Summa Teologica - I |
In 2 Sent., d. 15, q. 1, a. 2; C. G., III, c. 82; De Verit., q. 5, a. 9; Comp. Theol., c. 127
Pare che i corpi celesti non siano causa di quanto compiono quaggiù i corpi inferiori.
1. Il Damasceno [ De fide orth. 2,7 ] dice: « Per conto nostro noi diciamo che essi », cioè i corpi celesti, « non sono causa di quanto avviene quaggiù, né della corruzione di quanto si corrompe, ma sono piuttosto segni delle piogge e del cambiamento del tempo ».
2. A produrre un effetto bastano il principio agente e la materia.
Ma nei corpi inferiori c'è la materia quale principio passivo, ed esistono pure degli agenti contrari, quali il caldo e il freddo e altri simili.
Per spiegare quindi i fenomeni che avvengono sulla terra non è necessario attribuire una causalità ai corpi celesti.
3. L'agente deve produrre cose consimili.
Ma noi vediamo che tutti i fenomeni che si verificano sulla terra sono fenomeni di riscaldamento o di raffreddamento, di umidificazione o di essiccazione e di altre simili alterazioni che non si trovano nei corpi celesti.
Quindi i corpi celesti non sono causa dei fenomeni che avvengono quaggiù.
4. Al dire di S. Agostino [ De civ. Dei 5,6 ], « niente è più corporeo del sesso dei corpi ».
Ma il sesso non è causato dai corpi celesti: e segno di ciò può essere il fatto che di due gemelli nati sotto la medesima costellazione talvolta uno è maschio e l'altro è femmina.
Quindi i corpi celesti non sono causa di quanto avviene quaggiù.
S. Agostino [ De Trin. 3,4.9 ] dice: « I corpi di materia più spessa e di grado inferiore sono retti gerarchicamente dai corpi di materia più sottile e di maggiore energia ».
E Dionigi [ De div. nom. 4 ]: « La luce del sole coopera alla generazione dei corpi sensibili e li muove alla vita, li nutre, li fa crescere e li perfeziona ».
Dato che ogni pluralità deriva dall'unità, e d'altra parte ciò che è immobile è uniforme mentre ciò che è mobile è multiforme, bisogna pensare che in tutta la natura ogni moto proceda da un principio immobile.
Per conseguenza, quanto più un ente è immobile, tanto maggiormente è causa dell'ente più mobile.
Ma fra tutti i corpi i più immobili sono i corpi celesti, essendo essi dotati del solo moto locale.
Quindi i moti dei corpi inferiori, che sono vari e multiformi, si riconducono come alla loro causa al moto dei corpi celesti.
1. Le parole del Damasceno vanno prese nel senso che i corpi celesti non sono la causa prima della generazione e della corruzione degli esseri terrestri, come affermavano coloro che ritenevano dèi i corpi celesti.
2. Nei corpi inferiori non si trovano altri princìpi attivi al di fuori delle qualità attive degli elementi, quali sono il caldo e il freddo e altre qualità del genere.
Ora, se fosse vero che le forme sostanziali dei corpi inferiori non si diversificano se non in base a tali accidenti - princìpi dei quali per gli antichi Fisici sarebbero state la rarefazione e la densità -, non ci sarebbe bisogno di altri princìpi attivi al di sopra dei corpi inferiori, ma basterebbero essi ad agire.
Senonché, a chi ben rifletta, appare evidente che tali accidenti non sono altro che disposizioni della materia in ordine alle forme sostanziali.
Ma la materia da sola non è in grado di agire.
Quindi è necessario porre qualche principio attivo al di sopra di queste disposizioni della materia.
E così i Platonici posero le forme separate, e dissero che i corpi inferiori acquistano le forme sostanziali per una partecipazione di esse.
- Ma tale partecipazione non basta.
Poiché le forme separate, essendo concepite come immobili, dovrebbero dare delle operazioni sempre uniformi, e quindi non ci dovrebbe essere alcuna variazione nella generazione e nella corruzione dei corpi inferiori: il che è inammissibile.
Per cui il Filosofo [ De gen. et corr. 2,10 ] sostiene la necessità di porre un principio attivo mobile, il quale con la sua presenza e assenza causi le variazioni nella generazione e corruzione dei corpi inferiori.
E questo principio è costituito dai corpi celesti.
Per conseguenza tutto ciò che nel mondo dei corpi inferiori ha un'attività generativa, muove alla produzione della specie come strumento di un corpo celeste: e in base a ciò il Filosofo [ Phys. 2,2 ] può dire che « l'uomo è generato dall'uomo e dal sole ».
3. I corpi celesti sono simili ai corpi inferiori non nella specie, ma perché contengono nella loro virtù universale tutto ciò che viene generato nei corpi inferiori: nel modo stesso cioè in cui diciamo che tutte le cose sono simili a Dio.
4. L'influsso dei corpi celesti è ricevuto in modo diverso dai corpi inferiori secondo la diversa disposizione della materia.
Ora, può accadere che la materia di un concepimento umano non sia disposta del tutto al sesso maschile, cosicché in parte diviene maschile e in parte femminile.
E S. Agostino [ De civ. Dei 5,6 ] porta questo fatto quale argomento per rigettare la divinazione basata sull'astrologia: infatti l'influsso degli astri varia nei corpi inferiori secondo la diversa disposizione della materia.