La Genesi alla lettera |
Si potrebbe dunque supporre che nel sesto giorno erano state create le anime di Adamo e di Eva in quanto si pensa logicamente che lì, nello spirito della loro anima c'è anche l'immagine di Dio, mentre il loro corpo sarebbe stato formato in seguito?
Ma la medesima Scrittura non ci permette una siffatta interpretazione: in primo luogo perché la creazione era stata completata - e io non vedo come si possa intendere questa affermazione se mancava un qualcosa che allora non era stato creato nelle sue cause per essere creato in seguito sotto forma visibile - in secondo luogo il sesso maschile e femminile può esistere solo in rapporto ai corpi.
Se invece uno penserà che i due sessi sono in certo qual modo l'intelletto e l'azione in un'unica anima, che cosa farà dei frutti degli alberi dati da Dio come alimento nello stesso giorno, dal momento che l'alimento è certamente necessario solo a un uomo dotato di corpo?
Poiché, se uno vorrà prendere anche questo alimento in senso figurato, si allontanerà dal senso vero e proprio dei fatti, che innanzitutto e con ogni scrupolo dev'essere messo alla base per quanto riguarda narrazioni di tal genere.
"In qual modo allora - mi obietterà quel tale - Dio parlava ad essi che ancora non potevano né udire né comprendere, poiché nemmeno esistevano in modo da percepire le parole?".
Potrei rispondere che Dio parlava loro allo stesso modo che parlava Cristo non solo a noi che non eravamo ancora nati ed eravamo destinati a nascere tanto tempo dopo, ma parlava anche a tutti coloro che verranno dopo di noi.
Orbene, a tutti coloro che prevedeva sarebbero stati suoi seguaci, Cristo diceva: Ecco, io sono con voi sino alla fine del mondo. ( Mt 28,20 )
Allo stesso modo era noto a Dio il Profeta, al quale disse: Prima di formarti nel grembo materno io già ti conoscevo. ( Ger 1,5 )
Allo stesso modo Levi pagò la decima quando era ancora solo nei lombi d'Abramo. ( Eb 7,9-10 )
Perché dunque anche Abramo stesso non sarebbe stato allo stesso modo in Adamo e lo stesso Adamo nelle prime opere del mondo create da Dio tutte insieme?
Ma le parole del Signore [ Gesù Cristo ] sono proferite dalla bocca del suo corpo e le parole di Dio dalla bocca dei Profeti per mezzo d'una voce corporea risonante nel tempo e con tutte le loro sillabe assumono e consumano convenienti spazi di tempo.
Quando, al contrario, Dio diceva: Facciamo l'uomo a nostra immagine e somiglianza, e domini sui pesci del mare e su gli uccelli del cielo, su tutte le bestie e su tutti i rettili che strisciano sulla terra, e: Crescete e moltiplicatevi, riempite la terra e assoggettatela, abbiate il dominio sui pesci del mare e su gli uccelli del cielo e su ogni specie di bestie e su tutta la terra e su tutti i rettili che strisciano sulla terra, e inoltre: Ecco, io vi ho dato ogni specie d'erba che produce seme e che si trova su tutta la terra e ogni specie d'alberi che portano frutto e hanno in sé il frutto che produce seme e che sarà il vostro nutrimento, ( Gen 1,26-29 ) queste parole di Dio proferite prima che ci fosse alcuna vibrazione di voce nell'aria e prima ch'esistesse alcuna voce proveniente dalla carne e dalla nube, furono pronunciate dalla sua sovrana Sapienza per mezzo della quale furono fatte tutte le cose.
Esse non erano simili alle parole che risonavano a orecchie umane, ma nelle cose create inserivano le cause delle cose da creare mediante il suo potere onnipotente, creava ciò che sarebbe esistito nel futuro, e l'uomo che doveva essere formato a suo tempo lo creava - per così dire - nel seme e radice dei tempi allorché Dio, che esiste prima dei secoli, creava l'origine da cui dovevano cominciare i secoli.
Senza dubbio certe creature ne precedono altre, alcune nel tempo, altre nelle cause, ma Dio precede non solo in ragione della sua superiorità ma anche della sua eternità tutte le cose create da lui.
Ma su questo argomento si dovrà discutere forse in seguito in maniera più completa a proposito di passi della Scrittura più direttamente connessi con esso.
Dobbiamo ora concludere quanto abbiamo intrapreso a dire sull'uomo serbando una tale moderazione per cui, trattandosi della profondità di pensiero della Scrittura, dimostriamo più diligenza nel ricercare che temerarietà nel sostenere un'opinione.
Che Dio conoscesse Geremia prima di formarlo nel seno materno non è lecito dubitarne.
Poiché Dio dice assai chiaramente: Prima di formarti nel seno materno io ti conoscevo. ( Ger 1,5 )
Ma dove lo conobbe prima di formarlo? Alla nostra debolezza è difficile o impossibile saperlo.
Lo conobbe forse in cause più prossime come nel caso di Levi che pagò le decime quand'era nei lombi di Abramo?
Oppure nello stesso Adamo, in cui fu creato, per così dire, in radice il genere umano?
Inoltre, se in Adamo, forse quando fu formato col fango oppure quando fu creato nelle sue cause tra le opere che Dio fece tutte nello stesso tempo?
Oppure, al contrario, non lo conobbe prima d'ogni creatura come scelse e predestinò i suoi santi prima della creazione del mondo? ( Ef 1,4 )
O piuttosto lo conobbe in tutte le cause antecedenti, sia quelle che ho ricordato o che non ho ricordato, prima ch'egli fosse formato nel seno materno?
Io penso che non occorra fare questa indagine troppo scrupolosamente, purché rimanga fermo che, dal momento in cui Geremia fu dato alla luce dai genitori, condusse una sua vita personale per cui, crescendo col crescere dell'età, fu in grado di vivere bene o male, mentre prima ciò non gli era possibile in alcun modo, non solo prima che fosse formato nel seno materno ma neppure quando vi era stato formato, prima d'essere nato.
L'asserzione dell'Apostolo relativa ai gemelli che nel seno di Rebecca non facevano ancora nulla di bene o di male, ( Rm 9,11 ) non lascia alcuna esitazione in proposito.
Ma tuttavia non senza ragione sta scritto che neppure un bambino avente un sol giorno di vita sulla terra è esente dal peccato, e quanto è detto nel Salmo: Io sono stato concepito nella colpa e nel peccato mi ha nutrito mia madre nel suo seno, ( Gb 14, 4 sec. LXX ) e [ San Paolo dice ] che tutti muoiono in Adamo poiché in lui hanno peccato tutti. ( Rm 5,12 )
Adesso però dobbiamo tener per certo che, quali che siano i meriti che dai genitori passano nei figli e quale che sia la grazia di Dio che santifica uno prima della nascita, in Dio non c'è ingiustizia e che nessuno compie alcunché di bene o di male prima d'esser nato e che sia imputabile alla sua persona.
L'opinione poi secondo la quale alcuni pensano che le anime hanno commesso peccati più o meno gravi in un altro mondo e sono state precipitate in corpi diversi secondo la gravità dei peccati non è conforme all'asserzione dell'Apostolo, poiché questi dice assai chiaramente che quelli non ancora nati non hanno fatto nulla di bene o di male.
A questo proposito c'è pure un'altra questione da trattare a suo tempo: in qual misura cioè l'intera massa del genere umano fu contaminata dal peccato dei progenitori, che furono i due soli a commetterlo.
È tuttavia fuori discussione che l'uomo non poteva avere alcuno di siffatti demeriti prima d'essere formato col fango della terra, prima di vivere nel suo tempo.
Noi infatti non potremmo dire che Esaù e Giacobbe - i quali, al dire dell'Apostolo, non essendo ancora nati, non avevano compiuto nulla di bene o di male ( Rm 9,11 ) - ereditarono alcun merito [ positivo o negativo ] dai loro genitori, se neppure gli stessi genitori avessero compiuto nulla di bene o di male, né potremmo dire che il genere umano ha peccato in Adamo - Adamo poi non avrebbe potuto peccare, se già non avesse vissuto [ la propria vita ] a suo tempo, in cui avrebbe potuto compiere il bene e il male -; è quindi inutile cercare un suo peccato o una sua azione buona quando era ancora creato solo nelle sue ragioni causali tra gli esseri creati simultaneamente, e non viveva una vita sua personale e neppure era nei genitori viventi d'una loro propria vita.
Poiché nella creazione primordiale del mondo, allorché Dio creò tutte le cose simultaneamente, l'uomo fu fatto [ nella potenzialità di quel che ] era destinato a essere, cioè fu fatta la ragione causale dell'uomo, non l'attualità dell'uomo già creato.
Ma queste cose si trovano sotto una forma nel Verbo di Dio in cui non sono create ma sono eterne, e sotto un'altra forma sono nei primi elementi dell'universo, in cui tutte le cose destinate a esistere furono fatte simultaneamente, e sotto ancora un'altra forma sono nelle cose che, in conformità con le cause create simultaneamente, vengono create non più simultaneamente ma ciascuna a suo tempo.
Tra queste era Adamo già formato col fango e animato dal soffio di Dio, come il fieno spuntato dalla terra; sotto un'altra forma si trovano anche nei semi in cui si ritrova anche una specie di cause primordiali derivate dalle cose venute all'esistenza conforme alle cause che Dio inserì nel mondo all'origine, come le piante erbacee spuntate dalla terra e il seme prodotto dalle piante.
Tra tutte queste cose quelle già create hanno ricevuto il loro modo di essere e di agire al tempo fissato; esse si sono sviluppate in forme e nature palesi da ragioni occulte e invisibili, latenti nella creazione sotto forma di semi causali, [ si sono sviluppate ] come l'erba spuntata sulla terra e l'uomo creato come un essere animato vivente e così tutte le altre creature di tal genere, sia vegetali che animali, che hanno relazione con l'azione con la quale Dio continua sempre a operare.
Ma oltre a ciò questi esseri portano con se stessi - per così dire - di nuovo se stessi invisibilmente in un'occulta facoltà generativa che trassero dalle cause primordiali del loro essere e per mezzo delle quali furono inseriti nel mondo creato quando fu creato il "giorno", prima di nascere nella forma visibile della propria specie.
Se infatti le opere primordiali, in cui Dio creò tutte le cose simultaneamente, non fossero state completate conforme alla loro natura specifica, senza dubbio sarebbero state loro aggiunte in seguito le perfezioni mancanti al loro completo essere; in tal modo risulterebbe una specie di completezza dell'universo formata - per così dire - dalle opere di una metà e dell'altra metà di esso, come se fossero le parti di un tutto, dall'unione delle quali risulterebbe completo lo stesso tutto, di cui quelle erano parti.
D'altronde, se quelle opere fossero giunte alla perfezione nel senso che sono rese perfette quando sono prodotte ciascuna di esse a suo tempo nella loro forma visibile e nella loro realtà, certamente in seguito lungo il corso dei tempi o non nascerebbe nulla da essi o ne nascerebbero gli effetti che Dio non cessa di produrre servendosi degli esseri che ormai nascono ciascuno a suo tempo.
Ora però in un certo senso sono state portate a perfezione e in altro senso sono abbozzate le stesse cose che Dio creò tutte simultaneamente al principio quando creò il mondo e che si dovevano sviluppare nei tempi che sarebbero seguiti: esse sono state portate a perfezione senza dubbio poiché nella natura loro propria - nella quale trascorrono il corso dei loro tempi - non hanno nulla che in esse non fosse presente come creato nelle loro cause, ma d'altra parte sono state anche abbozzate, poiché in esse erano, per così dire, i semi degli esseri futuri che, nel corso della durata di questo mondo, dovevano esser fatti uscire dal loro stato occulto ed essere resi palesi a tempo opportuno.
Per questo le parole della sacra Scrittura posseggono una grande efficacia per insegnare questa verità se uno le considera attentamente.
Essa infatti da una parte dice che le opere di Dio furono portate a perfezione e dall'altra che furono abbozzate.
Se non fossero state condotte a perfezione, la Scrittura non direbbe: Il cielo e la terra furono portati a termine con tutto il loro ornamento.
E il sesto giorno Dio portò a termine tutte le opere che aveva fatte.
Dio inoltre benedisse il settimo giorno e lo dichiarò sacro. ( Gen 2,1-3 )
D'altronde, se prima non fossero state solo abbozzate, essa non aggiungerebbe: In quel giorno Dio si riposò da tutte le opere che aveva cominciato a fare. ( Gen 2,3 )
Se dunque ora uno mi chiedesse in qual modo Dio portò a termine e cominciò le sue opere, la risposta risulta chiara da quanto abbiamo detto poco prima; poiché Dio non portò a termine alcune opere e ne cominciò altre, ma si tratta assolutamente delle medesime opere dalle quali egli si riposò il settimo giorno.
Noi infatti possiamo capire che Dio completò le sue opere nell'atto di creare tutte le cose simultaneamente in uno stato così perfetto che non avrebbe dovuto creare più nulla nell'ordine temporale, che non avesse già creato allora nell'ordine causale, ma possiamo capire anche che Dio ha cominciato le sue opere nel senso che, quanto egli aveva stabilito all'origine nelle cause, lo avrebbe compiuto poi negli effetti.
Così Dio formò l'uomo che è polvere dalla terra, o col fango della terra - cioè con la polvere o fango della terra - e alitò, o soffiò, sulla faccia di lui l'alito vitale e l'uomo divenne un essere vivente; ( Gen 2,7 ) ma l'uomo non fu predestinato allora ad esistere - ciò infatti avvenne prima dei secoli nella prescienza del Creatore - e neppure fu fatto allora nelle sue cause, sia che fosse iniziato in uno stato completo o compiuto in uno stato iniziale - poiché ciò accadde all'inizio del tempo nelle ragioni primordiali quando furono create simultaneamente tutte le cose - ma fu creato a suo tempo, visibilmente quanto al suo corpo, invisibilmente quanto all'anima, essendo composto d'anima e di corpo.
Ora dunque vediamo in qual modo Dio fece l'uomo, considerando prima il suo corpo plasmato con la terra; in seguito tratteremo anche dell'anima, nella misura che saremo capaci.
Pensare che Dio abbia usato delle mani corporee per plasmare l'uomo col fango è un'idea troppo puerile: per conseguenza, se la Scrittura avesse affermato una simile cosa, dovremmo pensare che lo scrittore avrebbe usato quel termine in senso metaforico anziché immaginarci Dio circoscritto nei lineamenti delle membra come le vediamo nel nostro corpo.
La Scrittura - è vero - dice: La tua mano ha disperso le genti ( Sal 44,3 ) e: Hai fatto uscire il tuo popolo con mano potente e braccio teso, ( Sal 136,11-12 ) ma chi è tanto insensato da non capire che questi termini sono usati per indicare la potenza e la forza di Dio?
Non dobbiamo neppure ascoltare l'opinione di certuni secondo i quali l'uomo è l'opera principale di Dio perché [ quando creò ] le altre opere Dio disse ed esse furono fatte, mentre l'uomo lo fece egli stesso in persona.
Ma non è così: la superiorità dell'uomo sta piuttosto nel fatto che Dio lo creò a sua propria immagine.
Poiché quanto alle cose che Dio disse e furono fatte, la Scrittura si esprime così, poiché le cose furono fatte per mezzo della sua Parola ( Verbum ) allo stesso modo che un uomo può dire ad altri uomini con le parole ( verbis ) le cose da lui pensate nel tempo e proferite con la voce, Dio invece non parla in questo modo se non quando parla per mezzo d'una creatura fisica, come parlò ad Abramo e a Mosè, come parlò a proposito del proprio Figlio attraverso la nube.
Ma prima d'ogni creazione, affinché quella creazione potesse avvenire, Dio parlò per mezzo del suo Verbo che al principio era Dio in Dio.
E poiché tutto è stato fatto per mezzo del Verbo e nulla è stato fatto senza di lui, ( Gv 1,3 ) di certo anche l'uomo è stato fatto per mezzo di lui.
Senza dubbio Dio ha fatto il cielo per mezzo del suo Verbo, poiché egli disse e il cielo fu fatto.
La Scrittura ciononostante dice: I cieli sono opera delle sue mani. ( Sal 102,26 )
Inoltre della parte più bassa del mondo, che è, per così dire, il suo fondamento, la Scrittura dice: Poiché suo è il mare, lo ha fatto lui e la terraferma l'hanno formata le sue mani. ( Sal 95,5 )
Noi perciò non dobbiamo attribuire all'uomo una speciale dignità per il motivo che fu fatto da Dio in persona, come se, [ quando si trattò ] delle altre cose, Dio avesse detto e fossero state fatte, mentre l'uomo lo avrebbe fatto personalmente lui, oppure come se le altre cose le avesse fatte per mezzo della sua Parola ( Verbum ), l'uomo invece lo avesse fatto con le sue proprie mani.
La superiorità dell'uomo sta, al contrario, nel fatto che Dio creò l'uomo a propria immagine, poiché gli diede un'anima spirituale e un'intelligenza, per cui è superiore agli animali bruti, come abbiamo spiegato più sopra.
Se però l'uomo non comprenderà a quale onore egli è stato elevato al fine di compiere il bene, sarà paragonato agli animali bruti, al di sopra dei quali è stato [ invece ] elevato.
Poiché ecco che cosa dice [ la Scrittura ]: L'uomo posto nell'onore non comprende; si trova paragonato agli animali senza ragione ed è diventato simile ad essi. ( Sal 49,13 )
È bensì vero che Dio ha creato anche gli animali bruti ma non li ha creati a propria immagine.
Ma non deve dirsi neppure: "Dio in persona fece l'uomo, mentre riguardo agli animali bruti egli ordinò che fossero fatti e furono fatti", poiché l'uomo e gli animali bruti Dio li fece per mezzo del suo Verbo, per mezzo del quale sono state fatte tutte le cose.
Ma siccome il Verbo e la Sapienza e Potenza di Dio sono un'unica e identica realtà, è chiamata anche "mano" di Dio, che non è un membro visibile, ma la potenza del suo agire efficiente.
Infatti la medesima Scrittura, la quale dice che Dio formò l'uomo col fango della terra, dice anche che formò ugualmente gli animali dei campi quando con gli uccelli del cielo li condusse davanti ad Adamo per vedere come li avrebbe chiamati.
Poiché la Scrittura dice così: Dio inoltre formò con la terra anche tutti gli animali. ( Gen 1,25 )
Se dunque Dio in persona formò con la terra sia l'uomo che gli animali bruti, che cosa ha mai l'uomo di superiore quanto alla creazione, se non il fatto d'essere stato creato, lui, ad immagine di Dio?
E tuttavia questa non è prerogativa del corpo ma dell'anima intellettiva, di cui parleremo in seguito.
Ciò nondimeno anche nel suo corpo l'uomo ha una caratteristica sua peculiare che è segno della sua eccellenza, quella cioè d'essere stato creato con il portamento eretto, affinché ciò stesso lo ammonisse a non cercare le cose terrene come fanno gli animali bruti, il cui unico piacere viene tutto dalla terra e per conseguenza sono tutti piegati in avanti sul ventre, curvati verso il basso.
Anche il corpo dell'uomo è dunque in armonia con l'anima razionale non a causa delle fattezze [ del volto ] e la conformazione delle membra, ma piuttosto per il fatto che ha il portamento eretto e volge gli occhi al cielo per contemplare le realtà più alte esistenti nel corpo di questo mondo, allo stesso modo che l'anima deve innalzarsi verso le realtà spirituali, superiori per loro natura, in modo da pensare alle realtà celesti, non a quelle terrestri. ( Col 3,2 )
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