Summa Teologica - II-II |
In 3 Sent., d. 25, q. 1, a. 1, sol. 1; a. 2, ad 6; In 1 Cor., c. 15, lect. 1
Pare che le verità di fede non debbano essere distinte in un certo numero di articoli.
1. Siamo tenuti a credere a tutte le verità racchiuse nella Sacra Scrittura.
Ma queste non si possono ridurre a un numero determinato.
Quindi non ha senso distinguere gli articoli di fede.
2. Una distinzione materiale, potendo essere fatta all'infinito, va ignorata dalla scienza.
D'altra parte la ragione formale dell'oggetto della fede, cioè la prima verità, è una e indivisibile, come si è detto [ a. 1 ], per cui le verità di fede non possono essere distinte secondo una ragione formale.
Quindi la distinzione materiale delle realtà di fede in articoli deve essere trascurata.
3. Alcuni affermano che l'articolo è « una indivisibile verità su Dio che ci costringe a credere ».
Ma credere è un atto volontario poiché, secondo S. Agostino [ In Ioh. ev. tract. 26 ], « nessuno crede se non perché vuole ».
Perciò non è giusto distinguere in articoli le cose da credere.
Scrive S. Isidoro [ ? ]: « L'articolo è una percezione della verità divina che ci orienta verso di essa ».
Ma la nostra percezione della verità divina avviene secondo una certa suddivisione: infatti le cose che in Dio sono unite, nel nostro intelletto sono molteplici.
Quindi le verità della fede devono essere distinte in articoli.
Pare che il termine articolo sia derivato dal greco.
Infatti in greco arthron, reso dal latino articulus, sta a indicare la giuntura di parti distinte.
Così nel corpo le particelle fra loro congiunte sono chiamate articolazioni delle membra.
Similmente in grammatica presso i greci sono chiamate articoli quelle parti del discorso che sono unite alle altre voci per esprimerne il genere, il numero e il caso.
E così pure in retorica si parla di articolazioni a proposito di certe aggregazioni di parti: scrive infatti Cicerone [ De invent. 4,19 ] che « il parlare è articolato quando le singole parole sono distinte da sospensioni del discorso, in questa maniera, p. es.: Con la prestanza, con la voce, con lo sguardo hai atterrito gli avversari ».
Perciò si dice che anche le verità della fede cristiana sono distinte in articoli in quanto sono divise in parti che hanno un legame reciproco.
Ora l'oggetto della fede, come si è detto [ a. 4 ], è una verità divina inevidente.
Quindi dove abbiamo qualcosa che per una speciale ragione è inevidente, là troviamo un articolo distinto; invece dove più cose sono conosciute per una medesima ragione, là gli articoli non sono distinti.
È differente, p. es., la obiezioni che si ha nel capire che Dio ha sofferto e quella che si ha nel capire che, essendo morto, è risuscitato: perciò l'articolo della risurrezione è distinto da quello della passione.
È invece identica la obiezioni riguardante il fatto che ha sofferto, che è morto e che fu sepolto, poiché ammessa la prima cosa è facile ammettere anche le altre.
Quindi tutte queste cose appartengono a un unico articolo.
1. Ci sono delle verità che sono per se stesse oggetto di fede, e ce ne sono invece di quelle che lo sono non per se stesse, ma in ordine ad altre: come anche nelle scienze ci sono nozioni proposte come intese per se stesse, e nozioni che servono a chiarire le altre.
Ora, avendo la fede come oggetto principale quanto speriamo di vedere nella patria - poiché, secondo le parole di S. Paolo [ Eb 11,1 ], « la fede è il fondamento delle cose che si sperano » -, di per sé spettano alla fede le cose che ci indirizzano direttamente alla vita eterna: cioè le tre Persone divine, l'onnipotenza di Dio, il mistero dell'incarnazione di Cristo e altre cose simili.
E in base a queste si dividono gli articoli della fede.
Ma dalla Sacra Scrittura vengono proposte alla nostra fede anche altre cose, non come principali, bensì a manifestazione delle precedenti: p. es. che Abramo ebbe due figli [ Gen 16,15; Gen 21,2; Gal 4,22 ], che un morto risuscitò al contatto delle ossa di Eliseo [ 2 Re 13,21 ], e altre cose del genere, che sono riferite nella Sacra Scrittura per illustrare la grandezza di Dio o l'incarnazione di Cristo.
E in questo caso non è necessario distinguere gli articoli.
2. La ragione formale dell'oggetto della fede può essere considerato da due punti di vista.
Primo, dal lato della cosa creduta.
E allora è unica la ragione formale di tutto ciò che si crede, cioè la prima verità.
Secondo, dal lato dei credenti.
E allora questa ragione è la non evidenza.
Ora, è da questo lato che sono distinti gli articoli di fede, come si è spiegato [ nel corpo ].
3. Questa definizione dell'articolo deriva più dall'etimologia latina del termine che dalla vera etimologia greca.
Perciò non ha gran peso.
Si può tuttavia rispondere che, sebbene non siamo costretti a credere per una necessità di coazione, siamo però costretti a farlo per la necessità del fine [ da raggiungere ]: poiché, come scrive l'Apostolo [ Eb 11,6 ], « chi si accosta a Dio deve credere », e « senza la fede è impossibile piacere a Dio ».
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