Summa Teologica - I |
C. G., III, c. 45; De anima, a. 17; Quodl., 3, q. 9, a. 1
Pare che l'anima separata non conosca le sostanze separate.
1. L'anima è più perfetta quando è unita al corpo che quando ne è separata: poiché l'anima è per essenza una parte della natura umana, e ogni parte è perfetta quando sta nel suo tutto.
Ma l'anima umana quando è unita al corpo non conosce le sostanze separate, come si è visto [ q. 88, a. 1 ].
Molto meno, dunque, le conoscerà nello stato di separazione dal corpo.
2. Ogni oggetto viene conosciuto o in forza della sua presenza, o in forza di una sua specie intenzionale.
Ma le sostanze separate non possono essere conosciute dall'anima né con la loro presenza, poiché soltanto Dio penetra così nell'anima, né per mezzo di specie intenzionali ricavate per astrazione dagli angeli, essendo gli angeli più semplici dell'anima.
In nessun modo dunque l'anima separata può conoscere le sostanze separate.
3. Alcuni filosofi hanno pensato che l'ultima beatitudine dell'uomo consista nella conoscenza delle sostanze separate.
Se quindi l'anima nello stato di separazione potesse conoscere tali sostanze raggiungerebbe la beatitudine per il solo fatto che si separa dal corpo.
Il che è inammissibile.
Le anime separate conoscono le altre anime separate: infatti il ricco posto nell'inferno vide Lazzaro e Abramo [ Lc 16,23 ].
Quindi esse vedono anche i demoni e gli angeli.
S. Agostino [ De Trin. 9,3 ] insegna che « la nostra mente ricava da se medesima la scienza delle realtà spirituali », cioè conoscendo se medesima, come si è visto [ q. 88, a. 1, ad 1 ].
Partendo quindi dalla conoscenza che l'anima separata ha di se stessa possiamo desumere in che modo essa conosca le altre sostanze separate.
Ora, si è detto [ a. prec; q. 84, a. 7 ] che l'anima, fino a che è unita al corpo, esplica la sua attività intellettiva volgendosi ai fantasmi.
Per conseguenza essa è in grado di conoscere se medesima solo in quanto ha un'intellezione attuale mediante una specie intellettiva astratta dai fantasmi: ed è così che conosce se stessa mediante il suo atto, come si è spiegato [ q. 87, a. 1 ].
Ma una volta separata dal corpo l'anima non conoscerà più volgendosi ai fantasmi, bensì volgendosi a quelle entità che sono intelligibili per se stesse, e quindi conoscerà se stessa in se stessa.
- Ora, è comune a tutte le sostanze separate « conoscere conformemente alla loro natura tanto ciò che è al disopra di esse quanto ciò che è al disotto » [ De causis 8 ]: infatti una cosa è conosciuta perché viene a trovarsi nel conoscente, e d'altra parte ciò che è ricevuto segue le condizioni del soggetto ricevente.
Ora, la condizione naturale dell'anima separata è inferiore a quella delle nature angeliche, mentre è conforme a quella delle altre anime separate.
Quindi l'anima ha una conoscenza perfetta delle anime separate, mentre degli angeli l'ha imperfetta e difettosa, parlando sempre della sola conoscenza naturale.
Per la conoscenza nello stato di gloria la cosa è invece diversa.
1. L'anima nello stato di separazione è certamente più imperfetta se si considera che i suoi legami con il corpo sono naturali; però sotto un certo aspetto ha una maggiore libertà di intellezione, poiché il peso e le occupazioni del corpo impediscono un'intellezione perfettamente pura.
2. L'anima separata conosce gli angeli per mezzo di specie intenzionali infuse in essa da Dio.
Queste tuttavia non arrivano a una perfetta rappresentazione di essi, poiché la natura dell'anima è inferiore a quella dell'angelo.
3. L'ultima felicità dell'uomo non consiste nella conoscenza delle sostanze separate, quali che siano, ma di Dio soltanto, il quale non può essere visto che nell'ordine della grazia.
Tuttavia c'è una grande felicità, anche se non ultima, nel conoscere le altre sostanze separate, se però si tratta di una conoscenza perfetta.
Invece abbiamo appena visto [ nel corpo ] che l'anima separata non le può conoscere perfettamente con la sua conoscenza naturale.
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