Summa Teologica - I-II

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Articolo 1 - Se il consenso sia l'atto di una potenza appetitiva o conoscitiva

Infra, q. 74, a. 7, ad 1

Pare che acconsentire spetti soltanto alla parte conoscitiva dell'anima.

Infatti:

1. S. Agostino [ De Trin. 12,12.17 ] attribuisce il consenso alla ragione superiore.

Ma il termine ragione indica una facoltà conoscitiva.

Quindi acconsentire spetta a una potenza conoscitiva.

2. Acconsentire equivale a sentire insieme.

Ora, il sentire è l'atto di una facoltà conoscitiva.

Quindi anche l'acconsentire.

3. Assentire indica adesione dell'intelletto a una cosa; e così pure acconsentire.

Ma l'assentire è un atto dell'intelligenza, che è una facoltà conoscitiva.

Quindi anche l'acconsentire è l'atto di una facoltà conoscitiva.

In contrario:

Il Damasceno [ De fide orth. 2,22 ] insegna che « se uno giudica senza amare, non vi è sentenza », cioè consenso.

Ma l'amare spetta a una potenza appetitiva.

Quindi anche l'acconsentire.

Dimostrazione:

L'acconsentire implica l'idea di applicazione dei sensi a qualcosa.

Ora, è proprio dei sensi conoscere le cose presenti: infatti l'immaginativa apprende le immagini delle realtà materiali anche nella loro assenza, e l'intelletto considera le ragioni universali, che può apprendere indifferentemente alla presenza o nell'assenza dei singolari.

E poiché l'atto della potenza appetitiva è una certa inclinazione verso le cose, l'applicazione della potenza alle cose mediante l'adesione viene denominata senso [ o sentimento ] in forza di una certa analogia, come per esprimere una certa esperienza dell'oggetto a cui la potenza aderisce, mediante la sua compiacenza verso di esso.

Per cui sta scritto [ Sap 1,1 Vg ]: « Sperimentate il Signore nell'amore ».

E sotto questo aspetto acconsentire è l'atto di una facoltà appetitiva.

Analisi delle obiezioni:

1. Come scrive Aristotele [ De anima 3,9 ], « la volontà è nella ragione ».

Quando perciò S. Agostino attribuisce il consenso alla ragione, prende il termine ragione in quanto include la volontà.

2. Sentire in senso proprio è della facoltà conoscitiva, ma per una certa analogia fondata sull'esperienza si dice dell'appetitiva, come si è spiegato [ nel corpo ].

3. Assentire è come sentire ad, cioè in rapporto a un'altra cosa: e ciò comporta una certa distanza dall'oggetto a cui si dà l'assenso.

Invece acconsentire equivale a sentire insieme: e ciò comporta una certa unione con la cosa a cui si acconsente.

Quindi la volontà, che si muove verso le cose, propriamente dà il consenso; invece l'intelletto, la cui operazione non ha tale movimento, ma piuttosto quello contrario, come si è visto nella Prima Parte [ q. 16, a. 1; q. 27, a. 4; q. 59, a. 2 ], più propriamente dà l'assenso: sebbene si usi anche un termine per l'altro.

- Si può anche rispondere che l'intelletto dà l'assenso in quanto è mosso dalla volontà.

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