Summa Teologica - I-II |
Infra, q. 73, a. 7; In 4 Sent., d. 16, q. 3, a. 2, sol. 3; De Malo, q. 2, a. 7
Pare che ogni circostanza incidente sulla bontà o sulla malizia dia all'atto una nuova specie.
1. La bontà e la malizia sono differenze specifiche degli atti morali.
Quindi ciò che produce una differenza nella bontà o nella malizia di un atto morale produce una differenza specifica.
Ma ciò che aggiunge bontà o malizia a un atto produce una differenza nella sua bontà o malizia.
Quindi produce una differenza specifica.
E così ogni circostanza che accresce la bontà o la malizia di un atto ne costituisce la specie.
2. La circostanza dell'atto possiede o non possiede un'intrinseca bontà o malizia.
Se non la possiede non può aggiungere nulla alla bontà o alla malizia dell'atto: poiché ciò che non è buono non può rendere migliori altre cose, e ciò che non è cattivo non può renderle peggiori.
Se invece ha in se stesso un'intrinseca bontà o malizia, per ciò stesso ha una specie nel bene o nel male.
Quindi ogni circostanza che accresce la bontà o la malizia [ di un atto ] produce una nuova specie di bontà o di malizia.
3. Secondo Dionigi [ De div. nom. 4 ] « il male viene causato dai singoli difetti ».
Ma qualsiasi circostanza che accresce la malizia ha uno speciale difetto.
Quindi qualsiasi circostanza aggiunge una nuova specie di peccato.
E per lo stesso motivo qualsiasi elemento che accresce la bontà di un atto aggiunge una nuova specie di bene: come qualsiasi unità aggiunta a un numero produce una nuova specie nel numero, poiché il bene consiste « nel numero, nel peso e nella misura ».
Il più e il meno non producono diversità di specie.
Ma il più e il meno sono circostanze che danno un accrescimento di bontà o di malizia.
Quindi non ogni circostanza che accresca la bontà o la malizia dà all'atto morale una nuova specie di bontà o di malizia.
Come si è visto [ a. 10 ], una circostanza può determinare la bontà o la malizia specifica di un atto morale se dice rapporto a uno speciale ordine della ragione.
Ma alcune circostanze non dicono rapporto all'ordine della ragione nel bene o nel male se non in connessione con altre circostanze da cui l'atto morale desume la sua bontà o malizia specifica.
Come prendere della roba in quantità piccola o grande riguarda l'ordine della ragione nel bene o nel male solo in connessione a un'altra circostanza dalla quale l'atto riceve la sua bontà o malizia: nel caso il fatto che la roba presa è di altri, il che ripugna alla ragione.
Per cui il prendere la roba altrui in grande o piccola quantità non diversifica la specie del peccato.
Tuttavia può aggravare o diminuire la colpa.
E lo stesso si dica per gli altri casi di malizia o di bontà.
Quindi non tutte le circostanze che accrescono la bontà o la malizia conferiscono all'atto morale una diversa moralità specifica.
1. Nelle cose passibili di potenziamento e di diminuzione la differenza di potenziamento o di diminuzione non fa mutare la specie: come il soggetto che subisce variazioni nella bianchezza non cambia specie di colore.
E così pure non produce differenza specifica nell'atto morale la variazione in intensità del bene o del male.
2. La circostanza che aggrava il peccato, o che accresce la bontà dell'atto, talora non possiede una determinata bontà o malizia in se stessa, ma solo in ordine a un'altra condizione dell'atto, come si è spiegato [ nel corpo ].
Quindi non conferisce una nuova specie, ma accresce la bontà o la malizia derivanti da un'altra condizione dell'atto.
3. Alcune circostanze non implicano un difetto particolare per se stesse, ma solo in ordine ad altri elementi.
E similmente non sempre aggiungono una nuova perfezione se non in rapporto ad altre circostanze.
Sebbene quindi accrescano la bontà o la malizia, non sempre mutano la specie del bene o del male.
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