Summa Teologica - II-II

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Articolo 6 - Se nell'amore di Dio si debba usare una certa misura

In 3 Sent., d. 27, q. 3, a. 3; De Virt., q. 2, a. 2, ad 13; In Rom., c. 12, lect. 1

Pare che nell'amore di Dio si debba usare una certa misura.

Infatti:

1. La ragione di bene, come spiega S. Agostino [ De nat. boni 3 ], implica « la misura [ modus ], la specie e l'ordine ».

Ora, l'amore di Dio è la cosa migliore che esista nell'uomo, come dimostrano le parole di S. Paolo [ Col 3,14 ]: « Al di sopra di tutto vi sia la carità ».

Quindi nell'amore di Dio non deve mancare la misura.

2. S. Agostino [ De mor. Eccl. 8 ] scrive: « Dimmi, di grazia, quale sia la misura dell'amore.

Poiché ho paura di accendermi di desiderio e di amore per il mio Dio di più o di meno di quanto si deve ».

Ora, egli cercherebbe invano una misura se l'amore divino fosse senza misura.

Quindi tale amore ha una certa misura.

3. Come afferma S. Agostino [ De Gen. ad litt. 4,3.7 ], « la misura è la proporzione che stabilisce la norma propria per ciascuna cosa ».

Ora, la norma del volere umano, come anche degli atti esterni, è la ragione.

Come quindi negli atti esterni di carità bisogna rispettare la misura stabilita dalla ragione, secondo l'espressione di S. Paolo [ Rm 12,1 ]: « il vostro culto ragionevole », così anche l'interno amore di Dio deve avere una misura.

In contrario:

S. Bernardo [ De dilig. Deum 1 ] afferma che « la causa dell'amore di Dio è Dio stesso, e la sua misura è amare senza misura ».

Dimostrazione:

Come si rileva dalle parole riportate di S. Agostino [ ob. 3 ], la misura dice delimitazione da parte di una norma.

Ora, questa delimitazione può trovarsi sia nella norma che misura, sia nella realtà misurata, in modo diverso però nell'una e nell'altra.

Infatti nella norma si trova in maniera essenziale, poiché la norma tende per se stessa a determinare e misurare le altre cose, mentre nelle realtà misurate abbiamo una misura relativa, cioè in quanto esse si adeguano a una data norma o misura.

Perciò nella norma medesima non ci può essere nulla di non regolato, mentre le realtà misurate sono non regolate se non si adeguano alla misura, o per difetto o per eccesso.

Ora, nel dominio dell'appetizione e dell'azione la norma è costituita dal fine: poiché tutto ciò che si desidera o si compie deve prendere la sua ragion d'essere dal fine, come nota il Filosofo [ Phys. 2,9 ].

Quindi il fine ha la misura in se stesso, mentre i mezzi la ricevono dal fatto che sono proporzionati al fine.

Di conseguenza, come afferma il Filosofo [ Polit. 1,3 ], « l'appetito del fine in tutte le arti è senza limite o termine, mentre hanno un termine i mezzi ordinati al fine ».

Infatti il medico non stabilisce un limite alla guarigione, ma la conferisce perfetta per quanto gli è possibile; stabilisce invece un limite alla medicina, poiché egli non dà tutta la medicina che può, ma la dà in proporzione alla guarigione.

E se la medicina superasse o non raggiungesse questa proporzione, sarebbe sregolata.

Ora, il fine di tutti gli atti e di tutti gli affetti umani è l'amore di Dio, col quale specialmente raggiungiamo il fine ultimo, come sopra [ q. 17, a. 6; q. 23, a. 6 ] si è visto.

Perciò nell'amore di Dio non ci può essere una misura come nella realtà misurata, così da poter stabilire l'eccesso e il difetto, ma vi può essere come si trova nella stessa norma, nella quale non ci può essere un eccesso: poiché più ci si adegua, meglio è.

E così più si ama Dio, più l'amore è eccellente.

Analisi delle obiezioni:

1. Ciò che è avuto di per sé vale più di ciò che è avuto in forza di altro.

Perciò la bontà della norma che ha di per sé la misura è superiore alla bontà di ciò che è misurato, il quale riceve la sua misura da altro.

Quindi la carità, che ha la misura in qualità di norma, è superiore alle altre virtù, che l'hanno in quanto realtà misurate.

2. S. Agostino dopo le parole riportate aggiunge che nell'amare Dio la misura è che egli sia amato con tutto il cuore, cioè che sia amato per quanto è possibile.

E questo è proprio della misura che appartiene alla norma misurante.

3. Un amore il cui oggetto è sottoposto al giudizio della ragione deve essere misurato dalla ragione.

Ma l'oggetto dell'amore di Dio trascende il giudizio della ragione.

Quindi non è misurato dalla ragione, ma la trascende.

- D'altra parte non è identico il caso degli atti esterni di carità.

Infatti l'atto interno di carità ha natura di fine: poiché il bene ultimo dell'uomo consiste nell'adesione dell'anima a Dio, secondo le parole del Salmo [ Sal 73,28 ]: « Il mio bene è stare vicino a Dio ».

Invece gli atti esterni si presentano come mezzi ordinati ai fine.

Quindi essi vanno misurati sia secondo la carità, sia secondo la ragione.

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