Summa Teologica - I-II |
Pare che l'odio sia più forte dell'amore:
1. Afferma S. Agostino [ Lib. LXXXIII quaest. 36 ]: « Non c'è nessuno che non sia più disposto a fuggire il dolore che a desiderare il piacere ».
Ma la fuga del dolore va attribuita all'odio, mentre il desiderio del piacere nasce dall'amore.
Quindi l'odio è più forte dell'amore.
2. Il più debole è vinto dal più forte.
Ma l'amore è vinto dall'odio: nei casi, cioè, in cui l'amore si converte in odio.
Quindi l'odio è più forte dell'amore.
3. L'affetto dell'anima è manifestato dagli effetti.
Ma l'uomo è più attento ad allontanare ciò che odia che a perseguire ciò che ama: come anche le bestie, nota S. Agostino [ Lib. LXXXIII quaest. 36 ], per paura delle percosse si astengono dai piaceri.
Quindi l'odio è più forte dell'amore.
Il bene è più forte del male, poiché « il male non agisce che in forza del bene », come dice Dionigi [ De div. nom. 4 ].
Ma l'odio e l'amore differiscono secondo l'antinomia tra il bene e il male.
Quindi l'amore è più forte dell'odio.
È impossibile che l'effetto sia più forte della sua causa.
Ma l'odio procede sempre causalmente dall'amore, come si è visto sopra [ a. prec. ].
Quindi non è possibile che l'odio sia puramente e semplicemente più forte dell'amore.
Ma bisogna andare oltre e affermare che l'amore, assolutamente parlando, è più forte dell'odio.
Infatti una cosa si muove con più forza verso il fine che verso i mezzi ad esso ordinati.
Ora, il recedere dal male ha come fine il conseguimento del bene.
Quindi, assolutamente parlando, è più forte il moto dell'anima verso il bene che quello verso il male.
Tuttavia in certi casi l'odio sembra più forte dell'amore per due motivi.
Primo, perché l'odio è più sentito dell'amore.
Consistendo infatti la percezione sensibile in un'alterazione, quando questa è già avvenuta non viene percepita così marcatamente come quando sta avvenendo.
Per cui il calore della febbre continua, sebbene sia maggiore, non è sentito come quello della febbre terzana, poiché il calore della prima è diventato quasi un abito e una seconda natura.
E per questo stesso motivo l'amore è più sentito nell'assenza dell'amato: per cui S. Agostino [ De Trin. 10,12.19 ] scrive che « l'amore non è sentito mai così intensamente come quando la privazione lo rivela ».
Ed è ancora questo il motivo per cui è percepita più sensibilmente la ripugnanza di ciò che si odia che non la convenienza di ciò che si ama.
- Secondo, perché talora l'odio non viene paragonato con l'amore corrispondente.
Infatti secondo la maggiore o minore grandezza dei beni c'è una diversità di amori, ai quali corrispondono le rispettive gradazioni dell'odio.
Per cui l'odio correlativo a un amore più grande muove più di un amore minore.
1. Così è evidente la risposta alla prima obiezioni.
Infatti l'amore del piacere è meno forte dell'amore della propria conservazione, al quale corrisponde la fuga del dolore.
E per questo si è più disposti a fuggire il dolore che ad amare il piacere.
2. L'odio non potrebbe mai vincere l'amore se non perché è correlativo a un amore più grande.
Come l'uomo ama se stesso più dell'amico: e dato che ama se stesso, prende in odio anche l'amico, se questi gli si oppone.
3. L'impegno a contrastare le cose odiose è più pressante perché l'odio è più sentito.
Indice |