Summa Teologica - I |
In 2 Sent., d. 18, q. 2, a. 3; C. G., II, c. 86; De Pot., q. 3, a. 11; Quodl., 9, q. 5, a. 1
Pare che l'anima sensitiva non si trasmetta mediante il seme, ma sia creata da Dio.
1. Ogni sostanza perfetta non composta di materia e forma, se comincia a esistere viene all'esistenza per creazione, non per generazione: poiché tutto ciò che è generato è generato dalla materia.
Ma l'anima sensitiva è una sostanza perfetta, altrimenti non potrebbe muovere il corpo; ed essendo forma del corpo non è composta di materia e forma.
Quindi viene all'esistenza per creazione, non per generazione.
2. Negli esseri viventi il principio della generazione risiede nella potenza generativa, e questa, appartenendo alle potenze dell'anima vegetativa, sta al di sotto dell'anima sensitiva.
Ma nessun essere agisce al di là della propria specie.
Quindi l'anima sensitiva non può essere causata dalla potenza generativa dell'animale.
3. Il generante tende a generare un essere consimile, per cui è necessario che la forma del generato si trovi in atto nella causa generante.
Ma l'anima sensitiva non si trova in atto nel seme, né tutta né in parte: poiché ogni parte dell'anima sensitiva si trova soltanto in una corrispondente parte del corpo, e invece nel seme non si trova una determinata parte del corpo, non esistendo parte alcuna del corpo che non sia formata dal seme e per virtù del seme.
Quindi l'anima sensitiva non è causata dal seme.
4. Posto che nel seme si trovi un principio attivo dell'anima sensitiva, esso, una volta generato l'animale, o perdura o viene a estinguersi.
Ma esso non può perdurare.
Perché o si identificherebbe con l'anima sensitiva dell'animale generato, o sarebbe qualcosa di diverso.
Ma la prima ipotesi è impossibile, perché si avrebbe l'identificazione del generante col generato, del producente col prodotto.
E ugualmente impossibile è la seconda poiché, come fu dimostrato [ q. 76, a. 4 ], in un animale non vi è che un unico principio formale, cioè l'unica sua anima.
- D'altra parte è impossibile che non abbia a perdurare: perché allora si avrebbe un agente che agisce per distruggere se stesso, il che è assurdo.
Quindi l'anima sensitiva non può essere causata dal seme.
La virtù che è nel seme sta agli animali generati dal seme come la virtù che si trova negli elementi sta agli animali prodotti dagli elementi, quali sono quelli originati dalla putrefazione.
Ma le anime di questi animali sono prodotte dalle virtù che sono negli elementi, come si arguisce da quelle parole [ Gen 1,20 ]: « Producano le acque animali viventi striscianti ».
Quindi anche le anime degli animali generati dal seme sono prodotte dalla virtù che è nel seme.
Alcuni pensarono che le anime sensitive degli animali siano create da Dio.
E questa opinione potrebbe essere accettata se l'anima sensitiva fosse una realtà sussistente, dotata di esistenza e di attività autonome.
In tal caso infatti, avendo esistenza e operazioni di per sé, dovrebbe anche essere prodotta di per sé.
E poiché una realtà semplice e sussistente non potrebbe essere prodotta altro che per creazione, si dovrebbe concludere che l'anima sensitiva viene all'esistenza per creazione.
Tuttavia questo presupposto, che cioè l'anima sensitiva abbia un'esistenza e un agire autonomi, è falso, come è evidente da quanto si disse in precedenza [ q. 75, a. 3 ]: se infatti così fosse, essa non dovrebbe perire con la distruzione del corpo.
Non essendo dunque una forma sussistente, essa si comporta nell'esistere alla maniera delle altre forme corporee, alle quali non compete un'esistenza autonoma, ma che vengono dette esistere solo in quanto, per mezzo di esse, esistono i composti sussistenti.
Quindi anche il divenire compete solo a tali composti.
E poiché il generante è simile al generato, è necessario che tanto l'anima sensitiva quanto le altre forme affini ricevano naturalmente l'esistenza da agenti corporei atti a mutare la materia dalla potenza all'atto, mediante una virtù corporea esistente in essi.
Ora, quanto più un agente è forte, tanto più largo è il suo raggio d'azione: come quanto più un corpo è caldo, tanto più lontano spinge il suo calore.
I corpi non viventi dunque, che occupano l'infimo grado nella natura, possono generare un effetto consimile solo direttamente, senza strumenti intermedi; come il fuoco genera direttamente dell'altro fuoco.
I corpi viventi invece, avendo una maggiore potenza, possono generare sia direttamente, sia servendosi di realtà intermedie.
Agiscono direttamente nel processo nutritivo, in cui la carne genera altra carne; si servono invece di realtà intermedie nell'atto della generazione: poiché l'anima del generante comunica una certa virtù attiva al seme dell'animale o della pianta, come fa l'agente principale che imprime l'impulso allo strumento.
E come l'effetto viene attribuito indifferentemente allo strumento e all'agente principale, così è indifferente dire che l'anima del generato è causata dall'anima del generante, o dalla virtù derivata da essa e racchiusa nel seme.
1. L'anima sensitiva non è una sostanza completa di per sé sussistente.
Ciò è stato già dimostrato [ q. 75, a. 3 ] e non è necessario ripeterlo.
2. La potenza generativa non genera solamente per virtù propria, ma in virtù di tutta l'anima, di cui è una facoltà.
Quindi la potenza generativa di una pianta genera una pianta e quella di un animale un animale.
Quanto più infatti l'anima è perfetta, tanto più la sua virtù generativa è ordinata a un effetto di maggiore perfezione.
3. La potenza attiva racchiusa nel seme e che proviene dall'anima del generante è come un impulso dell'anima stessa del generante, ma non è attualmente l'anima, né una sua parte: allo stesso modo in cui nella sega o nell'ascia non vi è attualmente la forma del letto, ma l'impulso a tale forma.
Quindi non è necessario che tale potenza attiva abbia un determinato organo in atto, ma essa è racchiusa nello spirito vitale incluso nel seme, il quale è appunto spumoso, come attesta la sua bianchezza.
E in tale spirito è contenuto pure un certo calore derivato dalla virtù dei corpi celesti poiché, come si è detto [ q. 115, a. 3, ad 2 ], gli agenti inferiori agiscono in ordine alla specie anche in virtù di essi.
E proprio perché in tale spirito la virtù dell'anima si incontra con la virtù celeste, si suol dire che « l'uomo è generato dall'uomo e dal sole » [ Phys. 2,2 ].
Invece il calore degli elementi funge da strumento rispetto alla virtù generativa dell'anima, come pure rispetto alla sua virtù nutritiva, secondo quanto insegna Aristotele [ De anima 2,4 ].
4. Negli animali perfetti, che sono generati dal rapporto sessuale, la virtù attiva, stando a quanto insegna il Filosofo [ De gen. animal. 2, cc. 3,4 ], risiede nel seme del maschio, mentre dalla femmina è somministrata la materia del feto.
Ora, in tale materia vi è subito, fin da principio, l'anima vegetativa, non in atto secondo, ma in atto primo, come l'anima sensitiva in chi dorme.
Quando invece essa inizia ad attrarre l'alimento, allora agisce già attualmente.
Tale materia dunque subisce una trasmutazione grazie alla virtù racchiusa nel seme del maschio, fino a che non raggiunge l'atto dell'anima sensitiva: non però nel senso che la virtù presente nel seme passi a diventare l'anima sensitiva, poiché in tal caso il generante e il generato verrebbero a essere la stessa cosa, e il processo avrebbe più carattere di nutrizione e di crescita che non di generazione, come osserva il Filosofo [ De gen. et corr. 1,5 ].
Quando però, in virtù del principio attivo del seme, si è prodotta nel generato l'anima sensitiva quanto a una sua parte principale, allora l'anima sensitiva della prole comincia ad agire in ordine al compimento del proprio corpo, mediante gli atti della nutrizione e dello sviluppo.
- La virtù attiva del seme poi cessa di esistere una volta che si sia dissolto il seme e sia svanito lo spirito in esso racchiuso.
E in questo fatto non vi è nulla di anormale, poiché tale virtù non è un agente principale, ma strumentale, e d'altra parte la mozione dello strumento cessa quando l'effetto è già stato prodotto nell'essere.