Summa Teologica - I-II

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Articolo 1 - Se il primo peccato del nostro progenitore si trasmetta ai discendenti per via di origine

In 2 Sent., d. 30, q. 1, a. 2; d. 31, q. 1, a. 1; C. G.. IV, cc. 50, 51, 52; De Malo, q. 4, a. 1; Comp. Theol., c. 196; In Rom., c. 5, lect. 3

Pare che il primo peccato del nostro progenitore non si trasmetta per via di origine.

Infatti:

1. Sta scritto [ Ez 18,20 ]: « Il figlio non sconta l'iniquità del padre ».

Invece la sconterebbe se da lui ereditasse la colpa.

Quindi nessuno contrae un peccato per origine dai propri antenati.

2. Un accidente non si può trasmettere per origine senza la trasmissione del soggetto: poiché l'accidente non passa da un soggetto all'altro.

Ma l'anima razionale, che è il soggetto della colpa, non si trasmette, come si è dimostrato nella Prima Parte [ q. 118, a. 2 ].

Quindi per origine non si può trasmettere alcuna colpa.

3. Tutto ciò che viene trasmesso con l'origine umana è causato dal seme.

Ma il seme non può causare il peccato, essendo privo della parte razionale dell'anima, che è la sola possibile causa della colpa.

Quindi nessun peccato può essere trasmesso per origine.

4. Ciò che possiede più perfettamente una natura è più efficace nell'operare.

Ma un corpo umano perfettamente formato non può macchiare l'anima a cui è unito: altrimenti l'anima non potrebbe mai purificarsi dalla colpa originale finché è unita al corpo.

Molto meno, quindi, può macchiare l'anima il seme.

5. Il Filosofo [ Ethic. 3,5 ] avverte che « nessuno rimprovera coloro che sono turpi per natura, ma coloro che lo sono per accidia e per negligenza ».

Ora, sono turpi per natura coloro che sono tali in forza della loro origine.

Quindi nulla di quanto deriva per origine può essere riprovevole e peccaminoso.

In contrario:

L'Apostolo [ Rm 5,12 ] insegna: « A causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo ».

E ciò non può intendersi di una semplice imitazione, poiché sta scritto [ Sap 2,24 ]: « La morte è entrata nel mondo per invidia del diavolo ».

Rimane dunque che il peccato è entrato nel mondo per origine dal nostro progenitore.

Dimostrazione:

Si deve ritenere, secondo la fede cattolica, che il primo peccato del primo uomo si trasmette ai discendenti per via di origine.

Per cui anche i bambini appena nati vengono portati al battesimo per essere purificati dall'infezione della colpa.

La dottrina contraria è invece l'eresia di Pelagio, come risulta da numerosi scritti di S. Agostino.

Ora, nel determinare in che modo il peccato del nostro progenitore possa trasmettersi ai discendenti molti e diversi furono i tentativi.

Alcuni infatti, considerando che la sede del peccato è l'anima razionale, sostennero che l'anima stessa si trasmette col seme, in modo che da un'anima infetta deriverebbero anime infette.

- Altri invece, respingendo come erronea una simile spiegazione, si sforzarono di chiarire come la colpa del genitore passi nella prole anche senza la trasmissione del'anima partendo dal fatto che così si trasmettono gli stessi difetti fisici: un lebbroso, p. es., genera un figlio lebbroso, e un gottoso genera un gottoso, per una corruzione del seme, sebbene tale corruzione non sia né la lebbra né la gotta.

Ora, essendo il corpo proporzionato all'anima, e ridondando sul corpo i difetti dell'anima, e viceversa, essi affermano che in questo stesso modo viene comunicato alla prole un difetto colpevole dell'anima mediante la discendenza del seme, sebbene il seme non sia attualmente il soggetto della colpa.

Ma tutte queste spiegazioni sono insufficienti.

Pur ammettendo infatti che certi difetti fisici passano per generazione nella prole - e indirettamente passano così anche dei difetti psichici, data la cattiva disposizione del corpo, come quando da un demente nasce un demente -, tuttavia il contrarre un difetto per generazione esclude la colpa, che è essenzialmente volontaria.

Per cui, anche ponendo che l'anima razionale si trasmetta per generazione, per il fatto stesso che la macchia dell'anima della prole non sarebbe nella sua volontà, perderebbe l'aspetto di colpa esigente una pena: poiché, come dice il Filosofo [ Ethic. 3,5 ], « nessuno pensa a rimproverare un cieco nato, ma piuttosto ne ha compassione ».

Bisogna quindi procedere per un'altra via, ricordando che tutti gli uomini che nascono da Adamo possono essere considerati come un uomo solo, in quanto possiedono la stessa natura ricevuta dal capostipite.

Come anche nella convivenza civile tutti quelli che appartengono a una data collettività vengono considerati come un unico corpo, e la collettività intera come un unico uomo.

Porfirio [ Isag., De specie ] afferma infatti che « per la partecipazione della specie molti uomini sono un uomo solo ».

Perciò i molti uomini che derivano da Adamo sono come le membra molteplici di un unico corpo.

Ora, gli atti di un arto corporeo, di una mano p. es., non sono volontari per la volontà della mano, ma dell'anima che ne è il primo motore.

Perciò l'omicidio che la mano commette non è imputato alla mano, se si volesse considerare la mano divisa dal corpo, ma viene imputato ad essa in quanto è una parte dell'uomo, mossa dal primo principio motore dell'uomo stesso.

Perciò il disordine esistente in quest'uomo generato da Adamo non è volontario per la volontà di questo individuo, ma per la volontà del progenitore, il quale muove mediante la generazione tutti quelli che hanno generazione da lui come la volontà dell'anima muove all'operazione tutte le membra.

Per cui il peccato che così si trasmette dal nostro progenitore ai suoi discendenti viene detto originale: mentre viene detto attuale il peccato che dall'anima si trasmette a tutte le membra del corpo.

E come il peccato attuale commesso da una delle membra non è un peccato di tale arto se non perché tale arto è parte dell'uomo stesso, per cui viene denominato peccato umano, così il peccato originale non è il peccato di una data persona se non in quanto tale persona riceve la natura dal suo progenitore.

Infatti viene chiamato anche peccato di natura, secondo l'espressione di S. Paolo [ Ef 2,3 ]: « Eravamo per natura meritevoli d'ira ».

Analisi delle obiezioni:

1. Si dice che il figlio non porterà l'iniquità del padre nel senso che non sarà punito per il peccato del padre, a meno che non sia partecipe della colpa.

E così accade nel caso nostro: infatti il peccato originale si trasmette di padre in figlio per origine come si trasmette per imitazione quello attuale.

2. Sebbene l'anima non si trasmetta, non potendo la virtù del seme produrre un'anima razionale, tuttavia il seme vi coopera come disposizione.

Perciò mediante la virtù del seme si trasmette la natura umana dai genitori ai figli, e con la natura la sua corruzione.

Infatti l'individuo che nasce diviene partecipe della colpa del suo progenitore per il fatto che riceve da lui la natura mediante una certa mozione generativa.

3. Sebbene nel seme non si trovi attualmente la colpa, vi si trova però virtualmente la natura umana, alla quale tale colpa si accompagna.

4. Il seme è principio o causa della generazione, che è l'atto proprio della natura destinato alla sua propagazione.

Perciò l'anima è contaminata più dal seme che dal corpo completo, che appartiene già a una determinata persona.

5. Un difetto di origine non è riprovevole se chi nasce viene considerato in se stesso.

Può invece esserlo se viene considerato come derivante da un dato principio: come per colpa di qualche antenato alcuni incorrono col nascere nell'ignominia della loro stirpe.

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