Summa Teologica - I-II

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Articolo 1 - Se il timore produca una contrazione

Pare che il timore non produca una contrazione.

Infatti:

1. All'atto della contrazione il calore e gli spiriti vitali vengono richiamati all'interno.

Ora, dall'aumento del calore e degli spiriti vitali all'interno il cuore si dilata per affrontare qualcosa con audacia, come è evidente nel caso dell'ira: invece nel timore avviene il contrario.

Quindi il timore non produce una contrazione.

2. Crescendo all'interno gli spiriti vitali e il calore, a causa della contrazione, uno finisce col gridare, come è evidente nei sofferenti.

Invece chi ha paura non grida, ma piuttosto ammutolisce.

Quindi il timore non produce una contrazione.

3. La vergogna è una delle specie del timore, come si è detto [ q. 41, a. 4 ].

Ma « i vergognosi arrossiscono », come notano Cicerone [ Tusc. disp. 4,8 ] e il Filosofo [ Ethic. 4,9 ].

Ora, il rossore non sta a indicare una contrazione, ma il suo contrario.

Quindi la contrazione non è un effetto del timore.

In contrario:

Il Damasceno [ De fide orth. 3,23 ] scrive che « il timore è una virtù caratterizzata dalla sistole », cioè dalla contrazione [ del cuore ].

Dimostrazione:

Come si è già detto [ q. 28, a. 5 ], nelle passioni dell'anima la parte formale è costituita dal moto stesso della potenza appetitiva, la parte materiale invece da un'alterazione fisiologica: ma le due cose sono reciprocamente proporzionate. Infatti l'alterazione fisiologica si uniforma alla natura del moto appetitivo.

Ora, quale moto dell'appetito sensitivo il timore implica una certa contrazione.

E ciò è dovuto al fatto che il timore deriva dall'immaginazione di un male imminente che è difficile impedire, come sopra [ q. 41, a. 2 ] si è spiegato.

Ma la obiezioni ad allontanare una cosa proviene dalla debolezza della propria virtù, come si è già detto [ q. 43, a. 2 ].

D'altra parte quanto più una virtù è debole, tanto più si restringe.

Perciò dalla stessa immaginazione che causa il timore deriva una certa contrazione nell'appetito.

Come anche nei moribondi vediamo che la natura tende a ritirarsi verso l'interno, per la debolezza della virtù, e anche nelle città vediamo che quando il popolo è preso dalla paura si ritira dai dintorni e si rifugia per quanto è possibile all'interno.

E a somiglianza di queste contrazioni dell'appetito animale, sotto l'assillo del timore deriva anche nel corpo una contrazione interiore del calore e degli spiriti vitali.

Analisi delle obiezioni:

1. Il Filosofo [ De problem. 27,3 ] insegna che, sebbene in chi è impaurito gli spiriti vitali si ritirino all'interno, tuttavia il moto di questi spiriti non è identico a quello di chi è adirato.

Infatti in chi è adirato il moto degli spiriti vitali che provengono dal desiderio della vendetta va dal basso verso l'alto, per il loro calore e la loro sottigliezza,: perciò gli spiriti e il calore si raccolgono intorno al cuore.

E da ciò segue che chi è adirato diviene pronto e temerario nell'aggredire.

- Invece in chi è impaurito gli spiriti vitali si muovono dall'alto verso il basso, per il freddo che li appesantisce: freddo che deriva dall'impressione della propria impotenza.

Quindi il calore e gli spiriti vitali non si affollano intorno al cuore, ma piuttosto se ne allontanano.

Di conseguenza coloro che temono non sono pronti ad aggredire, ma piuttosto a fuggire.

2. È naturale per qualsiasi sofferente, sia esso uomo o animale, servirsi di qualsiasi mezzo per respingere la cosa nociva che arreca dolore: infatti vediamo che gli animali che soffrono attaccano con i denti o con le corna.

Ora, per l'animale gli aiuti principali, in tutti i casi, sono il calore e gli spiriti vitali.

Perciò la natura nel dolore raccoglie interiormente il calore e gli spiriti vitali, per servirsene contro le cose nocive.

Per questo il Filosofo [ De problem. 27,9 ] nota che, crescendo interiormente il calore e gli spiriti vitali, è necessario che essi vengano emessi attraverso la voce.

Perciò chi soffre difficilmente può trattenersi dal gridare.

- Invece in chi ha paura il moto interno del calore scende dal cuore verso il basso, come si è detto [ ad 1 ].

E così il timore impedisce la formazione della voce, che avviene mediante la bocca con l'emissione degli spiriti verso l'alto.

Per questo il timore fa ammutolire.

E da qui deriva pure il fatto che « il timore dà il tremito », come nota il Filosofo [ De problem. 27, probl. 1,6,7 ].

3. I pericoli di morte sono in contrasto non solo con l'appetito animale, ma anche con la natura.

Perciò nel timore che li riguarda si ha una contrazione non solo nell'appetito, ma anche nel corpo: infatti l'animale, immaginando la morte, contrae il calore verso l'interno, e acquista la disposizione in cui si trova quando la morte è naturalmente imminente.

Ed è per questo che « coloro che temono la morte impallidiscono », come nota Aristotele [ Ethic. 4,9 ].

- Invece il male che la vergogna teme non è in contrasto con la natura, ma solo con l'appetito animale.

Perciò vi è la contrazione dell'appetito animale, ma non quella di ordine fisiologico: anzi l'anima, come contratta in se medesima, sospende il suo influsso sul calore e sugli spiriti vitali, provocandone l'espansione verso l'esterno.

Ed è per questo che chi si vergogna arrossisce.

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