Summa Teologica - II-II

Indice

Articolo 3 - Se la fede possa contenere delle falsità

In 3 Sent., d. 24, q. 1, a. 1, sol. 3

Pare che la fede possa contenere delle falsità.

Infatti:

1. La fede è sullo stesso piano della speranza e della carità.

Ma la speranza può contenere delle falsità: poiché molti che sperano di avere la vita eterna non la raggiungono.

E lo stesso avviene per la carità: infatti molti vengono amati come buoni, e tuttavia non lo sono.

Perciò anche la fede può contenere delle falsità.

2. Abramo credeva che Cristo sarebbe nato, secondo l'affermazione del Vangelo [ Gv 8,56 ]: « Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno ».

Ora Dio, dopo i tempi di Abramo, poteva non incarnarsi, poiché prese la carne solo per volontà propria: e così sarebbe stato falso ciò che Abramo aveva creduto di Cristo.

Quindi la fede può contenere delle falsità.

3. La fede degli antichi credeva che Cristo sarebbe nato, e tale fede durò in molti fino alla predicazione del Vangelo.

Ma dopo la nascita di Cristo, prima che questi iniziasse la sua predicazione, era falso ritenere che sarebbe nato.

Quindi la fede può contenere delle falsità.

4. È un dogma di fede che il Sacramento dell'Altare contiene il vero corpo di Cristo.

Ora può capitare, quando non c'è una consacrazione valida, che là non vi sia il vero corpo di Cristo, ma soltanto il pane.

Perciò la fede può contenere delle falsità.

In contrario:

Nessuna virtù chiamata a nobilitare l'intelletto può avere legami con la falsità che, stando al Filosofo [ Ethic. 6,2 ], è il male nell'ordine intellettivo.

Ma la fede è una virtù chiamata a perfezionare l'intelletto, come vedremo più avanti [ q. 4, aa. 2, 5 ].

Essa quindi non può contenere delle falsità.

Dimostrazione:

Nessuna cosa può interessare una potenza, un abito o un atto se non mediante la ragione formale dell'oggetto rispettivo: un colore, p. es., non può essere visto che mediante la luce, e una conclusione non può essere conosciuta se non in forza del termine medio della dimostrazione.

Ora, abbiamo già visto [ a. 1 ] che la ragione formale dell'oggetto della fede è la prima verità.

Perciò nulla può essere materia di fede se non in quanto dipende dalla prima verità, con la quale qualsiasi falsità è incompatibile; come è incompatibile il non ente con l'ente, e il male col bene.

Rimane, quindi, che la fede non può contenere delle falsità.

Analisi delle obiezioni:

1. Essendo la verità un bene dell'intelletto e non delle potenze appetitive, tutte le virtù che perfezionano l'intelletto escludono assolutamente il falso: poiché è essenziale alla virtù volgersi unicamente al bene.

Invece le virtù della parte appetitiva non sono del tutto incompatibili col falso: uno infatti può agire secondo la giustizia o la temperanza avendo una falsa opinione a proposito di ciò che sta facendo.

E così la fede, la speranza e la carità non sono alla pari, dal momento che la prima nobilita l'intelletto e le due ultime perfezionano le potenze appetitive.

Tuttavia neppure la speranza contiene delle falsità.

Infatti uno spera di possedere la vita eterna non con le proprie capacità ( il che sarebbe un atto di presunzione ), ma con l'aiuto della grazia: e se in essa perseverasse conseguirebbe infallibilmente la vita eterna.

Parimenti anche alla carità spetta di amare Dio in tutti coloro in cui si trova.

Perciò alla carità poco importa se Dio di fatto si trovi o no nella persona che viene amata a motivo di lui.

2. Anche dopo Abramo era sempre possibile, assolutamente parlando, che Dio non si incarnasse.

In quanto però la cosa ricadeva nella prescienza di Dio diventava in qualche modo necessaria, poiché sarebbe avvenuta infallibilmente, come si è spiegato nella Prima Parte [ q. 14, a. 13 ].

Ed è sotto questo aspetto che è materia di fede.

Per cui in quanto cade sotto la fede non può essere falsa.

3. La fede dei credenti esigeva, dopo la nascita di Cristo, che si ritenesse che a un dato momento egli sarebbe nato.

Ma quella determinazione di tempo in cui essi si ingannavano non era dovuta alla fede, bensì a una supposizione umana.

Infatti è sempre possibile che un credente giudichi falsamente una cosa per una supposizione umana; non però quando giudica partendo dalla fede.

4. La fede del credente non si riferisce a queste o a quelle determinate specie del pane, ma al fatto che quando il pane sensibile è consacrato nel debito modo, il vero corpo di Cristo si trova sotto le specie.

Per cui, se non è debitamente consacrato, non per questo la fede contiene delle falsità.

Indice