Summa Teologica - I

Indice

Articolo 4 - Se gli angeli conoscano formulando giudizi affermativi e negativi

Infra, q. 85, a. 5; De Malo, q. 16, a. 6, ad 19

Pare che gli angeli conoscano formulando giudizi affermativi e negativi.

Infatti:

1. Dice Aristotele [ De anima 3,6 ] che quando abbiamo una molteplicità di concetti abbiamo pure una composizione tra di essi [ ossia un giudizio ].

Ma nell'intelletto dell'angelo vi è una moltitudine di concetti: poiché esso conosce cose diverse non tutte assieme, ma per mezzo di specie diverse.

Quindi nell'intelletto angelico abbiamo la formulazione di giudizi affermativi e negativi.

2. Vi è maggiore distanza tra l'affermazione e la negazione che tra due nature opposte qualsiasi: poiché la prima distinzione è quella esistente tra l'affermazione e la negazione.

Ma l'angelo, come si è visto [ a. 2 ], conosce nature diverse per mezzo di specie diverse e non di una sola.

Deve quindi conoscere l'affermazione e la negazione servendosi di specie diverse.

Pare quindi che l'angelo conosca ricorrendo a giudizi affermativi e negativi.

3. La locuzione è il segno rivelatore dell'intelligenza.

Ma gli angeli, come appare da molti passi della Scrittura, parlano agli uomini servendosi di proposizioni affermative e negative, che sono un segno dei giudizi affermativi e negativi esistenti nell'intelletto.

Quindi l'angelo intende formulando giudizi affermativi e negativi.

In contrario:

Dionigi [ De div. nom. 7 ] insegna che « la virtù intellettuale degli angeli rifulge per la semplicità perspicace dell'intellezione delle cose divine ».

Ma l'intellezione semplice, come dice il Filosofo [ De anima 3,6 ], è senza alcuna affermazione e negazione.

Quindi l'angelo intende senza ricorrere a giudizi affermativi e negativi.

Dimostrazione:

La stessa relazione che esiste tra le conclusioni e i princìpi quando l'intelletto si serve del raziocinio, esiste pure tra il predicato e il soggetto quando l'intelligenza formula giudizi affermativi e negativi.

Se infatti l'intelletto intuisse subito nei princìpi la verità delle conclusioni, mai più intenderebbe servendosi dell'illazione e del raziocinio.

Così pure, se l'intelletto nell'apprendere la quiddità del soggetto vedesse subito tutte le cose che gli si possono attribuire o che gli si debbono negare, non intenderebbe certo formulando giudizi affermativi e negativi, ma solo conoscendo l'essenza.

Appare dunque evidente che identica è la ragione per cui il nostro intelletto conosce servendosi del raziocinio e formulando giudizi affermativi e negativi: per il fatto cioè che esso nella prima apprensione di un oggetto non è in grado di cogliere subito tutto ciò che quello contiene nella sua virtualità.

E ciò proviene, come si è detto [ a. 3 ], dalla debolezza della nostra luce intellettuale.

Essendovi dunque nell'angelo una luce intellettuale perfetta, poiché egli è uno « specchio puro » e « tersissimo », secondo l'espressione di Dionigi [ De div. nom. 4 ], ne segue che l'angelo, come non intende servendosi del raziocinio, così neppure intende formulando giudizi affermativi e negativi.

Pur tuttavia egli comprende le affermazioni e le negazioni degli enunciati, come capisce la logicità dei sillogismi: infatti conosce le cose composte in modo semplice, le cose mutevoli in maniera immutabile, le cose materiali in modo immateriale.

Analisi delle obiezioni:

1. Non qualsiasi molteplicità di concetti causa la composizione nell'intelletto, ma solo la molteplicità di quei concetti dei quali uno viene attribuito all'altro, oppure viene di esso negato.

Ora l'angelo, nell'intendere la quiddità di una cosa, intende simultaneamente tutto ciò che va attribuito o negato alla medesima.

Quindi nell'intendere la quiddità intende, con una semplice intellezione, tutto ciò che noi possiamo sapere per mezzo di giudizi affermativi e negativi.

2. Le diverse quiddità delle cose hanno tra di loro, nella realtà, una differenza minore di quella esistente tra l'affermazione e la negazione.

Tuttavia nell'ordine conoscitivo l'affermazione e la negazione hanno tra di loro un'affinità maggiore: poiché non appena si conosce la verità di un'affermazione si scorge in pari tempo la falsità della negazione opposta.

3. Il fatto che gli angeli pronunzino proposizioni affermative e negative prova che essi intendono i giudizi affermativi e negativi, non già che conoscano formulando tali giudizi, poiché conoscono la quiddità delle cose senza composizione alcuna.

Indice