Summa Teologica - I

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Articolo 1 - Se l'angelo conosca se stesso

C. G., II, c. 98; De Verit., q. 8, a. 6; In 3 De anima, lect. 9; In De Causis, lect. 13

Pare che l'angelo non conosca se stesso.

Infatti:

1. Dionigi [ De cael. hier. 6,1 ] afferma che gli angeli « ignorano le proprie virtù ».

Ma se uno conosce una data sostanza ne conosce anche la virtù.

Quindi l'angelo non conosce la propria sostanza.

2. L'angelo è una sostanza individuale: altrimenti non potrebbe agire, poiché le azioni sono dei singolari sussistenti.

Ma un essere individuale non è intelligibile [ nella sua singolarità ], e quindi non può divenire oggetto di intellezione.

Quindi l'angelo, che ha soltanto la conoscenza intellettiva, non può conoscere se stesso.

3. L'intelletto viene mosso dall'oggetto intelligibile: poiché l'intendere indica una certa passività, come insegna Aristotele [ De anima 3,4 ].

Ma nulla può essere mosso o subire un'azione da se medesimo.

Quindi l'angelo non può intendere se stesso.

In contrario:

S. Agostino [ De Gen. ad litt. 2,8 ] fa osservare che l'angelo « attraverso un'illuminazione della verità conobbe se stesso nell'atto medesimo in cui venne formato ».

Dimostrazione:

Come si disse sopra [ q. 14, a. 2; q. 54, a. 2 ], diverso è il ruolo dell'oggetto nell'azione [ immanente ], che rimane nel soggetto, e in quella [ transitiva ], che dal soggetto passa a un oggetto estrinseco.

Infatti nell'azione che termina a qualcosa di estrinseco l'oggetto, ossia la materia che subisce l'azione, è distinta dall'agente: come la cosa riscaldata è distinta dal fuoco, e l'edificio dal costruttore.

Invece nell'azione immanente, perché l'atto si produca, è necessario che l'oggetto venga a unirsi con l'agente: come perché il senso attualmente senta bisogna che il sensibile venga a unirsi con esso.

Quindi l'oggetto unito alla potenza si comporta, rispetto all'azione suddetta, come la forma che è il principio operativo negli altri agenti.

Come infatti il calore è nel fuoco il principio formale del riscaldamento, così l'immagine visiva è nell'occhio il principio formale dell'atto visivo.

Si osservi però che talora l'immagine dell'oggetto si trova nella facoltà conoscitiva soltanto allo stato potenziale: e allora si ha una conoscenza soltanto in potenza, e perché ci sia una conoscenza attuale si richiede che la facoltà conoscitiva riceva l'atto della specie [ intenzionale ].

Se però essa possiede sempre attualmente tale specie, allora può conoscere per mezzo di essa senza che si debba presupporre una mutazione o una ricezione.

È chiaro quindi che la mozione da parte dell'oggetto non è essenziale alla conoscenza come tale, ma solo in quanto si tratta di una conoscenza potenziale.

Affinché poi una forma possa essere principio di operazione è indifferente che sia una forma unita a un soggetto o che sia di per sé sussistente: se infatti il calore fosse di per sé sussistente non riscalderebbe meno del calore inerente [ a un soggetto ].

Così dunque, se nel genere degli intelligibili ve n'è qualcuno che esiste come forma intelligibile sussistente, esso deve necessariamente conoscere se stesso.

Ora, essendo l'angelo immateriale, esso è una forma sussistente, e quindi è attualmente intelligibile.

Per cui ne segue che egli conosce se stesso mediante la sua forma, che è la sua stessa sostanza.

Analisi delle obiezioni:

1. La citazione è presa dalla versione antica, che viene così corretta nella nuova: « inoltre essi », cioè gli angeli, « conobbero le proprie virtù », mentre nell'altra versione si leggeva: « e ancora essi ignorano le proprie virtù ».

- Tuttavia si potrebbe giustificare anche l'antica versione in questo senso, che gli angeli non conoscono perfettamente la propria virtù in quanto deriva dall'ordine della divina sapienza, che è incomprensibile agli angeli.

2. Noi non possiamo intendere i singolari corporei non già a motivo della loro singolarità, bensì a causa della materia che è il loro principio di individuazione.

Se perciò esistono degli esseri individuali che sussistono indipendentemente dalla materia, come gli angeli, nulla impedisce che essi siano attualmente intelligibili.

3. Venire mosso ed essere ricettivo conviene all'intelletto in quanto è in potenza.

Quindi ciò non si verifica nell'intelletto angelico, soprattutto quanto all'intellezione di se medesimo.

Inoltre l'atto intellettivo non è della stessa natura dell'operazione propria delle realtà materiali, che passa su un soggetto estrinseco.

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