Summa Teologica - I-II |
III, q. 90, a. 3, ad 1; In 2 Sent., d. 42, q. 2, a. 2, sol. 1
Pare che non sia giusto dividere i peccati in peccati di pensiero, di parola e di azione.
1. S. Agostino [ De Trin. 12,12.17 ] distingue tre fasi nel peccato: la prima si ha « quando i sensi carnali presentano qualche attrattiva », ed è il peccato di pensiero; la seconda si ha « nella compiacenza per tale pensiero morboso »; la terza poi si ha « quando si decide di passare all'opera col consenso ».
Ora, tutte e tre queste cose appartengono al peccato di pensiero.
Perciò non dobbiamo considerare i peccati di pensiero come una categoria speciale di peccati.
2. Per S. Gregorio [ Mor. 4,27 ] quattro sono i gradi nel peccato: il primo si ha « nella colpa nascosta nel cuore », il secondo « nella manifestazione esterna », il terzo « quando il peccato prende forza di abitudine », il quarto « quando si giunge alla presunzione della divina misericordia, o alla disperazione ».
Ma in questa classifica non c'è distinzione tra peccati di parola e di azione, mentre vengono aggiunti altri due gradi di peccati.
Quindi la divisione in esame non è esatta.
3. Un peccato non può trovarsi nelle parole o nelle azioni se prima non si produce nel pensiero.
Perciò tra questi peccati non c'è distinzione di specie.
Quindi non possono contrapporsi in una medesima divisione.
S. Girolamo [ In Ez 13, su 43,23 ] scrive: « Tre sono i generi di delitti a cui soggiace il genere umano: si pecca o col pensiero o con le parole o con le opere ».
La differenza specifica tra due cose può essere rilevata da due punti di vista.
Primo, dalla specie completa dell'una e dell'altra, come il cavallo e il bue differiscono specificamente.
Secondo, dai diversi gradi di una generazione o di un moto: nell'edificazione, p. es., che è la produzione completa di una casa, gettare le fondamenta ed erigere le pareti sono specie incomplete, come spiega Aristotele [ Ethic. 10,4 ].
E lo stesso si dica per la generazione degli animali.
In questo senso, dunque, il peccato si divide in queste tre categorie: peccato di parola, di pensiero e di azione; ma non si tratta di specie complete: infatti il peccato si compie nelle opere, e soltanto in esse ha la sua specie completa.
Perciò il suo primo inizio è come una fondazione nel pensiero, la sua seconda fase invece avviene nella bocca, in quanto l'uomo passa con facilità a esternare le cose concepite nella mente, mentre la terza fase consiste nel compimento dell'opera.
Perciò queste tre cose differiscono come tre gradi diversi di peccato.
Tuttavia è chiaro che appartengono a un'unica specie completa di peccato, derivando esse da un unico motivo: infatti l'iracondo, per il fatto che desidera la vendetta, da principio si turba nell'animo, in secondo luogo prorompe in parole offensive e in terzo luogo passa ad atti di offesa.
E lo stesso si dica per la lussuria e per qualsiasi altro peccato.
1. Tutti i peccati di pensiero concordano nell'essere occulti: e ciò basta a farne un unico grado.
Tuttavia essi si distinguono in pensieri, compiacenze e consensi.
2. I peccati di parola e di azione si assomigliano quanto alla manifestazione esterna, e così S. Gregorio li considera come un'unica categoria.
S. Girolamo [ cf. s.c. ] invece li distingue poiché nei peccati di parola vi è solo la manifestazione, ed è la cosa principalmente intesa, mentre nei peccati di azione la cosa principale è il compimento del disegno concepito, e la manifestazione è solo una conseguenza.
L'abitudine poi, e la disperazione, sono gradi che accompagnano la specie perfetta del peccato già costituita: come l'adolescenza e la giovinezza seguono la perfetta generazione di un uomo.
3. I peccati di pensiero e di parola non si distinguono da quelli di azione quando sono uniti con questi, ma soltanto quando sono soli.
Come anche nel moto la parte non si distingue dal tutto se il moto è continuo, ma solo se ha delle tappe intermedie.
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