Summa Teologica - I |
Supra, q. 22, a. 2; C. G., III, cc. 64, 94, 113; Comp. Theol., c. 123
Pare che non tutte le cose siano soggette al governo divino.
1. Sta scritto [ Qo 9,11 ]: « Ho visto anche sotto il sole che non è degli agili la corsa né dei forti la guerra, e neppure dei sapienti il pane e degli accorti la ricchezza, e nemmeno degli intelligenti il favore; perché il tempo e il caso raggiungono tutti ».
Ora, le cose soggette al governo di qualcuno non sono casuali.
Quindi le cose che sono sotto il sole non soggiacciono al governo divino.
2. L'Apostolo [ 1 Cor 9,9 ] dice che « Dio non si dà pensiero dei buoi ».
Ma ognuno si dà pensiero di quanto cade sotto il suo governo.
Quindi il governo divino non si estende a tutte le cose.
3. Chi è capace di governarsi da sé non ha bisogno del governo altrui.
Ma la creatura razionale è capace di governarsi da sé: possiede infatti il dominio delle proprie azioni e agisce di per sé, non essendo mossa esclusivamente da altri, come pare invece proprio degli esseri governati.
Non tutte le cose, dunque, sottostanno al governo divino.
Dice S. Agostino [ De civ. Dei 5,11 ] che « Dio non soltanto non ha lasciato senza armonia di parti il cielo e la terra, l'angelo e l'uomo, ma neppure l'organismo del più spregevole animaletto, né la piuma dell'uccello, né il fiorellino dell'erba, né la foglia dell'albero ».
Quindi è evidente che tutte le cose soggiacciono al governo divino.
Il governo delle cose compete a Dio per la stessa ragione per cui gli compete la loro produzione, poiché tocca al medesimo agente produrre un essere e conferirgli la debita perfezione: compito, quest'ultimo, proprio di chi governa.
Ora, Dio non è la causa particolare di un determinato genere di cose, ma è la causa universale di tutti gli enti, come fu già dimostrato [ q. 44, aa. 1,2 ].
Come quindi non può esservi cosa che non sia stata creata da Dio, così non può esservi cosa che non sia sottoposta al suo governo.
E la stessa conclusione si impone considerando il fine.
Infatti il governo di qualcuno si estende quanto può estendersi il fine del suo governo.
Ma come sopra abbiamo detto [ a. 2 ], il fine del governo di Dio è la sua stessa bontà.
Quindi, poiché nulla può esistere che non sia ordinato alla divina bontà come al suo fine, secondo quanto abbiamo dimostrato [ q. 44, a. 4; q. 65, a. 2 ], è impossibile che qualcosa sfugga al governo divino.
Stolta è pertanto l'opinione di coloro che negarono il governo divino degli esseri corruttibili, o anche dei singolari, oppure delle cose umane.
Ad essi vengono attribuite quelle parole [ Ez 9,9 ]: « Dio ha abbandonato il paese ».
1. Si dicono sotto il sole quegli esseri che vengono generati e corrotti in seguito al moto del sole.
Ora, in tutti questi esseri si verifica il caso: non nel senso che tutto quanto in essi accade sia casuale, ma nel senso che in ciascuno di essi può verificarsi qualcosa di casuale.
Il fatto stesso però che in tali esseri si verifichi qualcosa di casuale dimostra che sono soggetti al governo di qualcuno.
Se infatti tali esseri corruttibili non fossero governati da un essere superiore, essi non avrebbero tendenza alcuna, massimamente quelli privi di conoscenza: quindi non potrebbe accadere loro nulla di preterintenzionale, come invece si richiede perché si verifichi il caso.
Per cui [ la Scrittura ], volendo mostrare che gli eventi casuali si verificano secondo il piano di una causa superiore, non dice semplicemente di aver veduto il caso in tutti gli esseri, ma « il tempo e il caso »: e ciò perché i difetti casuali si verificano in questi esseri rispetto a un dato ordine di tempo.
2. Il governo è una specie di movimento impresso da chi governa agli esseri governati.
Ma ogni movimento, come dice Aristotele [ Phys. 3,3 ], è « un atto del soggetto mobile provocato dal motore ».
Quindi ogni atto acquista le proporzioni del soggetto a cui appartiene.
Bisognerà quindi che i diversi soggetti mobili siano mossi in maniera diversa, anche se dipendono da un solo motore.
Pur essendo quindi una sola l'arte con la quale Dio governa, gli esseri sono da lui diversamente governati secondo le loro diversità.
Ve ne sono alcuni, infatti, che hanno la capacità naturale di muoversi da se stessi, avendo il dominio dei propri atti: e questi sono governati da Dio non solo perché mossi da Dio che opera internamente in essi, ma anche perché da lui indotti al bene e allontanati dal male con precetti e divieti, con premi e con pene.
Le creature irrazionali invece, che non agiscono ma subiscono l'azione, non sono governate da Dio in questo modo.
Quando perciò l'Apostolo afferma che Dio non si dà pensiero dei buoi non intende sottrarre i buoi alle cure del governo divino totalmente, ma solo rispetto al modo che è proprio delle creature razionali.
3. La creatura razionale governa se stessa con l'intelletto e con la volontà, facoltà che però hanno bisogno di essere sorrette e attuate dall'intelletto e dalla volontà di Dio.
Quindi la creatura razionale, oltre al governo col quale dirige se stessa in quanto padrona dei suoi atti, ha bisogno di essere governata da Dio.
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