Summa Teologica - I-II

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Articolo 5 - Se la legge divina sia una soltanto

Infra, q. 107, a. 1; In Gal., c. 1, lect. 2

Pare che la legge divina sia una soltanto.

Infatti:

1. In uno stesso regno e sotto un unico re non vi è che una sola legge.

Ma Dio è un re unico per tutto il genere umano, secondo l'espressione del Salmo [ Sal 47,8 ]: « Dio è re di tutta la terra ».

Quindi la legge divina è una sola.

2. Ogni legge è ordinata al fine che il legislatore intende far conseguire a coloro che vi sono soggetti.

Ora, il fine che Dio intende raggiungere in tutti gli uomini è identico: infatti « egli vuole », come dice S. Paolo [ 1 Tm 2,4 ], « che tutti gli uomini siano salvati, e giungano alla conoscenza della verità ».

Quindi la legge divina è unica.

3. La legge divina sembra più vicina della legge naturale alla legge eterna, che è unica: poiché la rivelazione della grazia è più alta della conoscenza naturale.

Ma la legge naturale è unica per tutti gli uomini.

A più forte ragione, quindi, deve essere unica la legge divina.

In contrario:

L'Apostolo [ Eb 7,12 ] scrive: « Mutato il sacerdozio, avviene necessariamente anche un mutamento della legge ».

Ma il sacerdozio, come egli dice [ Eb 7,11ss ], è duplice: il sacerdozio levitico e il sacerdozio di Cristo.

Quindi è duplice anche la legge divina: cioè la legge antica e la legge nuova.

Dimostrazione:

Come si è detto nella Prima Parte [ q. 30, a. 3 ], il numero ha la sua causa nella distinzione.

Ora, le cose possono distinguersi fra loro in due modi.

Primo, secondo una diversità specifica: ad es. come il cavallo e il bue.

Secondo, come il perfetto e l'imperfetto nella medesima specie: ad es. come il bambino e l'uomo adulto.

Ora, la legge divina si distingue in legge antica e legge nuova in questo secondo modo.

Per cui l'Apostolo [ Gal 3,24s ] paragona lo stato della legge antica allo stato del bambino sottoposto al pedagogo, mentre paragona lo stato della legge nuova alla condizione dell'uomo adulto, non più soggetto al pedagogo.

E in queste due leggi la perfezione e l'imperfezione si rilevano in base alle tre caratteristiche della legge di cui abbiamo già parlato.

Innanzitutto infatti la legge ha il compito di ordinare al bene comune [ cf. q. 90, a. 2 ].

Ora, questo può essere di due specie.

Cioè sensibile e terreno: e a questo bene ordinava direttamente la legge antica, per cui nel prologo di essa [ Es 3,8.17 ] il popolo viene invitato al regno terreno dei Cananei.

Può essere invece un bene spirituale e celeste: e a questo indirizza la nuova legge.

Infatti Cristo sin dall'inizio della sua predicazione [ Mt 4,17 ] invitò al regno dei cieli, dicendo: « Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino ».

Perciò S. Agostino [ Contra Faustum 4,2 ] insegna che « nell'antico Testamento troviamo promesse di cose temporali, e quindi esso è detto antico; invece al nuovo Testamento appartiene la promessa della vita eterna ».

Secondo, alla legge spetta dirigere gli atti umani secondo l'ordine della giustizia [ cf. a. prec. ].

E anche in questo caso abbiamo la superiorità della legge nuova sulla legge antica, in quanto quest'ultima ordina gli atti interiori dell'animo, secondo il detto evangelico [ Mt 5,20 ]: « Se la vostra giustizia non supererà quella degli Scribi e dei Farisei, non entrerete nel regno dei cieli ».

Perciò si dice [ P. Lomb., Sent. 3,40 ] che « la legge antica trattiene la mano, la nuova invece l'animo umano ».

Terzo, la legge ha il compito di indurre gli uomini all'osservanza dei precetti [ cf. q. 90, a. 3, ad 2 ].

Ora, la legge antica ricorreva per questo al timore delle pene; la legge nuova invece si serve dell'amore, infuso nei nostri cuori mediante la grazia di Cristo, che nella legge nuova viene conferita, mentre in quella antica era solo prefigurata.

Per cui S. Agostino [ Contra Adim. 17 ] può affermare che « la differenza tra la Legge e il Vangelo è tutta qui: nel divario che passa fra il timore e l'amore ».

Analisi delle obiezioni:

1. Come un padre di famiglia dà comandi diversi ai bambini e agli adulti nella sua casa, così quell'unico re che è Dio, nel suo unico regno, ha dato una legge agli uomini ancora imperfetti, e un'altra legge più perfetta a coloro che erano già stati condotti dalla prima legge a una più grande capacità delle realtà divine.

2. La salvezza degli uomini non poteva compiersi che per mezzo di Cristo, secondo l'espressione degli Atti [ At 4,12 ]: « Non c'è altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati ».

Perciò la legge che porta tutti perfettamente alla salvezza non poteva essere data se non dopo la venuta di Cristo.

Prima invece bisognava dare a quel popolo dal quale egli doveva nascere una legge limitata ai rudimenti della giustizia, che ne preparasse la venuta.

3. La legge naturale guida l'uomo secondo certi precetti generali, comuni sia ai perfetti che ai meno perfetti: perciò è unica per tutti.

Invece la legge divina guida l'uomo anche in certe cose particolari, in cui è diverso l'atteggiamento dei perfetti e degli imperfetti.

E così erano necessarie due leggi divine, secondo le spiegazioni date [ nel corpo ].

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