Summa Teologica - I |
In 2 Sent., d. 21, q. 1, a. 1; In Orat. Dom., petit. 6; In Matth., c. 4; In 1 Thess., c. 1, lect. unic.; In Hebr., c. 11, lect. 4
Pare che tentare non sia proprio del diavolo.
1. La Scrittura dice che la tentazione viene da Dio [ Gen 22,1 ]: « Dio tentò Abramo ».
Tentano inoltre la carne e il mondo.
E anche l'uomo può tentare Dio o un altro uomo.
Quindi tentare non è proprio del demonio.
2. Tentare è proprio di chi ignora [ e vuol sapere ].
Ma i demoni sanno già quanto accade tra gli uomini.
Quindi i demoni non tentano.
3. La tentazione porta al peccato.
Ma il peccato ha sede nella volontà.
Siccome dunque i demoni non possono influire direttamente sul volere dell'uomo, come si è visto sopra [ q. 111, a. 2 ], non pare che essi possano tentare.
Commentando le parole dell'Apostolo [ 1 Ts 3,5 ]: « Per timore che il tentatore vi avesse tentati », la Glossa [ interlin. ] spiega: « cioè il diavolo, che ha il compito di tentare ».
Tentare, propriamente, vuol dire sottoporre una cosa a esperimento.
E tale esperimento ha lo scopo di meglio conoscere la cosa stessa: poiché lo scopo immediato di ogni tentazione è la conoscenza.
Talvolta però, dopo l'acquisto della conoscenza, si mira a un altro scopo ancora, che può essere buono o cattivo: buono nel caso in cui uno intenda scoprire le qualità di una persona, sia nel campo del sapere che nel campo della virtù, per aiutarla ad avanzare ulteriormente; cattivo invece quando uno vuole scoprire tutto ciò per poterla ingannare e rovinare.
Da tali premesse si può comprendere come la tentazione venga attribuita a soggetti diversi in modo diverso.
Prendiamo l'uomo: si dice che egli tenta talvolta con l'unico scopo di sapere; ed è per questo che si dice che è un peccato il tentare Dio, perché allora l'uomo, come dubitandone, presume di mettere alla prova la potenza di Dio.
Altre volte invece l'uomo tenta con lo scopo o di giovare o di nuocere.
- Al contrario il diavolo tenta sempre per nuocere, trascinando al peccato.
Ed è appunto tentare in questo modo che è ufficio proprio del diavolo: poiché sebbene talvolta tenti così anche l'uomo, in tal caso quest'ultimo agisce quale ministro del diavolo.
- Dio invece tenta per conoscere, ma nel senso in cui si dice che viene a conoscere colui che produce in altri la conoscenza.
Così infatti si legge nel Deuteronomio [ Dt 13,3 ]: « Il Signore vostro Dio vi mette alla prova, perché sia manifesto se lo amate o no ».
- La carne e il mondo poi tentano anch'essi, ma strumentalmente o materialmente: in quanto cioè si può conoscere quale sia una persona dal fatto che asseconda o respinge le voglie della carne, e dal fatto che disprezza le cose prospere e avverse del mondo; e di queste cose si serve anche il diavolo per tentare.
1. Così resta sciolta anche la prima obiezioni.
2. I demoni conoscono ciò che accade esteriormente agli uomini, ma l'intimo stato dell'uomo, per cui alcuni sono più inclini a un vizio che a un altro, lo conosce solo Dio, « che scruta gli spiriti » [ Pr 16,2 ].
E per questo motivo il diavolo tenta cercando di esplorare l'intimo stato dell'uomo, per poterlo poi spingere a quel vizio verso cui è più inclinato.
3. Sebbene il demonio non possa esercitare un influsso diretto sulla volontà, come si vide a suo tempo [ q. 111, aa. 3,4 ], può tuttavia esercitarlo sulle potenze inferiori dell'uomo dalle quali la volontà, pur restando libera, viene però inclinata.