Summa Teologica - II-II |
Infra, q. 11, a. 1
Pare che non vi siano più specie di incredulità.
1. La fede e l'incredulità, essendo fra loro contrarie, devono avere il medesimo oggetto.
Ora, la fede ha come oggetto formale la prima verità, da cui deriva la sua unità, sebbene materialmente uno creda molte cose.
Perciò anche l'oggetto dell'incredulità è la verità prima, e le diverse verità che l'incredulo nega interessano solo materialmente l'incredulità.
Ma la differenza specifica non è basata sui princìpi materiali, bensì su quelli formali.
Quindi non ci sono diverse specie di incredulità secondo il variare delle verità negate dagli increduli.
2. Uno può deviare dalla verità della fede in un'infinità di modi.
Se quindi si volessero determinare diverse specie di incredulità secondo la diversità degli errori, ne seguirebbe un'infinità di specie.
Perciò queste specie non vanno considerate.
3. Una stessa cosa non può trovarsi in specie diverse.
Può invece capitare che uno sia incredulo perché sbaglia in diversi punti.
Perciò la diversità degli errori non può determinare una differenza specifica nell'incredulità.
Così dunque non ci sono più specie di incredulità.
A ogni virtù si contrappongono più specie di vizi: infatti, come dicono Dionigi [ De div. nom. 4 ] e il Filosofo [ Ethic. 2,6 ], « il bene si attua in una maniera sola, il male invece in molti modi ».
Ma la fede è una virtù.
Quindi ad essa si oppongono più specie di incredulità.
Qualsiasi virtù consiste nel raggiungere la regola del conoscere o dell'agire umano, come si è detto sopra [ I-II, q. 64 ].
Ora, c'è un solo modo di raggiungere la regola in una data materia, mentre si può deviare da essa in molti modi.
E così a un'unica virtù si oppongono molti vizi.
Ma la varietà dei vizi contrapposti a ciascuna virtù può essere considerata sotto due aspetti.
Primo, in base al diverso rapporto che tali vizi hanno con la virtù.
E così vengono determinate alcune specie di vizi: a una virtù morale, p. es., si oppone un vizio per eccesso e un vizio per difetto.
Secondo, in rapporto alla corruzione dei vari elementi che sono richiesti per la virtù.
E da questo lato a una virtù, p. es. alla temperanza o alla fortezza, si contrappongono infiniti vizi, essendo infiniti i modi di alterare le varie circostanze della virtù scostandosi da essa.
Per cui anche i Pitagorici ritenevano che il male fosse infinito.
Si deve quindi concludere che, confrontando l'incredulità con la fede, ci sono diverse specie di incredulità numericamente determinate.
Consistendo infatti il peccato di incredulità nell'opporsi alla fede, esso può verificarsi in due maniere.
O perché ci si oppone alla fede non ancora abbracciata, e allora abbiamo l'incredulità dei pagani, o gentili, oppure perché ci si oppone alla fede cristiana già abbracciata.
Se poi questa era stata abbracciata in modo figurale, avremo l'incredulità dei Giudei; se invece era stata abbracciata nella piena manifestazione della verità, avremo l'incredulità degli eretici.
Perciò possiamo attribuire all'incredulità in generale le tre specie suddette.
Se invece distinguiamo le specie dell'incredulità secondo gli errori relativi ai vari dogmi di fede, allora le specie dell'incredulità non sono determinate: poiché gli errori si possono moltiplicare all'infinito, come nota S. Agostino [ De haeres. 88 ].
1. La ragione formale di un peccato può essere desunta da due fonti diverse.
Primo, partendo dall'intenzione di chi pecca: e allora l'oggetto formale del peccato è la creatura, verso cui uno si volge col peccato; e da questo lato si riscontrano molteplici specie di peccati.
Secondo, partendo dall'intima ragione del male: e allora l'oggetto formale del peccato è il bene da cui ci si allontana; ma da questo lato il peccato non ha specie, anzi è privazione della specie.
Perciò si deve concludere che la prima verità è oggetto dell'incredulità come il punto dal quale essa si allontana, mentre la falsa idea che viene abbracciata ne è l'oggetto formale come il termine verso cui essa si volge: e da questo lato le sue specie sono molteplici.
Perciò, come è unica la carità che aderisce al sommo bene mentre molteplici sono i vizi opposti alla carità che se ne allontanano - sia volgendosi verso i diversi beni temporali, sia stabilendo diversi rapporti disordinati verso Dio -, così anche la fede è un'unica virtù per il fatto che aderisce all'unica prima verità, mentre le specie dell'incredulità sono molteplici per il fatto che gli increduli seguono diverse false opinioni.
2. La obiezioni vale per la distinzione di specie nell'incredulità secondo i vari dogmi in cui è possibile sbagliare.
3. Come la fede è unica perché crede molte verità in ordine a una sola, così può essere unica l'incredulità, anche se sbaglia in più cose, quando tutti gli errori sono subordinati a uno solo.
- Tuttavia nulla impedisce che un solo uomo possa deviare in diverse specie di incredulità, come può soggiacere a più vizi e a molteplici malattie.
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