Summa Teologica - I-II |
Pare che il timore stesso non possa essere temuto.
1. Tutto ciò che è temuto, temendo viene custodito perché non si perda: come chi teme di perdere la salute, temendo la custodisce.
Se dunque uno temesse il timore, col timore custodirebbe se stesso dal timore.
Ma ciò non è ammissibile.
2. Il timore è una certa fuga.
Ma nessuna cosa fugge se stessa.
Quindi il timore non teme il timore.
3. Il timore ha per oggetto il futuro.
Ma chi teme ha già il timore.
Quindi il timore non può temere il timore.
Un uomo può amare l'amore, e dolersi del dolore.
Quindi, per lo stesso motivo, può temere il timore.
Come si è già spiegato [ a. 3 ], è temibile soltanto ciò che proviene da una causa esterna, non ciò che proviene dalla nostra volontà.
Ora, il timore in parte proviene da una causa esterna, poiché è una passione derivante dall'immaginazione di un male imminente.
E da questo lato uno può temere il timore: temere cioè che gli sopravvenga la necessità di temere per lo scatenarsi di un grande male.
- Però il timore sottostà al nostro volere, in quanto l'appetito inferiore è sottoposto alla ragione: per cui possiamo allontanare il timore.
E da questo lato non è possibile temere il timore, come afferma S. Agostino [ Lib. LXXXIII quaest. 33 ].
Ma dato che qualcuno potrebbe servirsi delle obiezioni riportate per dimostrare che il timore non è temuto in alcuna maniera, bisogna dare ad esse una risposta.
1. I timori non sono tutti un identico timore, ma sono diversi secondo i diversi oggetti.
Quindi nulla impedisce che mediante un timore uno preservi se stesso da un altro timore, e così con quel timore custodisca se stesso dal timore.
2. Il timore col quale si teme un male imminente è distinto dal timore col quale si teme lo stesso timore del male imminente: perciò non ne segue che uno fugga se stesso, o che una cosa sia la fuga di se stessa.
3. Per la ricordata diversità dei vari timori un uomo può temere, col suo timore presente, un timore futuro.
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