Summa Teologica - I-II |
Infra, q. 35, a. 1; In 4 Sent., d. 49, q. 3, a. 1, sol. 1
Pare che il piacere non sia una passione.
1. Il Damasceno [ De fide orth. 2,22 ] distingue l'operazione dalla passione, affermando che « l'operazione è un moto secondo natura, mentre la passione è un moto contro natura ».
Ma il piacere è un'operazione, come insegna il Filosofo [ Ethic. 7,12; 10,5 ].
Quindi non è una passione.
2. Aristotele [ Phys. 3,3 ] scrive che « patire è essere mosso ».
Ma il piacere non consiste nell'essere mosso, bensì nell'essere stato mosso: infatti il piacere deriva dal bene ormai raggiunto.
Quindi il piacere non è una passione.
3. Il piacere consiste in una perfezione di chi lo prova: esso infatti, secondo Aristotele [ Ethic. 10, cc. 4,5 ], « perfeziona l'operazione ».
Ora, un perfezionamento non è né una passione né un'alterazione [ cf. Phys. 7,3; De anima 2,5 ].
Quindi il piacere non è una passione.
S. Agostino [ De civ. Dei 9,5; 14,8 ] classifica il piacere, ossia il godimento o gioia, tra le passioni dell'anima.
Come si è già detto [ q. 22, a. 3 ], ogni moto dell'appetito sensitivo è, in senso proprio, una passione, e ogni emozione derivante dalla conoscenza sensitiva è un moto dell'appetito sensitivo.
Ora, tutto ciò va attribuito al piacere.
Poiché, come scrive il Filosofo [ Reth. 1,11 ], « il piacere è un moto psicologico, e il costituirsi simultaneo e sentito nella natura esistente ».
Per capire questa definizione si deve considerare che il conseguimento delle proprie perfezioni naturali avviene negli animali come nei corpi fisici.
E sebbene il moto verso la perfezione naturale non sia simultaneo, è però simultaneo il suo conseguimento.
C'è però questa differenza tra gli animali e gli altri esseri naturali: che questi ultimi, quando sono costituiti in ciò che ad essi conviene secondo natura, non lo sentono, mentre gli animali lo sentono.
E da tale sensazione viene prodotto un moto psicologico nell'appetito sensitivo: e questo moto è il piacere.
Perciò, quando si dice che il piacere è « un moto psicologico », si indica il genere.
E quando si parla del « costituirsi nella natura esistente », cioè nell'esistenza fisica e reale delle cose, si indica la causa del piacere, cioè la presenza del bene connaturale.
E l'aggettivo « simultaneo » ci avverte che tale costituzione non va presa nell'atto del suo costituirsi, ma in quanto è già costituita, cioè al termine del moto: infatti non è vero che il piacere sia un divenire, come voleva Platone [ Phileb. 32,s. ], ma esso consiste piuttosto in qualcosa di effettuato, come insegna Aristotele [ Ethic. 7,12; cf. 10,4 ].
Finalmente l'aggettivo « sensibile » esclude tale perfezione dalle cose prive di senso, nelle quali il piacere non esiste.
- È perciò evidente che il piacere è una passione dell'anima, essendo un moto dell'appetito animale derivante dalla conoscenza dei sensi.
1. Come dimostra Aristotele [ De anima 2,1 ], l'operazione connaturale non impedita è l'ultima perfezione.
Per cui, quando una cosa viene costituita nella propria operazione connaturale e non impedita, ne risulta un piacere, che si trova appunto, secondo le spiegazioni date [ nel corpo ], nella perfezione raggiunta.
Così dunque, quando si dice che il piacere è un'operazione, non se ne vuole indicare l'essenza, ma la causa.
2. Nell'animale si possono distinguere due moti: il primo riguardante l'intenzione del fine, proprio dell'appetito, e il secondo riguardante l'esecuzione, proprio dell'operazione esterna.
Quindi, pur cessando, in chi ha ormai raggiunto il bene di cui gode, il moto esecutivo col quale tendeva verso il fine, non cessa però il moto della parte appetitiva; la quale, come prima desiderava il bene non posseduto, così dopo gode di esso una volta raggiunto.
Sebbene infatti il piacere sia un acquietarsi dell'appetito, considerata la presenza del bene piacevole che lo soddisfa, tuttavia rimane ancora l'alterazione dell'appetito da parte dell'oggetto, ragione per cui il piacere è un certo moto.
3. Sebbene il termine passione venga attribuito con maggiore proprietà alle passioni che guastano e tendono al male, come le infermità corporali, oppure la tristezza e il timore dell'anima, tuttavia ci sono anche delle passioni che tendono al bene, come si è spiegato [ q. 23, aa. 1,4 ].E il piacere è una passione di questo genere.
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