Summa Teologica - I

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Articolo 7 - Se uno possa intendere una stessa cosa meglio di un altro

Supra, q. 12, a. 6, ad 1; In 4 Sent., d. 49, q. 2, a. 4, ad 1; De Verit., q. 2, a. 2, ad 11

Pare che uno non possa intendere una stessa cosa meglio di un altro.

Infatti:

1. Dice S. Agostino [ Lib. LXXXIII quaest. 32 ]: « Chi intende una cosa diversamente da quello che è, non la intende affatto.

Quindi esiste senza dubbio una comprensione perfetta di cui non ce n'è un'altra più eccellente, e così non è possibile procedere all'infinito nella conoscenza di una cosa, come non è possibile che uno la conosca meglio di un altro ».

2. L'intelletto nel suo operare è vero.

Ma essendo la verità un'adeguazione o uguaglianza tra l'intelletto e la realtà, non comporta un più o un meno: parlando infatti con proprietà non si può dire che una cosa è più o meno uguale.

Quindi non si può affermare che una cosa viene capita di più o di meno.

3. L'intelletto è ciò che vi è di più formale nell'uomo.

Ma una differenza nella forma causa una differenza di specie.

Se dunque un uomo capisse più di un altro bisognerebbe concludere che non è della sua medesima specie.

In contrario:

L'esperienza dimostra che alcuni hanno un'intellezione più profonda di altri: p. es., chi è capace di riportare una data conclusione ai primi princìpi, o alle cause prime, intende più profondamente di uno che è capace di ricollegarla soltanto alle cause prossime.

Dimostrazione:

Che uno intenda una cosa più di un altro può essere preso in due sensi.

Primo, applicando l'avverbio più all'intellezione in rapporto all'oggetto conosciuto.

E in questo senso non è possibile che uno intenda la stessa cosa più di un altro: perché se la conoscesse diversamente da come è, vale a dire meglio o peggio, si ingannerebbe, e perciò non la conoscerebbe, come argomenta appunto S. Agostino [ Lib. LXXXIII quaest. 32 ].

- Secondo, applicando il più all'intellezione in rapporto al soggetto conoscente.

E in questo senso uno può intendere la stessa cosa meglio di un altro, se ha una maggiore capacità intellettiva: come chi è meglio disposto e ha una potenza visiva più perfetta vede meglio fisicamente le cose.

E ciò avviene per l'intelletto in due modi.

Primo, dalla parte dell'intelletto medesimo, che può essere più perfetto.

È infatti evidente che quanto più il corpo è ben disposto, tanto migliore è l'anima che viene a informarlo, e ne abbiamo la riprova evidente negli esseri di specie diversa.

E la ragione è che l'atto e la forma sono ricevuti nella materia in base alla ricettività della medesima.

Siccome quindi anche tra gli uomini alcuni hanno un corpo meglio disposto, questi ricevono un'anima dotata di maggiore capacità intellettiva: per cui Aristotele [ De anima 2,9 ] osserva che « i soggetti dalla carnagione delicata sono meglio dotati di intelligenza ».

Secondo, il fatto può verificarsi dalla parte delle facoltà inferiori, che l'intelletto è costretto a usare per la sua attività.

Infatti coloro che hanno l'immaginativa, la cogitativa e la memoria meglio disposte sono anche meglio portati all'intellezione.

Analisi delle obiezioni:

1, 2. La soluzione della prima obiezioni è perciò evidente.

E lo stesso vale per la seconda: infatti la verità dell'intelletto consiste appunto nell'intendere le cose come sono.

3. Quella differenza di forma che proviene soltanto dalla diversa disposizione della materia causa una diversità non specifica, ma soltanto numerica: infatti la molteplicità e la varietà degli individui dipendono dalla diversa materia.

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