Summa Teologica - I |
Pare che gli angeli non abbiano raggiunto la beatitudine subito dopo il primo atto meritorio.
1. Il bene operare è più difficile per l'uomo che per l'angelo.
Ma l'uomo non viene premiato subito dopo il primo atto.
Quindi neppure l'angelo.
2. Gli angeli all'inizio della loro creazione furono in grado di emettere subito un atto al primo istante: tanto più che gli stessi corpi naturali cominciano a muoversi nell'istante stesso della loro creazione, e se il moto di un corpo potesse compiersi in un istante, come avviene per le operazioni dell'intelletto e della volontà, essi avrebbero il moto nel primo istante della loro produzione.
Se quindi l'angelo con un solo moto della sua volontà meritò la beatitudine, egli la meritò nel primo istante della sua creazione.
Così dunque se la beatitudine degli angeli non venne differita, essi furono beati fin dal primo istante.
. Tra le cose molto distanti ci devono essere molti termini intermedi.
Ma l'atto della beatitudine degli angeli è molto distante dalla condizione della loro natura, e il merito è un termine intermedio fra queste due cose.
Bisognò quindi che l'angelo raggiungesse la beatitudine attraverso molti termini intermedi.
L'anima umana e l'angelo sono destinati alla beatitudine alla stessa maniera, per cui ai Santi viene promessa l'uguaglianza con gli angeli [ cf. Lc 20,36 ].
Ora l'anima separata dal corpo, se ha meritato la beatitudine, la consegue subito, purché non vi sia qualche altro impedimento.
E così, per lo stesso motivo, anche l'angelo.
Ma l'angelo col primo atto di carità ebbe subito il merito della beatitudine.
Non essendovi dunque nell'angelo alcun impedimento, col primo atto meritorio egli raggiunse subito la beatitudine.
L'angelo fu subito beato dopo il primo atto di carità, col quale meritò la beatitudine.
E la ragione di ciò sta nel fatto che la grazia perfeziona la natura secondo il modo di essere della natura stessa: come del resto ogni perfezione è ricevuta in un soggetto secondo la natura del soggetto medesimo.
Ora, come si è già dimostrato [ q. 58, a. 3 ], è proprio della natura angelica non già acquistare la perfezione naturale per mezzo di un procedimento discorsivo, bensì possederla subito in forza della propria natura.
Ma l'angelo, come dice ordine alla perfezione naturale in forza della sua natura, così dice ordine alla gloria in forza del merito.
E così l'angelo dovette conseguire la beatitudine subito dopo il merito.
- Ma il merito della beatitudine non solo nell'angelo, ma anche nell'uomo, può essere acquistato con un unico atto: poiché l'uomo merita la beatitudine con ciascun atto informato dalla carità.
Ne consegue perciò che l'angelo fu beato subito dopo il primo atto informato dalla carità.
1. L'uomo per natura non è ordinato come l'angelo ad acquistare subito l'ultima perfezione.
E così all'uomo viene concessa, per meritare, una via più lunga che all'angelo.
2. L'angelo trascende il tempo degli esseri corporei: perciò i diversi istanti degli angeli sono dati soltanto dalla successione dei loro atti.
Ma negli angeli non vi potevano essere a un tempo l'atto meritorio della beatitudine e l'atto della beatitudine stessa, che è la fruizione: poiché l'uno è un atto della grazia non ancora perfetta e l'altro della grazia consumata.
Ne segue perciò che bisogna ammettere [ due ] istanti diversi: uno in cui l'angelo meritò la beatitudine e un secondo in cui divenne beato.
3. È proprio della natura dell'angelo conseguire subito la perfezione a cui è ordinato.
E così non si richiede che un solo atto meritorio; il quale può essere detto intermedio in quanto l'angelo è ordinato alla beatitudine in forza di esso.
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