Summa Teologica - I-II |
II-II, q. 148, a. 1, ad 3; III, q. 15, a. 2, ad 1; q. 19, a. 2; In 2 Sent., d. 20, q. 1, a. 2, ad 3; De Verit., q. 13, a. 4; Quodl., 4, q. 11, a. 1
Pare che gli atti dell'anima vegetativa siano soggetti al comando nella ragione.
1. Le potenze sensitive sono più nobili delle potenze dell'anima vegetativa.
Ma le potenze dell'anima sensitiva sono soggette al comando della ragione.
Molto più quindi lo saranno quelle dell'anima vegetativa.
2. L'uomo viene chiamato « microcosmo » [ Arist., Phys. 8,2 ] per il fatto che l'anima sta al corpo come Dio sta al mondo.
Ora Dio, con la sua presenza, fa in modo che tutte le cose esistenti nel mondo obbediscano al suo comando.
Quindi tutte le cose esistenti nell'uomo obbediscono al comando della ragione, comprese le potenze dell'anima vegetativa.
3. La lode e il biasimo riguardano i soli atti soggetti al comando della ragione.
Ma gli atti della nutrizione e della generazione sono passibili di lode e di biasimo, di virtù e di vizio: come è evidente nel caso della gola e della lussuria, e delle virtù opposte.
Quindi gli atti di queste potenze sono soggetti al comando della ragione.
S. Gregorio Nisseno [ Nemesio, De nat. hom. 22 ] afferma che « le facoltà nutritiva e generativa non sono docili alla ragione ».
Ci sono degli atti che derivano dall'appetito naturale e altri che derivano dall'appetito animale, o da quello intellettivo: infatti ogni agente ha a suo modo l'appetito del fine.
Ora, l'appetito naturale non dipende, come quello animale e quello intellettivo, da una qualche conoscenza.
D'altra parte la ragione comanda come facoltà conoscitiva.
Quindi possono essere comandati dalla ragione gli atti che derivano dall'appetito intellettivo o da quello animale, ma non quelli che derivano dall'appetito naturale.
Ora, tali sono gli atti dell'anima vegetativa: per cui S. Gregorio Nisseno [ l. cit. ] può scrivere che « è chiamato naturale il principio generativo e nutritivo ».
Quindi gli atti dell'anima vegetativa non sottostanno al comando della ragione.
1. Quanto più un atto è immateriale, tanto più è nobile e tanto più è soggetto al comando della ragione.
Quindi il fatto stesso che le potenze dell'anima vegetativa non obbediscano alla ragione dimostra che tali potenze sono le più basse.
2. La similitudine è da prendersi da un certo punto di vista, cioè in base al fatto che l'anima muove il corpo come Dio muove il mondo.
Ma non vale in tutto e per tutto: infatti l'anima non ha creato il corpo dal nulla, come invece Dio ha fatto con il mondo, il quale perciò sottostà pienamente al suo comando.
3. La virtù e il vizio, la lode e il biasimo non sono dovuti agli atti delle potenze nutritiva e generativa, che sono la digestione e la formazione del corpo umano, ma agli atti della parte sensitiva ordinati alla generazione e alla nutrizione: p. es. al desiderio dei piaceri della gola o sessuali, e all'uso lecito o illecito di essi.
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