Summa Teologica - II-II |
Supra, q. 10, a. 5; infra, q. 94, a. 1, ad 1; In 4 Sent., d. 13, q. 2, a. 1
Pare che l'eresia non sia una delle specie dell'incredulità.
1. L'incredulità, come si è visto [ q. 10, a. 2 ], risiede nell'intelletto.
Invece l'eresia non pare appartenere all'intelletto, ma alla volontà.
Scrive infatti S. Girolamo [ In Gal 3, su 5,19 ss.; cf. Decr. di Graz. 2, 24, 3, 7 ]: « Eresia in greco significa scelta, per il fatto che ognuno sceglie con essa l'opinione che considera migliore ».
Ma la scelta è un atto della volontà, come sopra [ I-II, q. 13, a. 1 ] si è dimostrato.
Quindi l'eresia non è una specie dell'incredulità.
2. Un vizio viene specificato soprattutto dal fine.
Infatti il Filosofo [ Ethic. 5,2 ] ha scritto che « chi commette adulterio per rubare, è più ladro che adultero ».
Ma l'eresia ha come suo fine un vantaggio temporale, e specialmente il dominio e la gloria, che rientrano nel vizio della superbia, o della cupidigia.
Infatti S. Agostino [ De util. cred. 1 ] afferma che « è eretico colui che produce o segue opinioni nuove e false, spinto da un vantaggio temporale, e specialmente dal desiderio della propria gloria e del proprio dominio ».
Quindi l'eresia non è una specie dell'incredulità, ma della superbia.
3. L'incredulità, essendo nell'intelletto, non può appartenere alla carne.
Invece l'eresia, secondo l'Apostolo [ Gal 5,19s ], è tra le opere della carne: « Le opere della carne sono ben note: fornicazione, impurità … divisioni, sette ».
E queste ultime si identificano con le eresie.
Quindi l'eresia non è una specie dell'incredulità.
La falsità si contrappone alla verità.
Ma « l'eretico è colui che produce o segue opinioni nuove e false ».
Quindi l'eresia si oppone alla verità, su cui invece poggia la fede.
Perciò essa rientra nell'incredulità.
Il termine eresia implica l'idea di scelta, come si è visto [ ob. 1 ].
Ora, la scelta ha per oggetto i mezzi, presupponendo già stabilito il fine, stando alle spiegazioni date [ I-II, q. 13, a. 3 ].
Ma nel credere il volere accetta una data verità quale suo bene proprio, come sopra [ q. 4, a. 3; a. 5, ad 1 ] si è visto: per cui la verità principale ha natura di fine ultimo, mentre le verità secondarie hanno natura di mezzi.
Ora, dal momento che colui che crede aderisce alle parole di qualcuno, ciò che è principale e quasi finale in ogni credenza pare essere proprio colui alla cui parola si crede; sono invece secondarie le cose credute in questa adesione.
Perciò chi ha la retta fede cristiana aderisce a Cristo con la propria volontà nelle cose che riguardano la sua dottrina.
Quindi uno può deviare dalla fede cristiana in due modi.
Primo, perché si rifiuta di aderire a Cristo: e costui in qualche modo è mal disposto verso il fine medesimo.
E si ha così quella specie di incredulità che è propria dei pagani e degli Ebrei.
Secondo, perché pur volendo aderire a Cristo uno sbaglia nella scelta dei mezzi: poiché non sceglie le verità che sono state realmente insegnate da Cristo, ma cose a lui suggerite dalla propria intelligenza.
Perciò l'eresia è la specie dell'incredulità propria di coloro che professano la fede di Cristo, ma ne corrompono i dogmi.
1. La scelta sta all'incredulità come la volontà sta alla fede, secondo le spiegazioni date [ nel corpo ].
2. I vizi ricevono la specie dal fine prossimo, ma nel fine remoto hanno il genere e la causa.
Quando uno, p. es., commette adulterio per rubare, si ha in ciò la specie dell'adulterio in base al fine immediato e all'oggetto, ma in base al fine ultimo risulta che l'adulterio è nato dal furto, e da questo dipende come l'effetto dalla causa o la specie dal genere, come risulta chiaro dal trattato precedente sugli atti umani in generale [ I-II, q. 18, a. 7 ].
Parimenti nel caso nostro il fine prossimo dell'eresia è l'attaccamento alle proprie false idee: e da qui essa riceve la specie.
Ma dal fine remoto risulta qual è la sua causa: essa cioè nasce dalla superbia o dalla cupidigia.
3. Come eresia viene da scegliere, così setta viene da sectari ( seguire ), secondo la spiegazione di S. Isidoro [ Etym. 8,3 ].
Perciò l'eresia e la setta sono la stessa cosa.
E appartengono alle opere della carne non in base all'oggetto prossimo, ma in base alla causa: la quale è o il desiderio di un fine disonesto, quando esse nascono dalla superbia o dalla cupidigia, come si è detto [ ob. 2 ], oppure è un'illusione fantastica, la quale, stando anche al Filosofo [ Met. 4,5 ], può essere causa di errore.
E la fantasia stessa in qualche modo appartiene alla carne, in quanto i suoi atti sono dovuti a un organo corporeo.
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