Summa Teologica - I

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Articolo 3 - Se l'angelo ami se stesso con dilezione naturale e con dilezione deliberata

I-II, q. 26, a. 4; q. 29, a. 4; In Div. Nom., c. 4, lect. 9

Pare che l'angelo non ami se stesso con dilezione naturale e con dilezione deliberata.

Infatti:

1. Si è visto che la dilezione naturale ha per oggetto il fine stesso, come si è detto [ a. 2 ], mentre la dilezione deliberata ha per oggetto cose che sono mezzi ordinati al fine.

Ma un'identica cosa non può essere insieme fine e mezzo al fine per uno stesso soggetto.

Quindi non si può amare una stessa cosa di amore naturale e di amore deliberato.

2. L'amore, al dire di Dionigi [ De div. nom. 4 ], è « una virtù che unisce e amalgama ».

Ora, si parla di unione e di amalgama nel caso di realtà diverse che si fondono in una sola.

Quindi l'angelo non può amare se stesso.

3. La dilezione è un moto.

Ma ogni moto tende verso un termine da esso distinto.

Quindi l'angelo non può amare se stesso né con dilezione naturale, né con dilezione deliberata.

In contrario:

Il Filosofo [ Ethic. 9, cc. 4,8 ] dice che « le premure di amicizia verso gli altri derivano dalle premure di amicizia verso se stessi ».

Dimostrazione:

Dato che l'amore ha per oggetto il bene, e il bene, come dice il Filosofo [ Ethic. 1,4 ], si trova sia nella sostanza che negli accidenti, [ ne deriva che ] una cosa può essere amata in due modi: o come un bene sussistente o come un bene accidentale o inerente.

È amato come un bene sussistente il soggetto a cui si vuole del bene.

È amato invece come un bene accidentale o inerente ciò che si desidera per un altro: come si ama la scienza non perché diventi buona essa stessa, ma perché sia posseduta [ da qualcuno ].

E quest'ultimo amore alcuni usano chiamarlo concupiscenza, mentre al primo danno il nome di amicizia.

Ora, è chiaro che negli esseri privi di conoscenza ciascuno tende naturalmente a conseguire ciò che per esso è un bene: come il fuoco il luogo che sta in alto.

Quindi tanto l'angelo quanto l'uomo appetiscono naturalmente il proprio bene e la propria perfezione.

E ciò significa appunto amare se stessi.

Quindi l'angelo, come l'uomo, ama se stesso di amore naturale in quanto per appetito naturale desidera un bene a se stesso.

In quanto invece desidera a se medesimo un bene mediante una deliberazione, ama se stesso con dilezione deliberata.

Analisi delle obiezioni:

1. L'angelo e l'uomo non amano se stessi con dilezione naturale e con dilezione deliberata sotto un unico aspetto, ma sotto aspetti diversi, come si è detto [ nel corpo ].

2. Come essere uno è più che venire unificato, così è maggiormente unitivo l'amore che uno porta a se stesso che non l'amore verso le altre cose che vengono a unirsi a lui.

Ora, Dionigi si è servito dei termini unione e amalgama per dimostrare che l'amore verso le altre cose deriva dall'amore verso se stessi, come dal termine uno deriva quello di unione.

3. L'amore, come è un'azione che rimane nell'agente, così pure è un moto che resta in chi ama, e non tende necessariamente verso altri oggetti; può però ripiegarsi su colui che ama quando questi ama se stesso.

E così l'atto conoscitivo ritorna sul conoscente quando questi conosce se stesso.

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