Summa Teologica - II-II |
In 3 Sent., d. 34, q. 1, a. 4
Pare che al dono dell'intelletto non corrisponda la sesta beatitudine [ Mt 5,8 ]: « Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio ».
1. La purezza del cuore appartiene soprattutto alla parte affettiva.
Invece il dono dell'intelletto appartiene alla facoltà intellettiva.
Quindi questa beatitudine non corrisponde al dono dell'intelletto.
2. Negli Atti degli Apostoli [ At 15,9 ] si legge: « purificando i loro cuori con la fede ».
Quindi la suddetta beatitudine appartiene più alla virtù della fede che al dono dell'intelletto.
3. I doni dello Spirito Santo arricchiscono l'uomo nella vita presente.
Ma la visione di Dio non appartiene alla vita presente: essa infatti rende beati, come sopra [ I, q. 12, a. 1; I-II, q. 3, a. 8 ] si è detto.
Quindi la sesta beatitudine, che abbraccia la visione di Dio, non corrisponde al dono dell'intelletto.
S. Agostino [ De serm. Dom. in monte 1,4.11 ] insegna: « La sesta operazione dello Spirito Santo, che è l'intelletto, si addice ai puri di cuore, i quali con l'occhio purificato possono vedere quanto occhio non vide ».
La sesta, come le altre beatitudini, secondo le spiegazioni date sopra [ I-II, q. 69, a. 2 ], abbraccia due cose: la prima in qualità di merito, cioè la purezza del cuore; la seconda in qualità di premio, cioè la visione di Dio.
E sia l'una che l'altra cosa va attribuita in qualche modo al dono dell'intelletto.
Ci sono infatti due tipi di purezza.
La prima prepara e predispone alla visione di Dio, e consiste nella purificazione della volontà dagli affetti disordinati.
E questa purezza di cuore si ottiene con le virtù e con i doni delle potenze appetitive.
La seconda invece è quasi un'attuazione e un coronamento rispetto alla visione di Dio: e questa è la purezza dello spirito purificato dai fantasmi e dagli errori, pronto cioè ad accogliere le verità divine non al modo dei fantasmi delle realtà corporee, e neppure secondo le deformazioni degli eretici.
E questa purezza deriva dal dono dell'intelletto.
Parimenti ci sono due visioni di Dio.
La prima è la visione perfetta dell'essenza divina.
La seconda invece è una visione imperfetta mediante la quale, pur non vedendo ciò che Dio è, vediamo ciò che egli non è: e in questa vita noi conosciamo Dio tanto più perfettamente quanto meglio sappiamo intendere che egli sorpassa tutto ciò che è compreso dalla nostra intelligenza.
Ora, tutte e due queste visioni appartengono al dono dell'intelletto: la prima al dono dell'intelletto nella sua pienezza, quale sarà nella patria; la seconda invece al dono dell'intelletto nella sua fase iniziale, propria della vita presente.
Sono così risolte anche le obiezioni.
Infatti i primi due argomenti parlano del primo tipo di purezza; il terzo invece della perfetta visione di Dio: ora, i doni hanno il compito di arricchirci adesso in maniera iniziale, e avranno il loro coronamento nella vita futura, come si è detto [ I-II, q. 69, a. 2 ].
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