Summa Teologica - I-II |
In 3 Sent., d. 33, q. 2, a. 4, sol. 1; De Virt., q. 1, a. 3
Pare che le virtù non risiedano nelle potenze dell'anima.
1. S. Agostino [ De lib. arb. 2,19.51 ] afferma che « la virtù è una qualità con la quale si vive rettamente ».
Ora, non si vive con le potenze dell'anima, bensì con la sua essenza.
Perciò la virtù non risiede nelle potenze dell'anima, ma nella sua essenza.
2. Il Filosofo [ Ethic. 2,6 ] scrive: « La virtù rende buono chi la possiede, e buona l'azione che egli compie ».
Ora, come un'azione deve il proprio essere alla potenza, così chi possiede una virtù lo deve all'essenza della sua anima.
Quindi le virtù non appartengono alle potenze più che all'essenza dell'anima.
3. La potenza si trova nella seconda specie della qualità.
Ma la virtù, come abbiamo detto sopra [ q. 55, a. 4 ], è una qualità, e questa non può appartenere a un'altra qualità.
Quindi la virtù non può aver sede nelle potenze dell'anima.
Come dice Aristotele [ De caelo 1,11 ], « la virtù è l'ultimo termine della potenza ».
Ma il termine ultimo risiede nella realtà che esso termina.
Quindi le virtù risiedono nelle potenze dell'anima.
Con tre argomenti si può dimostrare che la virtù risiede nelle potenze dell'anima.
Primo, partendo dalla stessa nozione di virtù, che dice perfezione di una potenza: e una perfezione deve risiedere nella realtà che essa perfeziona.
- Secondo, dal fatto che la virtù è un abito operativo, come sopra abbiamo detto [ q. 55, a. 2 ]: infatti ogni operazione procede dall'anima mediante qualche potenza.
- Terzo, dal fatto che è una disposizione all'ottimo.
Ora, l'ottimo è il fine, che è o l'operazione di una cosa, oppure qualcosa che deriva dalla potenza mediante l'operazione.
Perciò le virtù umane hanno la loro sede nelle potenze dell'anima.
1. Vivere ha due significati.
Talora si dice vivere l'essere stesso di un vivente: e in questo caso appartiene all'essenza dell'anima, che nel vivente è il principio dell'essere.
Altre volte per vivere si intende l'operazione di un vivente: e in questo caso si vive rettamente con la virtù in quanto con essa uno agisce rettamente.
2. La bontà viene attribuita o al fine o a ciò che è ordinato al fine.
Siccome quindi il bene di chi opera consiste nell'operare, ne viene che anche l'attitudine della virtù a rendere buono l'operante si riferisce all'operazione, e conseguentemente alla potenza.
3. Si può dire che un accidente è il soggetto o la sede di un altro accidente non nel senso che possa sostentarlo, ma perché un accidente può risiedere in una sostanza mediante un altro accidente: come il colore è nel corpo mediante la superficie, per cui si dice che la superficie è la sede o il soggetto del colore.
Ed è in questo modo che le potenze dell'anima sono la sede delle virtù.
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