Summa Teologica - I

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Articolo 2 - Se l'appetito sensitivo si divida in irascibile e concupiscibile come in due potenze distinte

Infra, q. 82, a. 5; In 3 Sent., d. 26, q. 1, a. 2; De Verit., q. 25, a. 2; De Malo, q. 8, a. 3; In 3 De anima, lect. 14

Pare che l'appetito sensitivo non si divida in irascibile e concupiscibile come in due potenze distinte.

Infatti:

1. Secondo Aristotele [ De anima 2,11 ] unica è la potenza dell'anima che ha per oggetto una coppia di contrari: come la vista ha per oggetto il bianco e il nero.

Ora, il conveniente e il nocivo sono [ una coppia di ] contrari.

Avendo quindi il concupiscibile per oggetto ciò che conviene e l'irascibile ciò che nuoce, pare che essi siano la stessa potenza.

2. L'appetito sensitivo non ha altro oggetto che le cose convenienti secondo i sensi.

Ma ciò che è conveniente secondo i sensi è oggetto del concupiscibile.

Quindi non esiste un appetito sensitivo distinto dal concupiscibile.

3. L'odio si trova nell'irascibile: esorta infatti S. Girolamo [ In Mt 13,33 ]: « Custodiamo nell'irascibile l'odio dei vizi ».

Ma l'odio, essendo il contrario dell'amore, si trova anche nel concupiscibile.

Quindi il concupiscibile e l'irascibile sono la stessa facoltà.

In contrario:

S. Gregorio Nisseno [ Nemesio, De nat. hom., cc. 16,17 ] e il Damasceno [ De fide orth. 2,12 ] considerano le due parti dell'appetito sensitivo, irascibile e concupiscibile, come due facoltà.

Dimostrazione:

L'appetito sensitivo in quanto genere è una facoltà unica chiamata sensualità, ma si divide in due potenze che sono le sue specie, cioè nell'irascibile e nel concupiscibile.

Per rendercene conto dobbiamo considerare che negli esseri fisici soggetti a corruzione non solo ci deve essere una tendenza a conseguire ciò che loro conviene e a sfuggire ciò che è nocivo, ma anche una tendenza a resistere agli agenti disgregatori e contrari che impediscono di conseguire ciò che giova, causando invece ciò che è dannoso.

Come il fuoco ha un'inclinazione naturale non soltanto ad allontanarsi dal basso, luogo ad esso non connaturale, e a tendere verso l'alto, suo luogo naturale, ma anche a resistere agli agenti che lo distruggono o che gli sono di ostacolo.

- Poiché dunque l'appetito sensitivo è un'inclinazione che segue la conoscenza sensitiva, proprio come l'appetito naturale è un'inclinazione che segue la forma naturale, è necessario che nella parte sensitiva vi siano due potenze appetitive.

La prima che direttamente inclina l'animale a raggiungere gli oggetti ad esso giovevoli sul piano della sensibilità e a respingere quelli nocivi, e questa facoltà è chiamata concupiscibile, la seconda invece che porta l'animale a resistere agli attacchi di chi gli contrasta il possesso delle cose giovevoli, o di chi lo molesta, e questa facoltà è chiamata irascibile.

Per cui si dice che il suo oggetto è l'arduo: appunto perché tende a vincere e a sopraffare gli agenti contrari.

Ora, queste due inclinazioni non si possono ricondurre a un unico principio: poiché l'anima, agendo contro l'inclinazione del concupiscibile, talvolta compie atti rattristanti per affrontare agenti contrari, seguendo l'inclinazione dell'irascibile.

Quindi le passioni stesse dell'irascibile si presentano in contrasto con quelle del concupiscibile: infatti l'accendersi della concupiscenza smorza l'ira, e l'accendersi dell'ira smorza, almeno ordinariamente, la concupiscenza.

Da cui si rileva ancora che l'irascibile è come il vindice e il difensore del concupiscibile, insorgendo contro quanto impedisce di raggiungere le cose gradevoli, da quest'ultimo desiderate, o contro quanto causa quei nocumenti che dal concupiscibile sono aborriti.

Ed è questa la ragione per cui tutte le passioni dell'irascibile hanno inizio dalle passioni del concupiscibile e sfociano in esse: come l'ira nasce da un dolore subìto e, sfogandosi nella vendetta, termina nel godimento.

Ed è per questo che anche le battaglie tra gli animali riguardano cose che sono oggetto di concupiscenza, vale a dire i cibi e le realtà sessuali, come dice Aristotele [ De animal. 8,1; cf. 6,18; 9,1 ].

Analisi delle obiezioni:

1. Il concupiscibile ha per oggetto le cose giovevoli e quelle nocive; l'irascibile invece ha la funzione di resistere alle cose nocive, affrontandole.

2. Come tra le facoltà conoscitive della parte sensitiva vi è l'estimativa, di cui si è già parlato [ q. 78, a. 2 ], capace di percepire oggetti che non trasmutano i sensi, così vi è nell'appetito sensitivo una facoltà che ha per oggetto delle cose convenienti non secondo il godimento dei sensi [ esterni ], ma perché utili all'animale per la sua difesa.

E questa è la facoltà dell'irascibile.

3. L'odio di per sé appartiene al concupiscibile, ma può essere attribuito anche all'irascibile a motivo della lotta che può provocare.

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