Summa Teologica - I

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Articolo 5 - Se l'anima intellettiva sia unita a un corpo conveniente

In 2 Sent., d. 1, q. 2, a. 5; De Malo, q. 5, a. 5; De anima, a. 8

Pare che l'anima intellettiva non sia unita a un corpo conveniente.

Infatti:

1. La materia deve essere proporzionata alla forma.

Ma l'anima intellettiva è una forma incorruttibile.

Quindi non è conveniente che sia unita a un corpo corruttibile.

2. L'anima intellettiva è una forma immateriale al massimo grado: e ne è un segno il fatto che essa ha un'attività nella quale non entra la materia del corpo.

Ora, quanto più un corpo è sottile, tanto meno è materiale.

Quindi l'anima si sarebbe dovuta unire a un corpo sottilissimo, p. es. al fuoco, e non già a un corpo misto, e per di più fatto di terra.

3. Essendo la forma il principio [ costitutivo ] della specie, da una sola forma non derivano specie diverse.

Ma l'anima intellettiva è una forma unica.

Perciò essa non doveva essere unita a un corpo che è composto di parti di specie dissimile.

4. Il soggetto in cui risiede una forma più perfetta deve avere una maggiore perfezione.

Ma l'anima intellettiva è la più perfetta tra le anime.

Se quindi i corpi degli altri animali hanno per natura i loro organi di protezione, cioè i peli al posto delle vesti e le unghie al posto delle calzature, nonché armi naturali, come artigli, denti e corna, parrebbe che l'anima intellettiva non avrebbe dovuto essere unita a un corpo imperfetto, privo cioè di tali aiuti.

In contrario:

Il Filosofo [ De anima 2,1 ] insegna che l'anima è « l'atto [ primo ] di un corpo fisico organico che ha la vita in potenza ».

Dimostrazione:

Poiché non la forma è fatta per la materia, ma piuttosto la materia per la forma, dovremo ricorrere alla forma per trovare la ragione che giustifica una determinata materia, e non viceversa.

Ora, si è già visto [ q. 55, a. 2 ] che l'anima intellettiva nella gerarchia delle cose occupa il grado più basso tra le sostanze intellettuali, per cui non riceve naturalmente per infusione la conoscenza della verità, come gli angeli, ma ha bisogno di raccoglierla dalle realtà materiali e concrete per la via dei sensi, come osserva Dionigi [ De div. nom. 7 ].

Ora, la natura non priva gli esseri delle cose indispensabili: perciò era necessario che l'anima intellettiva avesse non solo la facoltà di intendere, ma anche quella di sentire.

D'altra parte l'attività sensitiva non può esercitarsi senza uno strumento corporeo.

Di qui la necessità che l'anima intellettiva fosse unita a un corpo capace di essere l'organo dei sensi.

Ora, tutti i sensi sono fondati sul tatto.

Ma l'organo del tatto deve essere equidistante tra gli elementi contrari, quali il caldo e il freddo, l'umido e il secco e altre simili qualità, di cui il tatto ha la percezione.

Infatti è in questo modo che esso è in potenza a oggetti contrari e li può sentire.

E per questa ragione il tatto sarà tanto più fine quanto più il suo organo si avvicinerà al [ perfetto ] equilibrio delle qualità elementari.

Ora, l'anima intellettiva possiede nel modo più completo la virtù sensitiva: poiché un essere superiore possiede in modo più perfetto le qualità degli esseri inferiori, come insegna Dionigi [ De div. nom. 5 ].

Era quindi necessario che il corpo a cui si unisce l'anima intellettiva fosse un corpo misto, e fra tutti il più vicino, per la sua complessione, al [ perfetto ] equilibrio delle qualità elementari.

Ed è questa la ragione per cui l'uomo ha il tatto migliore fra tutti gli animali.

- E anche tra gli stessi uomini chi ha un tatto migliore ha una migliore intelligenza.

E ne è segno il fatto che « quanti hanno la carnagione più delicata risultano anche più intelligenti », come osserva Aristotele [ De anima 2,9 ].

Analisi delle obiezioni:

1. Qualcuno potrebbe forse tentare di risolvere l'obiezione dicendo che il corpo dell'uomo, prima del peccato [ originale ], era incorruttibile.

- La risposta però non è sufficiente, poiché il corpo umano prima del peccato era immortale non per natura, ma per un dono della grazia divina: diversamente la sua immortalità non sarebbe cessata col peccato, come non cessò quella del diavolo.

Bisogna invece rispondere che nella materia si riscontrano due disposizioni: la prima che è intesa direttamente perché essa sia adatta alla forma, l'altra che scaturisce dalla prima per necessaria concomitanza.

Come il fabbro per costruire una sega sceglie il ferro come materia adatta per segare i corpi duri; che poi i denti della sega possano spuntarsi o contrarre la ruggine deriva dalla inevitabile deficienza della materia adoperata.

Così dunque anche all'anima intellettiva è dovuto un corpo che abbia una complessione equilibrata: ma da ciò deriva, per l'inevitabile deficienza della materia, che tale corpo sia soggetto a corruzione.

- Se poi uno insistesse col dire che Dio poteva evitare una siffatta manchevolezza, rispondiamo che nello stabilire la natura delle cose non si deve considerare ciò che Dio poteva fare, ma ciò che compete alla natura delle cose, come fa osservare S. Agostino [ De Gen. ad litt. 2,1 ].

Tuttavia Dio volle provvedere apprestando un rimedio contro la morte mediante un dono di grazia.

2. L'anima intellettiva non richiede il corpo direttamente per l'operazione intellettiva presa in se stessa, ma per la facoltà sensitiva, che ha bisogno di un organo equilibrato nella sua complessione.

Era perciò necessario che l'anima intellettiva fosse unita a un corpo siffatto e non a un elemento semplice, o a un corpo misto nel quale il fuoco fosse stato predominante: poiché in tal caso sarebbe scomparso l'equilibrio della complessione a causa dell'eccesso di attività da parte del fuoco.

Invece un corpo che sia ben proporzionato nei suoi componenti ha una certa dignità proprio perché lontano dai contrari: assomigliando così in qualche modo ai corpi celesti.

3. Non le varie parti dell'animale, come l'occhio, la mano, le carni, le ossa e simili, ma [ solo ] il tutto è una specie: per cui, in senso proprio, non si può dire che tali parti appartengano a specie diverse, ma a disposizioni diverse.

E questa diversità [ di disposizioni ] conviene all'anima intellettiva la quale, sebbene unica nell'essenza, pure è molteplice nella virtù, a causa della sua perfezione: per cui in vista delle diverse operazioni necessita di disposizioni diverse nelle varie parti del corpo al quale è unita.

E per tale ragione vediamo che la diversità delle parti negli animali perfetti è maggiore che in quelli imperfetti; e in questi più che nelle piante.

4. L'anima intellettiva, essendo capace di comprendere gli universali, ha una virtù che si estende a infiniti oggetti.

Non potevano quindi esserle fissati dalla natura particolari istinti o determinati mezzi per difendersi e per coprirsi come avviene per gli altri animali, le cui anime hanno percezioni e facoltà orientate verso oggetti particolari.

Al posto di tutto ciò però l'uomo possiede per natura la ragione e le mani, che sono « lo strumento degli strumenti » [ De anima 3,8 ], potendo con esse l'uomo prepararsi strumenti di una varietà infinita e in ordine a infiniti effetti.

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