memoria.
3. Insegna Dionigi [ De div. nom. 4 ] che nei demoni vi è « una fantasia proterva ».
Ma la fantasia si riduce all'immaginativa.
Quindi i demoni hanno la potenza immaginativa.
E la ragione vale anche per gli angeli, essendo essi della stessa natura.
S. Gregorio [ In Evang. hom. 29 ] fa osservare che l'uomo « ha il sentire in comune con i bruti e l'intendere in comune con gli angeli ».
Nella nostra anima ci sono alcune facoltà le cui operazioni si compiono per mezzo di organi corporei.
E tali facoltà sono perfezioni di determinate parti del corpo: la vista, p. es., lo è dell'occhio, e l'udito dell'orecchio.
Ci sono invece nella nostra anima certe altre facoltà, come la volontà e l'intelligenza, le cui operazioni non sono compiute per mezzo di organi corporei: e tali facoltà non sono perfezioni di alcuna parte del corpo.
- Ora gli angeli, come si è visto [ q. 51, a. 1 ], non sono uniti naturalmente a dei corpi.
Per cui di tutte le facoltà dell'anima non possono avere che l'intelligenza e la volontà.
E ciò corrisponde a quanto dice il Commentatore [ Met. 12, comm. 36 ], quando afferma che le sostanze separate constano di intelletto e di volontà.
- Del resto è anche conforme all'ordine dell'universo che la suprema creatura intellettiva sia totalmente intellettiva, e non in parte soltanto, come la nostra anima.
- Ed è appunto per questo che gli angeli sono chiamati Intelligenze e Menti, come si è detto sopra [ a. 3, ad 1 ].
Alle obiezioni si può rispondere in due modi.
Primo, facendo rilevare che gli autori citati parlano secondo l'opinione di coloro per i quali gli angeli e i demoni sarebbero uniti naturalmente a dei corpi.
Della quale opinione S. Agostino si serve spesso nelle sue opere, per quanto non intenda farla sua.
Infatti egli fa osservare [ De civ. Dei 21,10 ] che « non è necessario interessarsi troppo di questo argomento ».
Secondo, [ possiamo rispondere ] che siffatte espressioni e altre consimili vanno intese nel senso di una certa analogia.
Poiché infatti i sensi colgono con un'apprensione certa il proprio oggetto sensibile, si usa dire che sentiamo qualcosa quando ne abbiamo un'apprensione intellettiva certa.
E di qui è nato il termine sentenza.
- L'esperienza poi viene attribuita agli angeli non già in forza di un'analogia tra le facoltà conoscitive, ma per un'analogia tra gli oggetti conosciuti.
Noi infatti abbiamo l'esperienza delle cose quando, per mezzo dei sensi, le conosciamo nella loro singolarità [ e concretezza ].
Ora gli angeli, come vedremo [ q. 57, a. 2 ], conoscono anch'essi i singolari, ma non per mezzo dei sensi.
Tuttavia si può ammettere la memoria negli angeli nel senso in cui S. Agostino la ammette nella mente; non si può però ammettere in essi quella memoria che fa parte dell'anima sensitiva.
- E lo stesso si dica della fantasia proterva, che viene attribuita ai demoni per il fatto che hanno un falso giudizio pratico sul vero bene: in noi infatti l'inganno è causato propriamente dalla fantasia, la quale talora ci fa scambiare le immagini delle cose per le cose stesse, come è evidente nel sonno e nella pazzia.
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