Summa Teologica - I-II |
In 3 Sent., d. 23, q. 1, a. 3, sol. 2; In 2 Ethic., lect. 5
Pare che la virtù morale sia una passione.
1. Il mezzo di una cosa appartiene allo stesso genere dei suoi estremi.
Ma la virtù morale è il [ giusto ] mezzo tra due passioni.
Quindi la virtù morale è una passione.
2. La virtù e il vizio, essendo contrari, appartengono al medesimo genere.
Ma certe passioni, come l'invidia e l'ira, sono denominate vizi.
Quindi certe passioni saranno virtù.
3. La misericordia è una passione: infatti, come si è visto [ q. 35, a. 8 ], è la tristezza o dolore per il male altrui.
Eppure, stando a quanto riferisce S. Agostino [ De civ. Dei 9,5 ], « Cicerone, il celebre oratore, non esitò a chiamarla virtù ».
Quindi una passione può essere una virtù morale.
Aristotele [ Ethic. 2,5 ] insegna che « le passioni non sono né virtù né vizi ».
La virtù morale non può essere una passione.
E lo si dimostra con tre argomenti.
Primo, perché la passione è un moto dell'appetito sensitivo, come si è detto [ q. 22, a. 3 ].
Invece la virtù morale non è un moto ma, essendo un abito, è piuttosto un principio del moto appetitivo.
- Secondo, perché in se stesse le passioni non hanno natura di bene o di male.
Infatti il bene e il male nell'uomo dipendono dalla ragione: perciò, considerate in se stesse, le passioni possono essere indifferentemente buone o cattive, in quanto concordano o non concordano con la ragione.
Invece la virtù non può avere questa indifferenza, essendo volta unicamente al bene, come si è spiegato [ q. 55, a. 3 ].
- Terzo, anche ammettendo che una passione sia volta, in qualche modo, unicamente al bene o al male, tuttavia il moto passionale, in quanto è una passione, ha il suo principio nell'appetito e il suo termine nella ragione, alla quale tende a conformarsi.
Invece il moto virtuoso segue un ordine inverso, avendo il suo principio nella ragione e il suo termine nell'appetito.
Infatti nella definizione aristotelica della virtù morale [ Ethic. 2,6 ] si dice che è « un abito che ha il compito di scegliere stando nel giusto mezzo fissato dalla ragione, secondo che l'uomo saggio avrà determinato ».
1. La virtù è il [ giusto ] mezzo tra le passioni non in base alla sua essenza, ma in base ai suoi effetti, cioè in quanto stabilisce il giusto mezzo tra [ due ] passioni.
2. Se per vizio si intende l'abito col quale uno opera malamente, allora è chiaro che nessuna passione può essere un vizio.
Se invece si intende il peccato, cioè l'atto vizioso, allora nulla impedisce che una passione sia un vizio, oppure che concorra a un atto virtuoso, a seconda che la passione contrasta o segue l'atto della ragione.
3. Si dice che la misericordia è una virtù, cioè un atto virtuoso, in quanto, come spiega S. Agostino [ De civ. Dei 9,5 ], « tale moto dell'animo sottostà alla ragione: in quanto cioè la misericordia viene concessa in modo che sia conservata la giustizia, tanto nel beneficare l'indigente quanto nel perdonare chi è pentito ».
Se poi per misericordia si intende un abito dal quale uno viene predisposto a compassionare in maniera ragionevole, allora nulla impedisce di affermare che tale misericordia è una virtù.
E lo stesso si dica di altre passioni consimili.
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