Summa Teologica - I |
In 2 Sent., d. 2, q. 2
Pare che il cielo empireo non sia stato creato assieme alla materia informe.
1. Se il cielo empireo è una realtà, deve essere un corpo sensibile.
Ora, ogni corpo sensibile è mobile, mentre il cielo empireo non lo è, poiché il suo movimento sarebbe percepito in base al moto di qualche corpo visibile; cosa che non si verifica.
Quindi il cielo empireo non è un'entità che sia stata creata assieme alla materia informe.
2. Dice S. Agostino [ De Trin. 3,4.9 ] che « i corpi inferiori sono retti con un certo ordine da quelli superiori ».
Se quindi il cielo empireo è il corpo più elevato di tutti, bisognerebbe che avesse un influsso su questi corpi più bassi.
Ma ciò non pare possibile, specialmente se lo si suppone immobile: nessun corpo infatti può muovere se esso stesso non è mosso.
Quindi il cielo empireo non fu creato assieme alla materia informe.
3. Se si afferma che il cielo empireo è il luogo della contemplazione, non ordinato agli effetti della natura, abbiamo contrario S. Agostino [ De Trin. 4,20.27 ], secondo il quale noi, « quando afferriamo con la mente qualcosa di eterno, non siamo più in questo mondo ».
Dal che si deduce che la contemplazione innalza la mente sopra la sfera dei corpi.
Non esiste dunque un luogo materiale destinato alla contemplazione.
4. Tra i corpi celesti ve n'è uno che è in parte trasparente e in parte luminoso, cioè il cielo sidereo.
Vi è anche un cielo del tutto trasparente, che alcuni chiamano cielo acqueo o cristallino.
Ora, se esiste un altro cielo più alto, esso dovrà essere totalmente luminoso: cosa impossibile, perché in tal caso l'aria sarebbe sempre illuminata, né si avrebbe mai la notte.
Quindi il cielo empireo non fu creato assieme alla materia informe.
Strabone [ Glossa ord. ], nel commentare le parole: « In principio Dio creò il cielo e la terra », dice che [ la Scrittura ] « chiama cielo non il firmamento visibile, ma l'empireo, cioè il cielo del fuoco ».
L'esistenza del cielo empireo non si fonda che sull'autorità di Strabone, di Beda e di S. Basilio.
Essi concordano nel ritenere che esso sia il luogo dei beati.
Infatti Strabone [ l. cit. ], e Beda [ Hexaem. 1 ] con lui, dice che « appena fatto, fu ripieno di angeli ».
Anche S. Basilio [ Hexaem. 2 ] scrive: « Come i dannati sono cacciati nelle tenebre estreme, così il premio delle opere meritorie è approntato in una luce fuori del mondo, dove i beati otterranno la dimora del riposo ».
- Discordano però quanto al motivo che adducono.
Strabone e Beda infatti pongono il cielo empireo poiché si dice che il firmamento, il quale per essi non è altro che il cielo empireo, venne fatto non da principio, ma il secondo giorno.
S. Basilio invece lo pone per evitare l'idea che Dio abbia iniziato la sua opera dalle tenebre; cosa che i manichei affermano calunniosamente, chiamando dio delle tenebre il Dio dell'Antico Testamento.
Siffatti argomenti però non sono molto persuasivi.
Infatti la questione del firmamento, che si legge sia stato fatto nel secondo giorno, è risolta diversamente da S. Agostino e dagli altri Santi [ Dottori ] [ cf. q. 68, a. 1, ad 1 ].
- S. Agostino [ Contra adv. legis et prophet. 1, cc. 8,9 ] risolve poi la questione delle tenebre col dire che lo stato informe ( indicato dalle tenebre ) non ebbe una precedenza di tempo, ma di origine.
Altri invece, i quali ritengono che le tenebre non siano una creatura, ma la privazione della luce, vi trovano una testimonianza della sapienza divina che, nel produrre dal nulla gli esseri, li pone prima in uno stato di imperfezione per poi condurli allo stato perfetto.
Si può invece ricavare un argomento migliore dalla condizione stessa dello stato di gloria.
Infatti nella futura rimunerazione ci attente una duplice gloria: quella dell'anima e quella del corpo; e questa si avrà non solo nel corpo glorificato degli uomini, ma anche nel rinnovamento di tutto il mondo.
Ora, la gloria spirituale ebbe inizio fin dal principio del mondo nella beatitudine degli angeli, con i quali ai Santi è promessa uguaglianza [ di premio, Lc 20,36 ].
Fu perciò conveniente che da principio la gloria iniziasse anche in qualche corpo, reso immune dalla schiavitù della corruzione e della mutabilità, e totalmente luminoso: cosa che tutto il creato materiale attende dopo la resurrezione.
Quindi quel cielo viene chiamato empireo, cioè igneo, non a causa di una combustione, ma per lo splendore.
Si osservi tuttavia che, al dire di S. Agostino [ De civ. Dei 10,9 ], Porfirio « differenziava gli angeli dai demoni per il fatto che i secondi sarebbero collocati negli spazi aerei, i primi invece in quelli eterei o empirei ».
- Ma Porfirio, come Platonico, pensava che il cielo sidereo fosse di fuoco, e perciò lo chiamava empireo; o etereo, in quanto l'etere deriva il suo nome dal fiammeggiare, e non dalla velocità del moto, come dice invece Aristotele [ De caelo 1,3; Meteor. 1,3 ].
E tutto ciò sia detto perché nessuno creda che S. Agostino abbia supposto un cielo empireo nel senso dei moderni.
1. Il moto dei corpi sensibili è collegato allo stato attuale del mondo, poiché la moltiplicazione degli eletti dipende dal movimento dei corpi.
Ma all'ultimo coronamento della gloria cesserà il moto dei corpi.
E tale dovette essere fin da principio la disposizione del cielo empireo.
2. Secondo alcuni è abbastanza probabile che il cielo empireo, essendo subordinato allo stato di gloria, non abbia influsso sui corpi inferiori, che rientrano in un ordine diverso, essendo legati al corso naturale delle cose.
- Con maggiore probabilità tuttavia si potrebbe dire che, come gli angeli supremi, i quali secondo Dionigi [ De cael. hier. 13,3 ] assistono [ dinanzi al trono di Dio ], hanno un influsso su quelli medi e ultimi, che sono inviati a noi, mentre essi non compiono tali missioni, così il cielo empireo ha un certo influsso sui corpi che si muovono, benché esso non si muova.
Per questa ragione dunque possiamo dire che l'empireo influisce sul primo dei cieli mobili, causando non qualcosa di transitorio dipendente dal moto, ma qualcosa di fisso e di stabile, p. es. la forza di tenere unito e di causare, o altri effetti del genere, rispondenti alla sua dignità.
3. È assegnato un luogo materiale alla contemplazione non per necessità, ma per una certa convenienza, affinché la luce esteriore corrisponda a quella interiore.
Quindi S. Basilio [ Hexaem. 2 ] dice che « quello spirito che è ministro [ di Dio ] non poteva dimorare nelle tenebre, ma possedeva la sua dimora nella luce e nella gioia ».
4. Come dice S. Basilio [ l. cit. ], « è palese che il cielo è stato fatto a guisa di sfera chiusa, con materia densa e tanto forte da poter separare gli elementi esterni dagli interni.
Per questa ragione esso formò necessariamente sotto di sé la zona residua senza luce, escludendo il fulgore che irradiava nella parte superiore ».
- Ma siccome la materia del firmamento, sebbene solida, è trasparente, cioè non ostacola la luce, come dimostra il fatto che noi vediamo la luce delle stelle nonostante i cieli intermedi, si può dare un'altra spiegazione, dicendo che il cielo empireo ha una luce non condensata, tale da emettere raggi, come fa il corpo del sole, ma più sottile.
- Oppure esso potrebbe possedere una luce di gloria che non assomiglia a quella naturale.
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