Summa Teologica - I |
Supra, q. 22, a. 3; infra, q. 116, a. 2; C. G., III, cc. 76, 77, 88, 94; Comp. Theol., c. 130; Opusc. 15, De Angelis, c. 14
Pare che tutte le cose siano governate immediatamente da Dio.
1. S. Gregorio Nisseno [ Nemesio, De nat. hom. 44 ] biasima l'opinione di Platone che aveva distinto tre specie di provvidenza:
la prima attribuita al Dio supremo, che avrebbe cura delle cose celesti e di tutti gli enti universali;
la seconda attribuita a dèi di secondo grado, i quali si aggirerebbero per il cielo occupandosi delle cose soggette alla generazione e alla corruzione;
la terza affidata a certi dèmoni, che sorveglierebbero le azioni umane sopra la terra.
Quindi tutte le cose devono essere governate immediatamente da Dio.
2. Se è possibile, è meglio che una cosa sia fatta da uno solo che da molti, come dice Aristotele [ Phys. 8,6 ].
Ma Dio è in grado di governare tutte le cose da solo, senza bisogno di cause intermedie.
Quindi le governa tutte immediatamente.
3. In Dio non c'è nulla di difettoso e di imperfetto.
Ma governare per mezzo di altri si deve a un difetto di chi governa: infatti un re terreno è costretto ad avere dei ministri per governare perché non arriva a fare tutto da sé, e non è presente dovunque nel suo regno.
Quindi Dio governa tutte le cose immediatamente.
Scrive S. Agostino [ De Trin. 3,4.9 ]: « Come i corpi di materia più densa e di grado inferiore sono retti gerarchicamente dai corpi di materia più sottile e di maggiore energia, così tutti i corpi sono retti dallo spirito dotato di vita intellettuale, e lo spirito che ha abbandonato Dio costituendosi peccatore è retto dallo spirito rimasto giusto e pio, e questo infine è retto immediatamente da Dio ».
Nel governo bisogna distinguere due cose: il piano o disegno di governo, che è la stessa provvidenza, e l'esecuzione.
Rispetto dunque al piano di governo Dio dirige tutti gli esseri immediatamente; quanto invece all'esecuzione Dio governa alcuni esseri per mezzo di altri.
E la ragione è che, essendo Dio la bontà per essenza, qualunque cosa venga attribuita a lui gli va attribuita nella maniera più perfetta.
Ora, in ogni genere di disegno o di conoscenza pratica, qual è appunto il piano di governo, la perfezione consiste nel raggiungere i singolari concreti, sui quali si deve agire: così, p. es., non sarà medico perfetto colui che ha del malato e della malattia delle nozioni astratte, ma chi ha oltre a ciò la capacità di considerare anche i minimi particolari; e lo stesso si dica di ogni altra conoscenza pratica.
Quindi è necessario affermare che Dio ha un piano di governo tale da raggiungere anche i minimi particolari.
Ma poiché l'atto del governare ha il compito di condurre alla perfezione gli esseri governati, sarà tanto migliore il governo quanto maggiore sarà la perfezione comunicata, da chi governa, alle cose governate.
Ora, si ha certo una maggiore perfezione nel far sì che una cosa sia buona in se stessa e insieme sia causa di bontà nelle altre, che non nel rendere la cosa buona soltanto in se stessa.
Dio perciò governa le cose in maniera da rendere alcune di esse cause rispetto al governo di altre: come un maestro che rendesse i suoi alunni non solo dotti, ma anche capaci di insegnare agli altri.
1. L'opinione di Platone è biasimata perché nega a Dio il governo immediato di tutte le cose anche rispetto al piano o disegno di governo.
Infatti egli distingueva tre specie nella provvidenza, che è il piano di governo.
2. Se Dio governasse da solo verrebbe a mancare alle cose la dignità di cause.
Quindi da uno solo non verrebbe attuato tutto ciò che è attuato da molti.
3. Il fatto che un re terreno abbia, nel governare, degli esecutori delle proprie direttive non denota soltanto la sua imperfezione, ma anche la sua dignità: il potere regio infatti acquista maggior decoro grazie alla gerarchia dei ministri.
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