Summa Teologica - I-II |
In 1 Sent., d. 48, q. 1, aa. 3, 4; De Verit., q. 23, a. 8
Pare che la volontà umana non debba sempre conformarsi alla volontà divina nel suo oggetto.
1. Noi non possiamo volere ciò che ignoriamo, poiché l'oggetto della volontà consiste nel bene conosciuto.
Ma noi ignoriamo nella maggior parte dei casi ciò che Dio vuole.
Quindi la volontà umana non può conformarsi all'oggetto della volontà divina.
2. Dio vuole la dannazione di qualcuno, di cui egli prevede la morte in peccato mortale.
Se dunque l'uomo fosse tenuto a conformare la sua volontà a ciò che Dio vuole, sarebbe tenuto a volere la propria dannazione.
Il che è inammissibile.
3. Nessuno è tenuto a volere una cosa che è contro la pietà.
Ma se un uomo volesse ciò che Dio vuole, qualche volta ciò sarebbe contro la pietà [ filiale ]: quando p. es. Dio vuole la morte di un padre di famiglia, se il figlio volesse la stessa cosa andrebbe contro la pietà [ filiale ].
Quindi l'uomo non è tenuto a conformare la propria volontà con quanto costituisce l'oggetto del volere di Dio.
Illustrando l'espressione del Salmo [ Sal 33,1 ]: « Ai retti si addicela lode », la Glossa [ ord. di Agost. ] dice: « Ha il cuore retto chi vuole ciò che vuole Dio ».
Ora, chiunque è tenuto ad avere il cuore retto.
Quindi chiunque è tenuto a volere ciò che Dio vuole.
2. La forma della volizione, come anche quella di qualsiasi atto, deriva dall'oggetto.
Se quindi l'uomo è tenuto a conformare la sua volontà a quella divina, ne segue che è tenuto a conformarla con l'oggetto di essa.
3. Il contrasto delle volontà consiste nel fatto che gli uomini vogliono cose diverse.
Ma chiunque ha una volontà contrastante con quella divina ha una volontà cattiva.
Quindi chiunque non conforma la propria volontà alla volontà divina in ciò che essa vuole, ha una volontà cattiva.
Come si è già dimostrato [ aa. 3,5 ], la volontà si muove verso il proprio oggetto quale viene presentato dalla ragione.
Ora, può capitare che una cosa venga considerata dalla ragione sotto vari aspetti, cosicché può essere buona sotto un aspetto e non esserlo sotto un altro.
Se quindi la volontà di uno vuole l'attuazione di quella cosa sotto l'aspetto di bene, la sua volizione è buona; e se la volontà di un altro vuole che quella cosa non si attui per il suo aspetto di male, sarà ugualmente buona.
Come il giudice quando vuole l'uccisione del brigante ha una volontà buona, perché giusta; però è buona anche la volontà di altri, p. es. della moglie o del figlio, che non vogliono quell'uccisione, poiché l'uccisione è cattiva per natura.
Siccome però la volizione dipende dall'apprezzamento della ragione, o intelletto, la volontà si muove verso un bene più universale e comune nella misura in cui l'aspetto del bene percepito è più universale.
E ciò è evidente nell'esempio addotto: infatti il giudice ha cura del bene comune, cioè della giustizia, e per questo vuole l'uccisione del brigante, la quale ha un aspetto di bene in rapporto all'ordine sociale; invece la moglie del brigante prende a considerare il bene particolare della famiglia, e in base a questo vuole che il marito brigante non venga ucciso.
- Ora, il bene considerato da Dio creatore e moderatore del mondo è il bene di tutto l'universo: perciò quanto Dio vuole lo vuole sotto l'aspetto del bene comune, cioè della sua bontà, che è il bene di tutto l'universo.
Invece la considerazione di una creatura, di per sé, riguarda un bene particolare, proporzionato alla sua propria natura.
Ora può capitare, come si è detto, che una cosa sia buona secondo un aspetto particolare e non lo sia secondo un aspetto universale, o viceversa.
Quindi può capitare che una volontà sia buona nel volere, sotto un aspetto particolare, una cosa che Dio non vuole sotto un aspetto più universale, e viceversa.
E da ciò segue anche che possono essere buone più volontà umane divergenti, in quanto sotto aspetti diversi vogliono che una data cosa sia o non sia.
Tuttavia la volontà di chi vuole un bene particolare può essere retta solo se subordina tale bene al bene comune: e ciò perché anche l'appetito naturale di ciascuna parte dice ordine al bene comune del tutto.
D'altra parte è dal fine che si desume la ragione formale del volere ciò che è ordinato al fine.
Quindi perché uno possa volere con volontà retta un bene particolare è necessario che tale bene particolare sia l'oggetto materiale della sua volontà, e il bene divino e universale ne sia l'oggetto formale.
Quindi la volontà umana è tenuta a conformarsi all'oggetto formale della volontà di Dio; è infatti tenuta a volere il bene divino e universale; non è invece tenuta per quanto riguarda l'oggetto materiale.
- In definitiva, però, la volontà umana si uniforma in qualche modo alla volontà di Dio nell'uno e nell'altro caso.
In quanto infatti si conforma all'oggetto formale e universale della volontà divina, si rende conforme al fine ultimo di essa.
E pur non conformandosi ad essa quanto all'oggetto materiale, si rende [ tuttavia ] conforme alla volontà divina come alla sua causa efficiente: poiché le cose ricevono da Dio, come dalla loro causa efficiente, le singole inclinazioni suscitate dalla natura, o dalle attrattive particolari dell'oggetto.
Per cui si è soliti dire che la volontà dell'uomo si uniforma alla volontà di Dio in questo senso: che vuole tutto ciò che Dio vuole che essa voglia.
C'è poi anche un altro tipo di conformità secondo la ragione della causa formale, quando cioè l'uomo, mosso dalla carità, vuole ciò che vuole Dio.
E anche questa conformità si riduce alla conformità formale che risulta dalla tendenza verso l'ultimo fine, che è l'oggetto proprio della carità.
1. Sotto un aspetto universale noi possiamo conoscere quale sia l'oggetto della volontà divina.
Sappiamo infatti che quanto Dio vuole, lo vuole sotto l'aspetto di bene.
Quindi chiunque vuole una cosa sotto un aspetto qualsiasi di bene ha il volere conforme a quello di Dio, in rapporto alla natura dell'oggetto voluto.
Invece nei casi particolari non sappiamo ciò che Dio vuole.
E sotto questo aspetto non siamo tenuti a conformare la nostra volontà a quella di Dio.
- Nello stato di gloria però tutti vedranno il rapporto di ogni oggetto della volontà con ciò che Dio vuole a proposito di esso.
E in tal modo conformeranno la loro volontà con quella di Dio non solo formalmente, ma anche materialmente.
2. Di nessuno Dio vuole la dannazione come dannazione, come di nessuno vuole la morte in quanto morte, poiché egli « vuole che tutti gli uomini siano salvati » [ 1 Tm 2,4 ], ma vuole queste cose sotto l'aspetto della giustizia.
Per cui a questo proposito basta che l'uomo voglia il rispetto della giustizia di Dio e dell'ordine naturale.
3. È evidente quindi la risposta alla terza obiezioni.
Per gli argomenti in contrario diremo:
1. Chi conforma la propria volontà a quella divina quanto alla ragione formale dell'oggetto voluto è più aderente alla volontà di Dio di colui il quale la conforma quanto allo stesso oggetto voluto: poiché la volontà tende più al fine che ai mezzi.
2. La specie e la forma di un atto si desumono più dalla ragione [ formale ] dell'oggetto che non dall'oggetto materiale.
3. Non c'è contrasto di volontà quando più persone vogliono cose diverse sotto aspetti diversi.
Ci sarebbe invece contrasto se uno volesse ciò che l'altro non vuole sotto il medesimo aspetto.
Ma questo non è il nostro caso.
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