Summa Teologica - I-II |
Infra, a. 6; De Malo, q. 12, aa. 2, 4
Pare che oggetto dell'ira sia il male.
1. Scrive S. Gregorio Nisseno [ Nemesio, De nat. hom. 21 ] che l'ira è come « l'armigero della concupiscenza ».
E questo perché combatte ciò che ostacola la concupiscenza o desiderio.
Ma ogni ostacolo si presenta come un male.
Quindi l'ira ha per oggetto il male.
2. L'ira e l'odio concordano nell'effetto: infatti l'una e l'altro mirano a danneggiare qualcuno.
Ma l'odio ha come oggetto il male, come si è spiegato [ q. 29, a. 1 ].
Quindi anche l'ira.
3. L'ira è causata dalla tristezza: infatti il Filosofo [ Ethic. 7,6 ] afferma che « l'ira si attua con tristezza ».
Ma l'oggetto della tristezza è il male.
Quindi anche quello dell'ira.
1. S. Agostino [ Conf. 2,6 ] ha scritto che « l'ira brama la vendetta ».
Ma bramare la vendetta è desiderare un bene, poiché vendicare appartiene alla giustizia.
Quindi l'oggetto dell'ira è il bene.
2. L'ira implica sempre la speranza: infatti produce un godimento, come insegna il Filosofo [ Reth. 2,2 ].
Ma il godimento e la speranza hanno per oggetto il bene.
Quindi anche l'ira.
Il moto della facoltà appetitiva segue l'atto delle facoltà conoscitive.
Ora, una facoltà conoscitiva può conoscere una cosa in due modi: primo, quale oggetto semplice, come quando intendiamo l'essenza dell'uomo; secondo, quale oggetto complesso, come quando intendiamo che in un uomo c'è la bianchezza.
Perciò le facoltà appetitive possono tendere verso il bene o verso il male sotto questi due aspetti.
Sotto l'aspetto di cosa semplice e priva di composizione quando l'appetito semplicemente mira o aderisce al bene, o rifugge dal male.
E questi moti appetitivi corrispondono al desiderio e alla speranza, al piacere e alla tristezza, e così via.
- Sotto l'aspetto di cosa complessa invece quando l'appetito tende a far sì che il bene o il male si trovi o si produca in un dato soggetto, oppure sia eliminato da questo.
E ciò è evidente nel caso dell'amore e dell'odio: infatti amiamo qualcuno in quanto vogliamo che in lui si trovi un dato bene; e odiamo una persona in quanto le vogliamo qualche male.
E lo stesso si dica dell'ira: infatti chi si adira cerca di vendicarsi di qualcuno.
E così il moto dell'ira ha di mira due cose: la vendetta medesima, bramata e sperata come un bene, e quindi goduta, e la persona di cui si cerca di vendicarsi, in quanto considerata contraria e dannosa, e che riveste perciò l'aspetto di male.
Si devono però notare in ciò due differenze dell'ira rispetto all'odio e all'amore.
La prima è il fatto che l'ira abbraccia sempre due oggetti, mentre l'amore e l'odio talora si limitano a un solo oggetto, come quando uno ama o odia il vino, oppure altre cose consimili.
La seconda sta nel fatto che i due oggetti dell'amore sono beni entrambi: infatti chi ama vuole un bene a qualcuno che egli considera conveniente a se stesso.
Al contrario i due oggetti dell'odio hanno entrambi l'aspetto del male: infatti chi odia vuole del male a qualcuno che egli considera nocivo.
Invece l'ira riguarda un oggetto, cioè la vendetta desiderata, sotto l'aspetto del bene, e riguarda l'altro, cioè la persona nociva di cui vuole vendicarsi, sotto l'aspetto del male.
Per cui è una passione in qualche modo composta di passioni contrarie.
Sono così risolte anche le obiezioni.
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