Summa Teologica - I

Indice

Articolo 1 - Se un intelletto creato possa vedere Dio nella sua essenza

Infra, a. 4, ad 3; I-II, q. 3, a. 8; q. 5, a. 1; In 4 Sent., d. 49, q. 2, a. 1; C. G., III, cc. 51, 54, 57; De Verit., q. 8, a. 1; Quodl., 10, q. 8; Comp. Theol., c. 104; et part. 2, cc. 9, 10; In Matth., c. 5; In Ioan., c. 1, lect. 11

Pare che nessun intelletto creato possa vedere Dio nella sua essenza.

Infatti:

1. Il Crisostomo [ In Ioh. hom. 15 ], commentando il detto di S. Giovanni [ Gv 1,18 ]: « Dio nessuno l'ha mai visto », dice: « Ciò che Dio è non soltanto i profeti non l'hanno conosciuto, ma neanche gli angeli e gli arcangeli: come infatti ciò che è di natura creata potrebbe vedere l'Increato? ».

E anche Dionigi [ De div. nom. 1,5 ], parlando di Dio, dice: « Non se ne ha la sensazione, né l'immaginazione, né l'opinione, né l'idea, né la scienza ».

2. Ogni infinito, in quanto tale, è sconosciuto.

Ma Dio, come si è già dimostrato [ q. 7, a. 1 ], è infinito.

Quindi Dio è per sua natura sconosciuto.

3. L'intelletto creato non conosce che gli esistenti, poiché ciò che per primo cade sotto l'apprensione intellettuale è l'ente.

Ora, Dio non è un esistente, ma è sopra gli esistenti, come afferma Dionigi [ De div. nom. 4 ].

Quindi Dio non è intelligibile, ma oltrepassa ogni intelletto.

4. Tra il conoscente e il conosciuto ci deve essere una certa proporzione, essendo il conosciuto una perfezione del conoscente.

Ma tra l'intelletto creato e Dio non vi è proporzione alcuna, essendovi tra l'uno e l'altro una distanza infinita.

Quindi l'intelletto creato non può conoscere l'essenza di Dio.

In contrario:

Dice S. Giovanni [ 1 Gv 3,2 ]: « Lo vedremo così come egli è ».

Dimostrazione:

Poiché ogni cosa è conoscibile nella misura in cui è in atto, essendo Dio atto puro senza mescolanza alcuna di potenza, di per se stesso è sommamente conoscibile.

Ma ciò che in se stesso è sommamente conoscibile può non essere conoscibile da parte di qualche intelletto a motivo della sproporzione tra l'intelligibile e l'intelletto: come il sole, che è visibile al massimo grado, non può essere visto dal pipistrello, per eccesso di luce.

In base a questa riflessione dunque alcuni sostennero che nessun intelletto creato può vedere l'essenza di Dio.

Ma ciò è inammissibile.

Siccome infatti l'ultima beatitudine dell'uomo consiste nella sua operazione più alta, che è l'operazione intellettuale, se l'intelletto creato non può in alcun modo conoscere l'essenza di Dio, [ una delle due ]: o non raggiungerà mai la beatitudine, oppure questa consisterà in qualche altra cosa che non è Dio.

Ma ciò è contro la fede.

Infatti l'ultima perfezione della creatura razionale si trova in ciò che è il principio del suo essere, poiché ogni cosa in tanto è perfetta in quanto raggiunge il suo principio.

- Similmente è anche irragionevole.

Nell'uomo vi è infatti un desiderio naturale, quando vede un effetto, di conoscerne la causa: da cui il sorgere dell'ammirazione negli uomini.

Se dunque l'intelligenza della creatura razionale non potesse giungere alla causa suprema delle cose, rimarrebbe vano un desiderio naturale.

Quindi bisogna ammettere puramente e semplicemente che i beati vedono l'essenza di Dio.

Analisi delle obiezioni:

1. L'uno e l'altro testo parlano della visione comprensiva.

Infatti Dionigi alle parole riportate premette queste altre: « Per tutti, universalmente, Egli è incomprensibile, e non se ne ha la sensazione », ecc.

E il Crisostomo, poco dopo le parole riferite, aggiunge: « Visione qui dice perfetta contemplazione e comprensione del Padre, tanta quanta il Padre ne ha del Figlio ».

2. L'infinito inteso dalla parte della materia non attuata dalla forma è di per sé inconoscibile, dato che ogni conoscenza avviene in forza della forma, ma l'infinito proprio della forma non coartata dalla materia è di per sé sommamente conoscibile.

Ora, Dio è infinito in questo modo e non nel primo, come è chiaro da quanto precede [ q. 7, a. 1 ].

3. Si dice di Dio che non è un esistente non nel senso che non esista in alcun modo, ma perché è al disopra di ogni esistente, in quanto è il suo stesso essere.

Per cui non ne segue che sia del tutto inconoscibile, ma che supera ogni conoscenza: il che equivale a dire che è incomprensibile.

4. Si deve parlare di due generi di proporzioni.

In un primo caso si tratta del rapporto determinato di una quantità rispetto a un'altra: come il doppio, il triplo, l'uguale sono specie della proporzione.

In un secondo modo invece si chiama proporzione qualsiasi rapporto di una cosa con un'altra.

E in questo senso vi può essere una proporzione della creatura rispetto a Dio, in quanto essa sta a lui come l'effetto sta alla causa, e come la potenza sta all'atto.

E in questo senso l'intelletto creato può essere proporzionato a conoscere Dio.

Indice