Summa Teologica - I |
Supra, q. 58, q. 4
Pare che il nostro intelletto non conosca componendo e dividendo [ i concetti ].
1. La composizione e la divisione implicano una pluralità di cose.
Ma il nostro intelletto non può conoscere più cose simultaneamente.
Quindi non può conoscere per via di composizione e divisione.
2. In ogni composizione e divisione [ di concetti, cioè in ogni giudizio ], si ha [ col verbo ] l'indicazione del tempo presente, passato o futuro.
Ma l'intelletto prescinde dal tempo, come dalle altre condizioni particolari.
Quindi l'intelletto non conosce formulando giudizi affermativi e negativi.
3. L'intelletto conosce adeguandosi alla realtà.
Ma nella realtà non esistono composizioni e divisioni, poiché nella realtà esiste soltanto la cosa indicata dal predicato e dal soggetto, ed è un'unica e identica cosa, se l'enunziato è vero: l'uomo infatti è esattamente ciò che è l'animale.
Quindi l'intelletto non può comporre e dividere [ dei concetti ].
Le parole stanno a indicare le operazioni dell'intelligenza, come insegna il Filosofo [ Periherm. 1,1 ].
Ma con le parole si esprimono composizioni e divisioni, come è evidente nelle proposizioni affermative e negative.
Quindi l'intelletto divide e compone.
È una necessità per l'intelletto umano il conoscere mediante composizioni e divisioni di concetti.
Dovendo esso infatti passare dalla potenza all'atto, ha una certa analogia con gli esseri soggetti alla generazione, i quali acquistano la loro perfezione in modo non istantaneo, ma graduale.
Così l'intelletto umano non acquista subito alla prima apprensione una conoscenza perfetta dell'oggetto, ma da principio ne percepisce un aspetto, p. es. la quiddità, che è l'oggetto primario e proprio dell'intelligenza, e in seguito conosce le proprietà, gli accidenti e le relazioni che circondano la quiddità.
Per cui si trova costretto a comporre o dividere le varie percezioni, e a passare da una composizione o divisione a un'altra, il che è ragionare.
L'intelletto divino e quello angelico invece si comportano come i corpi incorruttibili, i quali immediatamente fin da principio possiedono tutta la loro perfezione.
Quindi l'intelletto divino e quello angelico possiedono una conoscenza immediata e perfetta delle cose.
E così nel conoscere l'essenza di una cosa ne apprendono simultaneamente tutti gli aspetti, che noi riusciamo a conoscere in forza di composizioni, di divisioni e di ragionamenti.
In conclusione: l'intelletto umano conosce componendo e dividendo i concetti, come pure conosce ragionando.
Invece l'intelletto di Dio e quello degli angeli conoscono certamente queste operazioni, ma senza comporre o dividere i concetti e senza ragionamento, cioè mediante l'intuizione della sola quiddità.
1. La composizione e la divisione dei concetti avvengono in base a una differenza o a una comparazione.
Quindi l'intelletto può conoscere più cose formulando giudizi affermativi e negativi, come fa quando conosce una differenza o una comparazione.
2. L'intelletto, pur astraendo il suo oggetto dai fantasmi, non compie alcuna intellezione senza volgersi ai fantasmi, come si è spiegato [ a. 1; q. 84, a. 7 ].
Quindi i giudizi affermativi e negativi dell'intelligenza implicano il tempo in quanto quest'ultima si volge ai fantasmi.
3. L'immagine intenzionale delle cose è ricevuta nell'intelligenza secondo il modo di essere non delle cose, ma dell'intelletto.
Quindi nell'oggetto vi è certamente qualcosa che corrisponde alla composizione e alla divisione dell'intelligenza, ma questo qualcosa non ha nell'intelligenza lo stesso modo di essere che ha nella realtà.
Infatti l'oggetto proprio dell'intelletto umano è l'essenza delle realtà materiali, sottoposte ai sensi e all'immaginazione.
Ora, nelle realtà materiali esistono due composizioni.
Innanzi tutto quella di forma e materia: e ad essa corrisponde nell'intelligenza la composizione per cui il tutto universale viene predicato di una sua parte.
Infatti il genere viene desunto dalla materia universale, la differenza specifica dalla forma e il singolare dalla materia individuale.
La seconda composizione è invece quella di accidente e soggetto: e a questa seconda composizione reale corrisponde nell'intelletto la composizione che è implicita nella predicazione di un accidente relativamente al suo soggetto, come quando diciamo: l'uomo è bianco.
- Tuttavia la composizione o la divisione dell'intelletto differisce dalla composizione reale: poiché gli elementi che entrano in composizione nella realtà sono diversi tra loro, mentre la composizione fatta dall'intelletto sta a indicare l'identità dei concetti che entrano in composizione.
L'intelletto infatti non unisce fino al punto di pensare che l'uomo è la bianchezza, ma afferma che l'uomo è bianco, cioè che ha la bianchezza: l'uomo quindi e chi ha la bianchezza in concreto si identificano.
E lo stesso si dica della composizione di forma e materia: infatti animale indica un essere che ha la natura sensitiva, razionale un essere che ha quella intellettiva, uomo un essere che ha l'una e l'altra natura; Socrate poi indica un soggetto che ha tutte queste cose, e in più la materia individuale.
Ora, è proprio questa [ sostanziale ] identità che permette al nostro intelletto di unire una cosa con l'altra mediante la predicazione logica.
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