Summa Teologica - I-II |
I, q. 81, a. 3; infra, q. 56, a. 4, ad 3; q. 58, a. 2; De Verit., q. 25, a. 4; De Virt., q. 1, a. 4
Pare che gli atti dell'appetito sensitivo non possano essere comandati.
1. L'Apostolo [ Rm 7,15 ] scrive: « Non faccio il bene che voglio »: e la Glossa [ ord. ] spiega che l'uomo non vuole la concupiscenza, e tuttavia la sente.
Ora, l'atto della concupiscenza è un atto dell'appetito sensitivo.
Quindi gli atti dell'appetito sensitivo non sottostanno al nostro comando.
2. Come si è visto nella Prima Parte [ q. 65, a. 4; q. 91, a. 2; q. 110, a. 2 ], la materia corporea obbedisce soltanto a Dio nelle sue trasmutazioni di forma.
Ma gli atti dell'appetito sensitivo comportano una certa trasmutazione di forma nel corpo, cioè il caldo o il freddo.
Quindi gli atti dell'appetito sensitivo non sono sottoposti al comando dell'uomo.
3. L'oggetto che propriamente muove l'appetito sensitivo viene appreso dai sensi o dall'immaginazione.
Ma non sempre è in nostro potere apprendere gli oggetti con i sensi o con l'immaginazione.
Quindi gli atti dell'appetito sensitivo non sottostanno al nostro comando.
S. Gregorio Nisseno [ Nemesio, De nat. hom. 16 ] scrive che « quanto obbedisce alla ragione si divide in concupiscibile e irascibile », facoltà appartenenti all'appetito sensitivo.
Quindi l'appetito sensitivo è soggetto al comando della ragione.
Un atto sottostà al nostro comando in quanto è in nostro potere, come si è già detto [ a. 5, s.c. ].
Quindi, per comprendere in che modo gli atti dell'appetito sensitivo sono sottoposti al comando della ragione, bisogna considerare in che modo sono in nostro potere.
Ora, va tenuto presente che l'appetito sensitivo differisce da quello intellettivo, o volontà, per il fatto che, a differenza della volontà, è la facoltà di un organo corporeo.
Ora, qualsiasi atto di una facoltà organica non dipende soltanto dalla potenza dell'anima, ma anche dalle disposizioni dell'organo: come la vista dipende dalla potenza visiva e dalle qualità dell'occhio, da cui è agevolata o impedita.
Quindi gli atti dell'appetito sensitivo non dipendono solo dalla potenza appetitiva, ma anche dalle disposizioni del corpo.
Ora, ciò che ha attinenza con le potenze dell'anima segue la conoscenza.
Essendo d'altra parte la conoscenza dell'immaginativa di carattere particolare, essa è regolata dalla conoscenza universale della ragione, come una virtù attiva particolare viene regolata dalla virtù attiva universale.
Quindi, da questo lato, l'appetito sensitivo sottostà al comando della ragione.
- Invece le qualità e le disposizioni del corpo non sottostanno al comando della ragione.
Per cui da quest'altro lato il moto dell'appetito sensitivo viene impedito dal sottostare pienamente al comando della ragione.
Si può avere poi talvolta l'eccitazione improvvisa di un moto dell'appetito sensitivo non appena avuta la percezione della fantasia o dei sensi.
E allora quel moto è estraneo al comando della ragione: sebbene potesse essere impedito se la ragione lo avesse previsto.
Quindi il Filosofo [ Polit. 1,2 ] insegna che la ragione presiede all'irascibile e al concupiscibile non « mediante un dominio dispotico », qual è quello del padrone sullo schiavo, ma « mediante un dominio politico o regale », qual è quello su uomini liberi, che non sottostanno pienamente al comando.
1. Il fatto che l'uomo senta la concupiscenza, che pure non vorrebbe, dipende dalle disposizioni del corpo, che impediscono all'appetito sensitivo di seguire totalmente il comando della ragione.
Infatti l'Apostolo aggiunge: « Vedo un'altra legge nelle mie membra che fa guerra alla legge della mia mente ».
- E ciò avviene pure, come si è spiegato [ nel corpo ], a causa dei moti improvvisi della concupiscenza.
2. Due sono i rapporti di una qualità fisica con l'appetito sensitivo.
Primo, come antecedente: in quanto uno è disposto fisicamente a questa o a quell'altra passione.
Secondo, come conseguente: se uno, p. es., si riscalda per l'ira.
La qualità antecedente dunque non sottostà al comando della ragione: poiché dipende o dalla natura o da una mozione precedente, che non può subito cessare.
La qualità conseguente invece segue il comando della ragione: poiché segue il moto del cuore, che varia secondo i diversi atti dell'appetito sensitivo.
3. Non è in nostro potere apprendere qualcosa con i sensi quando è assente l'oggetto perché la percezione dei sensi richiede l'oggetto sensibile esterno, la cui presenza non è sempre in nostro potere.
Ma con tale presenza l'uomo può usare i sensi quando vuole, purché non trovi ostacoli da parte dell'organo.
- La percezione della fantasia invece è subordinata alla ragione secondo la forza o la debolezza della potenza immaginativa.
Che infatti l'uomo non possa immaginare le cose che la ragione considera dipende o dal fatto che sono cose non immaginabili, come gli esseri incorporei, oppure dalla debolezza della potenza immaginativa, connessa con una indisposizione organica.
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