Summa Teologica - I |
Supra, q. 90, a. 2; In 2 Sent., d. 18, q. 2, a. 1; C. G., II, cc. 86, 88, 89; De Pot., q. 3, a. 9; Quodl., 11, q. 5, ad 1, 4; 12, q. 7, a. 2; Comp. Theol., c. 93; In Rom., c. 5, lect. 3
Pare che l'anima intellettiva sia causata dal seme.
1. Sta scritto [ Gen 46,26 ]: « Dal femore di Giacobbe uscirono in tutto sessantasei anime ».
Ma nulla esce dal femore di un uomo se non in quanto è causato dal seme.
Quindi l'anima intellettiva è causata dal seme.
2. Come si è dimostrato [ q. 76, a. 3 ], nell'uomo vi è sostanzialmente un'unica e identica anima, che è insieme intellettiva, sensitiva e nutritiva.
Ma nell'uomo l'anima sensitiva è generata dal seme, come negli altri animali: per cui anche il Filosofo [ De gen. animal. 2,3 ] insegna che non si produce insieme l'animale e l'uomo, ma prima si produce l'animale con l'anima sensitiva.
Quindi anche l'anima intellettiva è causata dal seme.
3. Unico deve essere l'agente di quell'atto che ha di mira la forma e la materia: altrimenti dalla forma e dalla materia non risulterebbe un essere dotato di unità essenziale.
Ma l'anima intellettiva è la forma del corpo umano, il quale è causato dalla virtù del seme.
Quindi anche l'anima intellettiva sarà causata dalla virtù del seme.
4. L'uomo genera un suo simile secondo la specie.
Ma la specie umana è costituita dall'anima razionale.
Quindi l'anima razionale procede dal generante.
5. È assurdo affermare che Dio coopera al peccato.
Ma se le anime razionali fossero create da Dio, Dio coopererebbe con gli adulteri, dal cui illecito rapporto qualche volta nasce la prole.
Quindi le anime razionali non sono create da Dio.
Si legge nel De Ecclesiasticis Dogmatibus [ 14 ]: « Le anime razionali non sono prodotte dal rapporto sessuale ».
È impossibile che la virtù attiva della materia possa arrivare a produrre un effetto immateriale.
Ora, è evidente che il principio intellettivo dell'uomo è un principio che trascende la materia: ha infatti un'operazione indipendente dal corpo.
Quindi è impossibile che la virtù del seme possa produrre il principio intellettivo.
Inoltre la virtù del seme agisce in virtù dell'anima del generante in quanto questa è atto del corpo e usa il corpo nel suo agire.
Ma nelle operazioni dell'intelletto il corpo rimane estraneo.
Quindi la virtù del principio intellettivo, in quanto è intellettivo, non può influire sul seme.
E per questo il Filosofo [ l. cit. ] dice: « Rimane che l'intelletto solo viene dal di fuori ».
Infine, avendo l'anima intellettiva una sua operazione specifica indipendente dal corpo, essa è sussistente, come si è dimostrato [ q. 75, a. 2 ]: e così le è dovuto un esistere e un divenire autonomi.
Trattandosi poi di una sostanza immateriale, essa non può essere causata per generazione, ma solo per creazione da parte di Dio.
Sostenere quindi che l'anima intellettiva è causata dal generante equivale a sostenere che essa non è sussistente, e che per conseguenza si corrompe alla corruzione del corpo.
È perciò eretico affermare che l'anima intellettiva viene trasmessa con il seme.
1. Nel testo citato è presa per sineddoche la parte per il tutto, cioè l'anima per tutto l'uomo.
2. Alcuni ritennero che le azioni vitali costatabili nell'embrione non provengano dall'anima di questo, ma dall'anima della madre, oppure dalla virtù plasmatrice del seme.
- Ma le due supposizioni sono false: infatti le azioni vitali, come il sentire, il nutrirsi e il crescere, non possono provenire da un principio estrinseco.
Quindi bisogna ammettere che nell'embrione preesiste già l'anima, prima nutritiva, poi sensitiva e infine intellettiva.
Altri dicono dunque che dopo l'anima vegetativa, presente fin da principio, sopraggiunge un'altra anima, cioè la sensitiva, e dopo questa un'altra ancora, cioè l'intellettiva.
E così nell'uomo vi sarebbero tre anime, di cui l'una sarebbe in potenza all'altra.
- Ma anche questa posizione è stata confutata in precedenza [ q. 76, a. 3 ].
Quindi altri affermano che la medesima anima, che da principio era soltanto vegetativa, in seguito, per l'azione della virtù del seme, è condotta a diventare anche sensitiva; e infine è portata a diventare anima intellettiva, non già per la virtù attiva del seme, ma per la virtù di un agente superiore, cioè di Dio, che dal di fuori verrebbe a illuminarla.
E questa sarebbe la ragione per cui il Filosofo [ l. cit. ] afferma che l'intelletto viene dal di fuori.
- Ma tutto ciò non regge.
Primo, perché nessuna forma sostanziale è suscettibile di aumento e di diminuzione, ma l'aggiunta di una perfezione maggiore muta la specie, come l'aggiunta di un'unità muta la specie del numero.
Ora, non è possibile che un'unica e medesima forma appartenga a specie diverse.
- Secondo, perché ne seguirebbe che la generazione animale sarebbe un moto continuo, procedente da ciò che è imperfetto a ciò che è perfetto, come accade nell'alterazione.
- Terzo, perché la generazione dell'uomo o dell'animale non sarebbe più una generazione in senso stretto, dato che il loro soggetto sarebbe già in atto.
Ammesso infatti che nella materia della prole vi sia fin da principio l'anima vegetativa, e che poi a poco a poco questa venga portata a uno stato più perfetto, si avrebbe sempre l'aggiunta di una perfezione seguente senza la distruzione della precedente.
E ciò è contro il concetto di generazione in senso stretto.
- Quarto, perché ciò che verrebbe causato da Dio o è qualcosa di sussistente, e allora dovrebbe essere essenzialmente diverso dalla forma preesistente, che non ha sussistenza, e si ricadrebbe nell'opinione di coloro che ammettono una pluralità di anime nel corpo; o non sarebbe qualcosa di sussistente, ma un certo perfezionamento dell'anima preesistente: e allora l'anima intellettiva verrebbe a subire la corruzione del corpo, il che è inammissibile.
Vi sarebbe poi anche un altro punto di vista, quello cioè di coloro che ammettono un solo intelletto per tutti gli uomini, ma esso è stato già confutato sopra [ q. 76, a. 2 ].
Dobbiamo perciò concludere che tanto nell'uomo quanto negli altri animali, al sopraggiungere della forma più perfetta si opera la corruzione della forma precedente, poiché la generazione di una cosa implica sempre la corruzione di un'altra: in modo però che la forma seguente abbia tutte le perfezioni della precedente, e qualcosa in più.
E così, attraverso varie generazioni e corruzioni, si giunge all'ultima forma sostanziale, tanto nell'uomo quanto negli altri animali.
E ciò appare anche sensibilmente negli animali generati dalla putrefazione.
Quindi bisogna affermare che l'anima intellettiva è creata da Dio al termine della generazione umana, con la scomparsa delle forme preesistenti, e che essa è insieme sensitiva e nutritiva.
3. L'argomento vale per agenti diversi non ordinati tra loro.
Se però i vari agenti sono ordinati tra loro nulla impedisce che la virtù dell'agente superiore giunga fino all'ultima forma, mentre la virtù degli agenti inferiori raggiunge solo una certa disposizione della materia: come nella generazione dell'animale la virtù del seme dispone la materia, mentre la virtù dell'anima dà la forma.
È chiaro poi, da quanto si è detto in precedenza [ q. 105, a. 5; q. 110, a. 1 ], che tutta la natura corporea agisce come strumento delle potenze spirituali, e specialmente di Dio.
Quindi nulla impedisce che la formazione del corpo dipenda da una potenza corporea, e l'anima intellettiva sia invece prodotta soltanto da Dio.
4. L'uomo genera un suo simile per il fatto che la virtù del suo seme dispone la materia alla ricezione di tale forma.
5. Nell'operato degli adulteri quanto viene dalla natura è buono: e a ciò Dio coopera.
Quanto invece è effetto del piacere disordinato è cattivo: e a ciò Dio non coopera.