Summa Teologica - I-II |
II-II, q. 108, a. 4, ad 1; In 2 Sent., d. 33, q. 1, a. 2; In 4 Sent., d. 46, q. 2, a. 2, sol. 2, ad 2; De Malo, q. 4, a. 8, ad 6-9, 12, 15; q. 5, a. 4; Quodl., 12, q. 16, a. 1, ad 1; In Ioan., c. 9, lect. 1
Pare che uno possa essere punito per i peccati altrui.
1. Sta scritto nell'Esodo [ Es 20,5 ]: « Io sono un Dio geloso, che punisco la colpa dei padri nei figli fino alla terza e alla quarta generazione, per coloro che mi odiano ».
E in S. Matteo [ Mt 23,35 ]: « Perché ricada su di voi tutto il sangue innocente versato sopra la terra ».
2. La giustizia umana deriva dalla giustizia divina.
Ora, secondo la giustizia umana talvolta i figli sono puniti per i loro genitori, come p. es. nei delitti di lesa maestà.
Perciò anche secondo la giustizia divina uno può essere punito per i peccati altrui.
3. Né vale rispondere che nel caso il figlio è punito non per il peccato di suo padre, ma per il proprio, in quanto imita quello paterno: poiché ciò non sarebbe una prerogativa dei figli, ma potrebbe dirsi anche degli estranei che vengono puniti con una pena analoga a quella di coloro di cui imitano i peccati.
Quindi i figli non sono puniti per i peccati propri, ma per quelli altrui.
Sta scritto [ Ez 18,20 ]: « Il figlio non sconta l'iniquità del padre ».
Se parliamo di pene soddisfattorie volontariamente accettate può capitare che uno porti la pena di un altro in quanto forma quasi un'unità con lui, come si è detto [ a. prec. ].
- Se invece parliamo di pene inflitte per dei peccati in quanto sono punizioni, allora ciascuno viene punito per i propri peccati: poiché l'atto del peccato è qualcosa di personale.
- Se però parliamo di pene medicinali, allora può capitare che uno sia punito per i peccati altrui.
Infatti si è detto [ a. prec. ] che la perdita dei beni materiali, e degli stessi beni del corpo, può essere una pena medicinale, ordinata alla salvezza dell'anima.
Perciò nulla impedisce che uno sia colpito con tali pene, da Dio o dagli uomini, per i peccati di altri: ad es. un figlio per i peccati del padre, e un suddito per quelli del suo signore, in quanto costoro sono qualcosa di essi.
Se tuttavia il figlio o il suddito è partecipe della colpa, allora tali penalità sono punizioni sotto due aspetti, cioè tanto riguardo a chi è punito, quanto riguardo a colui per il quale è punito.
Se invece non è partecipe della colpa, allora sono punizioni soltanto per riguardo a colui per il quale è punito, mentre per chi è punito si tratta solo di medicine, purché egli non abbia indirettamente acconsentito al peccato altrui: infatti queste penalità sono ordinate al bene dell'anima, se sopportate pazientemente.
Le pene spirituali invece non possono essere semplici medicine: poiché il bene dell'anima non può essere ordinato a un bene superiore.
Perciò nei beni dell'anima nessuno soffre menomazioni senza una colpa personale.
Quindi uno non soffre queste menomazioni a motivo di altri, come dice S. Agostino [ Epist. 250 ]: poiché rispetto all'anima il figlio non è qualcosa del padre.
Per cui il Signore diceva a Ezechiele [ Ez 18,4 ]: « Tutte le anime sono mie ».
1. I due testi sembrano riferirsi alle pene temporali o corporali, in quanto i figli sono qualcosa dei loro genitori, e i continuatori degli antenati.
Oppure, se si riferiscono alle pene spirituali, sottintendono l'imitazione delle colpe: perciò nell'Esodo si parla di « coloro che mi odiano »; e in S. Matteo [ Mt 23,32 ] si dice: « Voi colmate la misura dei vostri padri ».
- La Scrittura poi afferma che i peccati dei genitori sono puniti nei figli perché questi, educati nei peccati dei genitori, sono più portati alla colpa: sia per la familiarità, sia per l'esempio autorevole degli avi.
E sono degni di una maggiore punizione se, vedendo la pena dei genitori, non si sono corretti.
- E aggiunge « fino alla terza e alla quarta generazione» inquantoché per gli uomini è possibile avere una vita così lunga da vedere la terza e la quarta generazione: e così i figli possono vedere i peccati dei padri per imitarli, e vicendevolmente i padri possono vedere le pene dei figli per dolersene.
2. Le pene inflitte dalla legge umana per i peccati altrui sono materiali e temporali.
E sono rimedi, o medicine, contro eventuali colpe successive: cioè per trattenere quelli che sono puniti, o gli altri, da colpe consimili.
3. Si dice che per i peccati altrui sono puniti più i familiari che gli estranei sia perché la punizione dei familiari ridonda in qualche modo su chi ha peccato, secondo le spiegazioni date [ nel corpo ], poiché il figlio è qualcosa del padre, sia anche perché gli esempi di famiglia e le loro punizioni impressionano di più.
Cosicché quando uno è stato educato nei peccati dei genitori, li asseconda con più forza; e se non è stato intimorito dalle punizioni, è più ostinato: per cui merita una pena più grave.
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