Summa Teologica - I-II |
De Malo, q. 2, a. 3
Pare che il bene e il male si trovino nell'atto esterno prima che nell'atto della volontà.
1. La volontà deriva la sua bontà dall'oggetto, come si è spiegato [ q. 19, aa. 1,2 ].
Ma l'oggetto dell'atto interno della volontà è l'atto esterno: infatti si dice di volere il furto, o di voler fare l'elemosina.
Quindi il bene e il male sono nell'atto esterno prima che nell'atto della volontà.
2. Il bene si attribuisce principalmente al fine: poiché i mezzi ordinati al fine hanno carattere di bene in ordine al fine.
Ora, l'atto della volontà non può essere il fine, come si è visto [ q. 1, a. 1, ad 2 ]: può esserlo invece l'atto di un'altra facoltà.
Quindi il bene si trova, prima che nell'atto della volontà, nell'atto di un'altra potenza.
3. Abbiamo già detto [ q. 18, a. 6 ] che l'atto della volontà è come la forma rispetto all'atto esterno.
Ora, l'elemento formale è posteriore: la forma infatti sopravviene alla materia.
Quindi il bene e il male si trovano nell'atto esterno prima che nell'atto della volontà.
Scrive S. Agostino [ Retract. 1,9 ] che « la volontà è la cosa con la quale si pecca o si vive rettamente ».
Quindi la bontà e la malizia morale si trovano prima di tutto nella volontà.
Gli atti esterni possono essere considerati buoni o cattivi per due motivi.
Primo, nel loro genere e in forza delle loro circostanze: come fare l'elemosina osservando le debite circostanze è un bene.
Secondo, un atto può essere buono o cattivo in rapporto al fine: come fare l'elemosina per vanagloria è un male.
Ora, essendo il fine l'oggetto proprio della volontà, è evidente che l'aspetto di bontà o di malizia assunto dall'atto esterno in ordine al fine si trova prima nell'atto della volontà, e da questo è comunicato all'atto esterno.
Invece la bontà o la malizia che l'atto esterno ha in se stesso, cioè per la materia e per le circostanze, non deriva dalla volontà, ma piuttosto dalla ragione.
Quindi la bontà dell'atto esterno considerata in rapporto all'ordinamento e al giudizio della ragione è anteriore alla bontà dell'atto volontario; considerata invece nell'ordine dell'esecuzione dipende dalla bontà del volere, che ne è il principio.
1. L'atto esterno è oggetto della volontà in quanto viene presentato a quest'ultima dalla ragione come un bene appreso e ordinato da essa: e in questo senso la sua bontà è anteriore a quella dell'atto di volontà.
Ma in ordine di esecuzione esso è un effetto del volere, e segue il volere.
2. Il fine precede in ordine di intenzione, ma è posteriore in ordine di esecuzione.
3. La forma considerata come esistente nella materia in ordine genetico viene dopo quest'ultima, sebbene venga prima in ordine di natura; considerata però nella causa agente viene prima sotto ogni aspetto.
Ora, la volontà si rapporta all'atto esterno come causa efficiente, per cui la bontà dell'atto della volontà è la forma dell'atto esterno, come esistente nella causa agente.
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