Summa Teologica - I-II |
Parea che gli esseri fisici contingenti non siano soggetti alla legge eterna.
1. La promulgazione è essenziale alla legge, come si è visto sopra [ q. 90, a. 4 ].
Ma la promulgazione può essere fatta solo a delle creature razionali, capaci di ascoltare un enunziato.
Quindi le sole creature razionali sono soggette alla legge eterna, non già gli esseri fisici contingenti.
2. Al dire di Aristotele [ Ethic. 1,13 ], « ciò che obbedisce alla ragione partecipa in qualche modo della ragione ».
Siccome dunque gli esseri fisici contingenti non partecipano della ragione, essendo del tutto irrazionali, di conseguenza non possono essere soggetti alla legge eterna.
3. La legge eterna è sommamente efficace.
Invece negli esseri fisici contingenti ci sono dei difetti.
Quindi essi non sono soggetti alla legge eterna.
La Scrittura [ Pr 8,29 ] parla di « quando [ Dio ] stabiliva al mare i suoi limiti e poneva una legge alle acque, sicché non oltrepassassero la spiaggia ».
La condizione della legge eterna, che è una legge divina, è diversa dalla condizione della legge umana.
Infatti la legge umana si estende alle sole creature razionali soggette all'uomo.
E ciò è dovuto al fatto che la legge ha il compito di regolare gli atti dei sudditi: per cui nessuno, a tutto rigore, può imporre una legge ai suoi propri atti.
Ora, tutte le azioni che vengono compiute facendo uso degli esseri privi di ragione soggetti all'uomo sono compiute in forza di un atto posto dall'uomo che li mette in movimento: poiché tali creature irrazionali non operano guidando se stesse, ma sono adoperate da altri, come sopra [ q. 1, a. 2 ] si è spiegato.
Perciò l'uomo è incapace di imporre una legge agli esseri irrazionali, per quanto gli siano soggetti.
Può invece imporre una legge agli esseri razionali che gli sono sottoposti imprimendo nella loro mente, col suo comando o con un qualsiasi enunziato, una regola o un principio operativo.
Ora, come l'uomo può imprimere con un enunziato il principio interiore di certi atti nei suoi sudditi, così Dio imprime in tutta la natura i princìpi della sua operazione.
Per cui si può dire che Dio comanda a tutta la natura, secondo l'espressione del Salmo [ Sal 148,6 ]: « Ha posto una legge che non passa ».
E così anche tutti i moti e gli atti di tutta la natura sono soggetti alla legge eterna.
Perciò le creature irrazionali, essendo mosse dalla divina provvidenza, sono soggette alla legge eterna: non però nel senso che intendano il comando di Dio, come le creature razionali, ma in un'altro modo.
1. L'inserimento del principio attivo intrinseco negli esseri fisici equivale alla promulgazione della legge rispetto agli uomini: poiché la promulgazione della legge inserisce negli uomini, come si è spiegato [ nel corpo ], un principio direttivo dei loro atti.
2. Le creature irrazionali non partecipano della ragione umana e non le obbediscono; partecipano invece, con la loro obbedienza, della ragione divina.
Infatti la virtù della ragione divina è più estesa nei suoi effetti della virtù della ragione umana.
E come le membra del corpo umano si muovono al comando della ragione senza parteciparne, non avendo alcuna conoscenza che possa coordinarvele, così le creature irragionevoli sono mosse da Dio senza per questo divenire razionali.
3. I difetti che notiamo negli esseri fisici, sebbene avvengano contro l'ordine delle cause particolari, tuttavia non escludono l'ordine delle cause universali; e specialmente della causa prima, che è Dio, alla cui provvidenza nulla può sottrarsi, come si è spiegato nella Prima Parte [ q. 22, a. 2 ].
Essendo quindi la legge eterna la ragione direttiva della divina provvidenza, come si è detto [ a. 1 ], i difetti degli esseri fisici sono sottomessi alla legge eterna.
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