Summa Teologica - I

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Articolo 2 - Se l'immagine di Dio si trovi anche nelle creature irrazionali

Supra, q. 45, a. 7; In 1 Sent., d. 3, q. 3; In 2 Sent., d. 16, q. 1 a. 2; In 3 Sent., d. 10, q. 2, sol. 2; C. G., IV, c. 26; De Verit., q. 10, a. 1, ad 5; De Pot., q. 9, a. 9

Pare che l'immagine di Dio si trovi anche nelle creature irrazionali.

Infatti:

1. Dice Dionigi [ De div. nom. 2 ]: « Gli effetti portano delle immagini contingenti delle loro cause ».

Ma Dio è causa non soltanto delle creature razionali, ma anche di quelle irrazionali.

Quindi anche in queste si trova l'immagine di Dio.

2. Quanto più la somiglianza di una cosa è marcata, tanto più si avvicina alla nozione di immagine.

Ma Dionigi [ De div. nom. 4 ] scrive che il raggio del sole ha la somiglianza più marcata con la bontà divina.

Quindi il sole è a immagine di Dio.

3. Quanto più un essere è perfetto nella bontà, tanto più è simile a Dio.

Ma l'universo intero è più perfetto dell'uomo nella bontà poiché, sebbene le cose singolarmente siano buone, tutte insieme vengono denominate « molto buone » [ Gen 1,31 ].

Quindi non solo l'uomo, ma tutto l'universo è a immagine di Dio.

4. Boezio [ De consol. 3, metr. 9 ] parla di Dio così: « Egli è colui che sostiene il mondo con la mente, e lo plasma a sua immagine ».

Per conseguenza non la sola creatura razionale, ma tutto il mondo è a immagine di Dio.

In contrario:

Scrive S. Agostino [ De Gen. ad litt. 6,12.20 ]: « L'eccellenza dell'uomo consiste nel fatto che Dio lo ha creato a sua immagine, dandogli un'anima intellettiva che lo mette al disopra delle bestie ».

Quindi gli esseri che mancano d'intelligenza non sono a immagine di Dio.

Dimostrazione:

Per una vera immagine non basta una somiglianza qualsiasi, anche se c'è dipendenza da altri.

Se infatti la somiglianza si limita al genere o a un accidente comune, non si potrà dire per questo che una cosa è a immagine di un'altra: come un verme originato dalla carne dell'uomo non può essere detto immagine dell'uomo perché simile a lui nel genere [ animale ]; e neppure una cosa che riceve il [ colore ] bianco a somiglianza di un'altra può essere detta sua immagine, essendo il bianco un accidente comune a molte specie.

Quindi per avere un'immagine si richiede la comunanza secondo la specie, ed è il caso dell'immagine del re esistente nel suo figlio, o per lo meno la comunanza secondo qualche accidente proprio della specie, in modo particolare secondo la figura, ed è il caso dell'immagine di un uomo riprodotta nel bronzo.

Per cui giustamente S. Ilario [ De synod., 1 can. Syn. Ancyr. ] usa quell'espressione: « L'immagine è una specie indifferenziata ».

È poi evidente che la somiglianza nella specie va considerata secondo l'ultima differenza.

Ora, i vari esseri hanno con Dio una prima somiglianza genericissima in quanto esistono, una seconda in quanto vivono, una terza in quanto pensano o intendono.

E questi ultimi, al dire di S. Agostino [ Lib. LXXXIII quaest. 51 ], « hanno con Dio una somiglianza tanto stretta che non ve n'è un'altra più prossima concessa alle creature ».

Quindi è chiaro che, parlando propriamente, solo le creature intellettuali sono a immagine di Dio.

Analisi delle obiezioni:

1. Ogni imperfetto è una certa partecipazione del perfetto.

Quindi anche gli esseri che non raggiungono il grado perfetto dell'immagine ne partecipano parzialmente, in quanto hanno una certa somiglianza con Dio.

Per cui giustamente Dionigi scrive che gli esseri causati portano delle « immagini contingenti » delle loro cause, cioè immagini in senso non assoluto, ma soltanto relativo.

2. Dionigi paragona il raggio del sole alla bontà divina quanto alla causalità, non quanto alla dignità di natura, come si richiede invece per una vera immagine.

3. L'universo, per estensione e universalità, è un bene più perfetto della creatura intellettiva.

Ma in intensità e in profondità la somiglianza con la perfezione divina è più marcata nella creatura intellettiva, che è capace di possedere il sommo bene.

- Si potrebbe anche rispondere che la parte qui non si contrappone al tutto, ma a un'altra parte.

Per cui quando si afferma che la sola creatura intellettiva è fatta a immagine di Dio non si esclude che l'universo, in qualche sua parte, sia pure a immagine di Dio, ma si escludono solo le altre sue parti.

4. Boezio usa il termine immagine in quanto sta a indicare la somiglianza dell'artefatto con il modello esistente nella mente del suo artefice: e in questo senso ogni creatura è un'immagine delle idee archetipe esistenti nella mente divina.

Noi però non parliamo ora dell'immagine in questo senso, ma di quella somiglianza che è fondata sulla natura, e cioè della somiglianza che tutte le cose hanno col primo ente in quanto sono enti, con la prima vita in quanto sono viventi e con la somma sapienza in quanto sono intelligenti.

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